A Roma Fischi e insulti tra i manifestanti della Brigata ebraica e i Pro Palestina a Roma, a Porta San Paolo.A Milano alcuni filopalestinesi sistemati nelle prime file davanti al palco della manifestazione sono riusciti a far cadere una parte delle balaustre. Il capo dello Stato a Civitella Valdichiana (Arezzo). La località è stata individuata dal Quirinale per ricordare un altro terribile eccidio nazista compiuto nel giugno del 1944 che costò la vita a 244 civili
La giornata del 25 aprile si è aperta all’insegna della tensione, quella tra i manifestanti della Brigata ebraica e i Pro Palestina. A Roma, a Porta San Paolo, non sono mancati fischi, insulti e il lancio di qualche petardo. A ogni “Free Free Palestine” dei movimenti pro Palestina sono seguiti insulti e gestacci dalle file della Brigata ebraica. Sono volati anche barattoli contro i movimenti pro Palestina e sassi contro i cronisti. Diversi cordoni di polizia hanno tenuto separati i manifestanti.
Al corteo di Milano è stata contestata la comunità ebraica. «Fuori i sionisti dal corteo» ha scandito un gruppo di posizionato al centro di corso Venezia al passaggio della comunità ebraica alla manifestazione del 25 Aprile. «Ve la diamo noi l’economia di guerra. Schlein, Meloni a zappare la terra» hanno urlato ripetendo «assassini», «siete come Hitler». Qualche spintone tra forze dell’ordine e manifestanti per evitare il contatto fra i due gruppi quando è passata una bandiera d’Israele. Il corteo quando è arrivato in piazza Duomo è stato accolto dai fischi e dalle contestazioni dei militanti del presidio organizzato dai Giovani Palestinesi al quale hanno aderito anche le realtà antagoniste. C’è stato da parte loro un tentativo di sfondare le transenne che separano la piazza dal palco ma sono stati bloccati dalle forze di polizia. I pro Palestina hanno fischiato anche l’inno d’Italia e il sindaco Giuseppe Sala. Alcuni filopalestinesi sistemati nelle prime file davanti al palco della manifestazione del 25 aprile a Milano sono riusciti a far cadere una parte delle balaustre. Il servizio d’ordine ha fatto da cordone e sono poi intervenute le forze dell’ordine in tenuta antisommossa.
Che la giornata sarebbe stata complicata sul fronte della sicurezza lo si sapeva già nei giorni che hanno preceduto le celebrazioni del 25 aprile, tanto che nella sola Roma sono stati messi in campo oltre 600 agenti delle forze dell’ordine per controlli e bonifiche. Quest’anno le piazze sono ancor più divise a causa del conflitto in Medio Oriente. I timori sono legati alle proteste contro Israele. I recenti scontri a Torino tra i collettivi universitari e le forze dell’ordine hanno alzato il livello dell’allerta.
Intanto da Civitella in Val di Chiana, dove si è recato in occasione del 79° Anniversario della Liberazione, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato: «Intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare, senza compromettere d’altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico».
«A differenza dei loro nemici, imbevuti del culto macabro della morte e della guerra – ha aggiunto -, i patrioti della Resistenza fecero uso delle armi perché un giorno queste tacessero e il mondo fosse finalmente contrassegnato dalla pace, dalla libertà, dalla giustizia. Oggi, in un tempo di grande preoccupazione, segnato, in Europa e ai suoi confini, da aggressioni, guerre e violenze, confidiamo in quella speranza».
A Roma in piazza manifestanti pro Palestina e Brigata ebraica, grida e insulti
Le ore della mattinata della Festa della Liberazione sono state caratterizzate da una tensione crescente. «Terroristi» e «assassini». È il grido partito dal corteo della Brigata ebraica verso il presidio dei movimenti palestinesi, nel corso delle celebrazioni del 25 Aprile a Piazzale Ostiense, a Roma. I due presidi si sono avvicinati, a dividerli il cordone della polizia, mentre gli esponenti della comunità ebraica hanno deposto la corona di fiori.
Dalla Brigata ebraica sassi contro i cronisti
«Fuori i genocidi dalla storia, con la resistenza sempre», è lo slogan sullo striscione esposto dai manifestanti pro Palestina in piazza. «Non tolleriamo che in questa giornata vengano sventolati i simboli di uno Stato oppressore», hanno gridato i manifestanti. A poche decine di metri sotto le lapidi dei caduti per la resistenza la Brigata ebraica che grida «Israel, Israel», cantando l’inno d’Italia. Un manifestante del gruppo della Brigata ebraica ha tentato di forzare il cordone della polizia in piazza di Porta San Paolo a Roma per raggiungere il presidio pro Palestina ma è stato bloccato dalle forze dell’ordine. Negli stessi istanti dalla parte della Brigata ebraica sono stati lanciati alcuni sassi verso il gruppo di cronisti presenti.
La brigata ebraica aveva iniziato a lasciare Porta San Paolo a Roma, – percorrendo pochi metri – quando è tornata indietro ed è stata bloccata dalle forze dell’ordine. Qualcuno dei partecipanti ha poi tentato di superare più volte e nuovamente i cordoni di sicurezza per raggiungere il presidio pro Palestina. «Fino a che non se ne vanno noi restiamo qua», hanno detto i pro Palestina verso la Brigata ebraica.
Intanto nelle prossime ore verranno vagliate le immagini riprese dalla polizia scientifica delle tensioni a Porta San Paolo a Roma tra componenti della Brigata ebraica e movimenti Pro Palestina. In particolare verranno analizzati gli istanti in cui sono stati lanciati sassi e altri oggetti. A tenere separati i due schieramenti diversi cordoni delle forze dell’ordine.
“Terroristi” e “assassini”. E’ il grido partito dal corteo della Brigata ebraica verso il presidio dei movimenti palestinesi, nel corso delle celebrazioni del 25 Aprile a Piazzale Ostiense, a Roma. I due presidi si sono avvicinati, a dividerli il cordone della polizia, mentre gli esponenti della comunità ebraica depongono la corona di fiori. 25 aprile festa della liberazione, piazzale Ostiense. Roma, 25 aprile 2024.
Di Segni: «Chi urla dovrebbe aprire libro di storia»
«Chi urla oggi dovrebbe aprire una pagina di storia e sapere che le libertà di cui gode, anche di manifestare, è grazie a questa battaglia che è stata fatta anche a porta San Paolo e in altre parti d’Italia. Grazie a queste battaglie c’è la libertà di urlare, di manifestare, di studiare, di dire la propria e non va sottovalutato e non vanno abusate per esprimere odio». Così la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, intervenuta alla deposizione della corona di fiori a porta San Paolo da parte della Brigata ebraica.
Il corteo dell’Anpi a Roma senza la comunità ebraica
È invece uno striscione con la scritta «I partigiani» a aver aperto la tradizionale manifestazione dell’Anpi a Roma per il 25 aprile. Il corteo è partito in mattinata da Largo Bompiani e raggiungerà porta San Paolo, dove sono previsti gli interventi dal palco tra cui quello di Roberto Salis, il padre di Ilaria, l’attivista detenuta in carcere in Ungheria da 13 mesi con l’accusa di lesioni nei confronti di due militanti di estrema destra, che correrà con Avs per un seggio a Strasburgo). In testa al corteo le associazioni partigiane e della memoria antifascista, con striscioni e bandiere della pace. Una manifestazione a cui non ha partecipato la comunità ebraica, come già avviene da alcuni anni.
Tante le realtà presenti al corteo. Dopo le associazioni partigiane ci sono diversi esponenti della società civile – come Libera contro le mafie, Emergency e Famiglie arcobaleno – ma anche le sigle sindacali come la Cgil e Fiom. Più indietro, invece, gli esponenti di Fronte Comunista, Rivoluzione, Giovani comunisti italiani e i collettivi degli studenti, come Udu (Unione degli universitari). Chiudono la manifestazione, invece, i partiti: Alleanza verdi e sinistra, Partito Democratico, Movimento cinque stelle e Partito comunista italiano. Alla manifestazione partecipano diverse centinaia di persone che hanno pian piano ingrossato il corteo al suo avanzare. Presenti anche la senatrice Ilaria Cucchi e il deputato Nicola Zingaretti, ma entrambi senza simboli di partito.
Anpi: «Il 25 aprile è la festa di tutti gli italiani»
«Questa per l’Italia è la festa più importante. Non è la festa di qualcuno, ma una festa che gli italiani si sono guadagnati con una lotta di resistenza fatta da tutti – cattolici, socialisti, comunisti, liberali, repubblicani». Cosi Marina Pierlorenzi, presidente dell’Anpi provinciale di Roma. Al centro della manifestazione di oggi la pace, richiamata nell’articolo 11 della Costituzione. «Noi parleremo di tutti i cinquanta conflitti attivi in tutto il mondo – ha aggiunto – Emblematico sicuramente quello che sta succedendo a Gaza per l’assoluta difformità tra quelli che è successo il 7 ottobre e il continuo massacro del popolo palestinese. Siamo attenti su questo. Il tema però è ridare parola alla pace e cacciare la guerra dalla storia. Dobbiamo rifarci a quei principi che furono dei partigiani, che lottarono perché ci fosse un mondo di pace».
Ilaria Salis: «L’Italia sia da parte giusta storia»
«Sono orgogliosa che nel mio Paese si ricordi tutti gli anni la cacciata dei nazifascisti grazie alla coraggiosa lotta di partigiani e partigiane. Dalla mia cella ardentemente desidero che il mio paese si mostri tutti i giorni all’altezza della propria storia, che oggi come in passato voglia opporsi all’ingiustizia del mondo e schierarsi dalla parte giusta della storia. Buon 25 aprile» Queste le parole di Ilaria Salis lette dal padre Roberto sul palco della manifestazione Anpi, a Roma.
La manifestazione a Milano con Schlein
L’attenzione è alta anche a Milano. È partito nel primo pomeriggio con le note di “Bella ciao” il corteo nazionale per la festa della Liberazione. Ad aprirlo il sindaco Giuseppe Sala con il gonfalone del Comune medaglia d’oro della resistenza e a seguire del comune di Sesto San Giovanni, della Regione, della città metropolitana e di altri comuni dell’hinterland. A seguire le brigate partigiane, in primis la Brigata ebraica con cui sfilano fra gli altri Carlo Calenda, Mariastella Gelmini, la coordinatrice di Italia Viva Raffaella Paita e il consigliere regionale azzurro Giulio Gallera.
La manifestazione nazionale è come sempre aperta da deportati e brigate antifasciste, inclusa quella ebraica che negli ultimi anni è quasi sempre stata oggetto di contestazioni e che, alla luce della situazione a Gaza, quest’anno si preannunciano più massicce. Dietro ai partigiani verrà esposto lo striscione “Cessate il fuoco dovunque”, che ha creato non poche polemiche, poi i sindacati, le forze politiche come il Pd presente con la segretaria Elly Schlein, le varie associazioni e la comunità palestinese. Il leader di Azione Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova di Più Europa sfileranno invece con la Brigata ebraica.
Giovani palestinesi: ci prendiamo piazza Duomo
«Vogliamo riprenderci questa piazza e riprenderla sul serio, non in modo performativo per questo abbiamo deciso di organizzare un momento di lotta che si terrà in piazza Duomo alle 13:30»: così hanno spiegato a radio Onda d’urto i giovani palestinesi e le realtà antagoniste che oggi si sono date appuntamento a Milano. In alcune storie su Instagram i giovani palestinesi lamentano che non è stata accolta la loro richiesta di parlare dal palco della manifestazione nazionale del 25 aprile e che lo spezzone palestinese è stato relegato in coda al corteo: «Noi non sottostiamo al Pd e ai sionisti: portiamo la Palestina in piazza Duomo». «Non abbiamo alcuna intenzione di sottostare ai diktat dei sionisti e dei complici dei sionisti. Quarantamila martiri – hanno aggiunto nelle storie – ci impongono oggi di fare delle scelte e se non le facciamo ora, quando le faremo? Ora è il momento di agire, ora è il momento di scegliere. Perché se non lo faremo il 25 aprile – hanno concluso – non lo faremo mai e resteremo schiavi del sionismo».
In mattinata il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deposto ha deposto una corona di alloro al sacello del Milite ignoto, all’Altare della Patria, durante la commemorazione del 25 Aprile.
25 Aprile: Mattarella depone una corona al Milite ignoto
Ieri mattina, negli stessi minuti in cui a Roma montava la tensione in piazza di Porta San Paolo, a Piazza Venezia il presidente della Repubblica ha deposto una corona di alloro al sacello del Milite ignoto, all’Altare della Patria, durante la commemorazione del 25 Aprile. Alla cerimonia per la festa della Liberazione hanno partecipato le massime cariche istituzionali, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il presidente del Senato Ignazio La Russa, quello della Camera Lorenzo Fontana e quello della Corte costituzionale Augusto Barbera. Deposta la corona, Mattarella si è fermato davanti al monumento al Milite ignoto per un momento di raccoglimento, mentre veniva intonato il Silenzio. Al termine, Mattarella ha salutato le autorità presenti. A differenza degli anni passati, l’enorme cantiere per la metropolitana di Roma al centro di piazza Venezia ha impedito la presenza di pubblico.
Meloni, la fine del fascismo pose basi per la democrazia
«Nel giorno in cui l’Italia celebra la Liberazione, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia, ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari. Quelli di ieri, che hanno oppresso i popoli in Europa e nel mondo, e quelli di oggi, che siamo determinati a contrastare con impegno e coraggio. Continueremo a lavorare per difendere la democrazia e per un’Italia finalmente capace di unirsi sul valore della libertà». È quanto ha scritto sui social la premier Meloni.
Dopo aver deposto, in mattinata, una corona di alloro al sacello del Milite ignoto, all’Altare della Patria a Roma, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha proseguito le celebrazioni del 25 aprile in Toscana, dove ha raggiunto il paese di Civitella in Val di Chiana (Arezzo), che il 29 giugno 1944 fu luogo di un eccidio nazista di 244 civili.
Mattarella a Civitella: Italia fascista totalmente sottomessa a Hitler
Dopo la cerimonia a Roma con la deposizione della corona di alloro all’altare della Patria, Mattarella ha raggiunto Civitella Valdichiana (Arezzo) assieme al ministro Guido Crosetto. La località è stata individuata dal Quirinale per ricordare un altro terribile eccidio nazista compiuto nel giugno del 1944 che costò la vita a 244 civili. Una classica rappresaglia nazista ad un attacco partigiano che provocò la morte di tre militari tedeschi. «Siamo qui riuniti per celebrare il 25 Aprile – l’anniversario della Liberazione – a Civitella in Val di Chiana, a ottant’anni dalla terribile, disumana, strage nazifascista perpetrata, in questo territorio, sulla popolazione inerme», ha detto Mattarella, alle celebrazioni nel paesino in provincia di Arezzo. «Totalmente sottomessa alla Germania imperialista di Hitler, l’Italia fascista, entrata nel conflitto senza alcun rispetto per i soldati mandati a morire cinicamente, non avrebbe comunque avuto scampo – ha sottolineato -. Ebbe a notare, con precisione, Luigi Salvatorelli: “Con la sconfitta essa avrebbe perduto molto, con la vittoria tutto…”».
Il Capo dello Stato: «Doverosa unità popolare sull’antifascismo»
Mattarella ha sottolineato che «intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare, senza compromettere d’altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico». Il Presidente della repubblica ha citato le parole di Aldo Moro pronunciate nel 1975 durante la celebrazione della festa della liberazione a Civitella Val di Chiana.
Mattarella ha ricordato che «gli eccidi avvennero, oltre che a Civitella, a Cornia, dove la crudeltà dei soldati della famigerata divisione Goring si sfogò in maniera particolarmente brutale, con stupri e uccisioni di bambini. Nella stessa giornata – ha ricordato il capo dello Stato – si compiva, non lontano da qui, un altro eccidio, a San Pancrazio, dove furono sterminate oltre settanta persone. Come è testimoniato dai documenti processuali, gli eccidi furono pianificati a freddo, molti giorni prima, e furono portati a termine con l’inganno e con il tradimento della parola. Si attese, cinicamente, la festa dei Santi Pietro e Paolo per essere sicuri di poter effettuare un più numeroso rastrellamento di popolazione civile».
«La tragica contabilità del 29 giugno del ’44, in queste terre racconta di circa 250 persone assassinate – ha continuato Mattarella -. Tra queste, donne, anziani, sacerdoti e oltre dieci minorenni. Il più piccolo, Gloriano Polletti, aveva solo un anno. Maria Luisa Lammioni due. Il parroco di Civitella, don Alcide Lazzeri, e quello di San Pancrazio, Don Giuseppe Torelli, provarono a offrire la loro vita, per salvare quella del loro popolo, ma inutilmente. Furono uccisi anch’essi, insieme agli altri. Alcuni ostaggi, destinati alla morte, rimasero feriti o riuscirono a fuggire. Nei loro occhi, stupefatti e impauriti, rimarrà per sempre impresso il ricordo di quel giorno di morte e di orrore», ha concluso Mattarella.
25 aprile, Salvini: «Sempre onorato senza doverlo sbandierare»
«Io ho sempre onorato Il 25 aprile senza doverlo sbandierare e senza politicizzarlo». Queste le parole del vice premier e ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini arrivando al Sacrario dei Caduti di Milano per la deposizione delle corone di alloro in occasione delle celebrazioni per la giornata della liberazione insieme al sindaco di Milano Giuseppe Sala e al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. «Non ho detto che sarei venuto qui fino all’ultimo per evitare che ci fossero quelli che invece di celebrare il passato perché non ritorni, vanno in giro a creare problemi», spiega. Del resto «vedevo stamattina da Roma delle immagini vergognose, scandalose di aggressione alla Brigata ebraica. Ecco -conclude- io spero che in un giorno troppo lontano, il 25 aprile sarà una giornata di unità nazionale».
Tajani: «Onoriamo memoria vittime nazifascismo contro odio e intolleranza»
«Ai caduti per la libertà. Ai caduti per la Patria. Militari e civili. A tutte le vittime innocenti del nazifascismo. Onoriamo sempre la loro memoria, contro ogni forma di odio e intolleranza. Buon 25 aprile». Lo scrive su X il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha celebrato la ricorrenza deponendo una corona di fiori alle Fosse ardeatine.
Nordio: «Giuriamo su Costituzione, siamo antifascisti»
«Abbiamo giurato fedeltà alla Costituzione, che è antifascista. E ovvio che siamo antifascisti». Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a margine della cerimonia del 25 aprile a Treviso, ha ribadito ai cronisti il concetto di antifascismo per i ministri del governo. Parole che aveva pronunciato poco prima al microfono, durante il discorso ufficiale in Piazza dei Signori a Treviso, e che avevano suscitato fischi da alcune parti del pubblico.
Schlein, non dimenticare, pagine buie storia non devono tornare
«25 aprile 2024, 79° anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Nel ricordo delle donne e degli uomini a cui dobbiamo la libertà. Per onorare la Resistenza, su cui si fondano la Costituzione e la Repubblica. Per non dimenticare, perché quelle pagine buie della storia non devono tornare. Per chi ancora oggi lotta per un Paese migliore, solidale, giusto. Per chi scenderà nelle piazze, senza indugi e paura, ad urlare: viva l’Italia antifascista! Buon #25aprile a tutte e a tutti». Lo scrive sui social la segretaria del Pd Elly Schlein.