Fonte: Sole 24 Ore
di Antonio Pollio Salimbeni
Uno studio di quattro economisti sugli indicatori e le prospettive dell’economia
L’Europa si trova in una fase di grande incertezza sull’evoluzione dei contagi e conseguentemente sull’andamento dell’economia. Però, l’analisi di una serie di indicatori mostra che il picco di volatilità dovuto al primo choc pandemico è stato relativamente contenuto rispetto a quelli dei due recenti episodi di crisi, la crisi finanziaria internazionale del 2007 e il circolo vizioso nel 2011-2012 tra crisi del debito sovrano e crisi del settore bancario nell’area euro. I dati sui mercati finanziari mostrano che questa incertezza si è ridotta in misura sostanziale.
Lo studio di quattro economisti
È quanto viene messo in luce in uno studio preparato per il Parlamento europeo da quattro economisti (Pierpaolo Benigno, Paolo Canofari, Giovanni Di Bartolomeo e Marcello Messori) che propongono questa spiegazione: è la prova «dell’importanza della pronta reazione delle politiche monetarie e fiscali europee».
È evidente però che la pandemia Covid-19, per le sue caratteristiche e soprattutto per l’incertezza su cure e vaccini oltrechè per il sovraccarico dei sistemi ospedalieri, sta generando un effetto negativo sulla ripresa economica. I quattro economisti indicano che «le interazioni positive tra le politiche fiscali nazionali a breve termine e i piani nazionali per l’utilizzo dell’enorme quantità di risorse Ue sono una condizione necessaria per tenere sotto controllo la persistente incertezza e ridurne le conseguenze economiche».
Nondimeno, questa non è «una condizione sufficiente per superare strutturalmente il surplus di incertezza dovuto agli choc pandemici». Basti pensare a quanto sta avvenendo in queste settimane: il rimbalzo del terzo trimestre non ha prodotto una effettiva ripresa a causa della seconda ondata di contagi.
Effetti pandemia potrebbero essere più persistenti
Dunque, le conseguenze economiche della pandemia «potrebbero essere più persistenti rispetto agli choc precedenti». Una maggiore incertezza implica una diminuzione del pil, dei consumi, delle ore lavorate e degli investimenti.
L’impatto su questi ultimi è maggiore di quello sui consumi. Tale analisi indica che «la politica monetaria espansiva della Bce, così come le politiche fiscali espansive nazionali e della Ue, dovrebbero continuare nel 2021 e negli anni successivi per rispondere alla seconda ondata di Covid-19».
Questo è un fattore di rassicurazione importante. Ue e governi, però, dovrebbero considerare oggi la questione della finanza pubblica europea, dal momento che alcuni Stati dovranno gestire un enorme debito pubblico nel periodo successivo alla pandemia. Il che a un certo punto creerà altre incertezze.