23 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Massimo Franco

Il «sì» sostanziale del premier Giuseppe Conte all’Alta velocità è anche un modo per bilanciare l’irritazione leghista sull’autonomia regionale

Stiamo assistendo alla nemesi dell’Europa, messa apparentemente ai margini nello scontro tra Movimento Cinque Stelle e Lega. In questi giorni, è sembrato quasi che tutta la discussione nella maggioranza gialloverde si potesse esaurire nel balletto stucchevole su una possibile crisi; sulla convenienza o meno di spezzare la legislatura in nome dell’autonomia regionale da parte di un Matteo Salvini benedetto dai sondaggi con la sua Lega; e sulla capacità di frenarlo dell’altro vicepremier, il grillino Luigi Di Maio, spaventato dall’ipotesi di nuove elezioni. Ma adesso, tra Tav, immigrazione, nomina del commissario italiano, rispunta la sagoma di Bruxelles. Il «sì» sostanziale del premier Giuseppe Conte all’Alta velocità è una prima risposta; e un modo per bilanciare l’irritazione leghista sull’autonomia regionale. Anche se le congratulazioni del governo al neopremier britannico Boris Johnson, esponente del sovranismo suicida di Brexit, confermano un conflitto con l’Europa del nuovo potere; e che si prepara a affrontare la Gran Bretagna da posizioni di forza: come è intenzionata a fare con l’Italia.
Ripetere, come Di Maio, che l’esecutivo di Roma dovrà ottenere il commissario alla Concorrenza, e «un italiano amico dell’Italia», non risolve la situazione. Può servire a avvicinare lui e Salvini; difficilmente a piegare la Commissione presieduta da Ursula von der Leyen. Lo stesso vale in tema di immigrazione. L’assenza di Salvini nel ruolo di ministro dell’Interno dal vertice che si è appena tenuto a Parigi ha permesso alla Francia di abbozzare una soluzione svantaggiosa per l’Italia.
Conte non ha potuto che esprimere l’insoddisfazione italiana; e aggiungere che prima o poi «l’approccio unitario e solidale» sarà accettato anche da Francia e Germania. Ma per Palazzo Chigi si tratta di una strada eternamente in salita. Sull’immigrazione e l’autonomia regionale deve affrontare l’aggressività della Lega; sulla Tav la resistenza ideologica e d’ufficio dei Cinque Stelle. Conte doveva dare entro due giorni il via libera atteso da troppo tempo dall’Europa. I No Tav, che possono contare su una sponda grillina, ieri hanno ribadito al premier i presunti vantaggi di una sospensione del progetto. Diatriba un po’ lunare. Ma ripropone le contraddizioni di un M5S prigioniero della sua narrativa. Così, ieri Conte è intervenuto per placare le pulsioni estremistiche; e per mettere la parola fine a un’ambiguità che sta facendo perdere tempo e credibilità. «In gioco ci sono tanti soldi, che sono vostri, e vanno gestiti come farebbe un buon padre di famiglia», ha spiegato. «Non realizzare la Tav costerebbe più che farla». Suona come un larvato via libera, forse sgradito a gran parte del M5S. Ma era un epilogo già scritto.

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