19 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

ambiente

Secondo Via Nazionale l’impatto di terremoti e alluvioni su famiglie e imprese si trasferisce anche alle banche: “I livelli di copertura assicurativa sono troppo bassi, lo Stato intervenga”. Per i tecnici anche i rischi dell’aumento delle temperature sono sottostimati, specie per l’Italia

Il dissesto del territorio, e quello dei bilanci bancari. Il surriscaldamento delle temperature, e quello dello spread. Nella battaglia contro il cambiamento climatico, negazionisti permettendo, ne va del futuro stesso dell’umanità. Ma anche, più a breve termine, della solidità del nostro sistema finanziario. A ricordarlo, in una insolita veste ecologista, è nientemeno che la Banca d’Italia: “Le questioni ambientali e il cambiamento climatico in particolare sono tra le sfide maggiori che abbiamo di fronte”, ha detto lunedì mattina il vice direttore dell’istituto Luigi Federico Signorini, intervenendo alla presentazione del rapporto “National dialogue on sustainable finance”. Considerazioni a cui fanno eco quelle del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che ha anticipato come lo sviluppo sostenibile sarà al centro del G7 italiano: “Gli incentivi per la finanza verde devono essere migliorati”.
L’ufficio studi di Via Nazionale, ha spiegato Signorini, sta lavorando proprio su uno di questi aspetti: il rischio idrogeologico. Un pericolo che in Italia è di casa: oltre il 15% della popolazione e il 18% delle imprese sono esposte a possibili inondazioni, il 3,2 e 3,4 per cento rispettivamente in zone classificate come “a rischio molto alto”. Tra il 2009 e il 2011 si sono verificati una media di 82 eventi l’anno, con danni stimati per 2,7 miliardi di euro, mentre il costo per il 2015 è arrivato a 3,1 miliardi di euro. Gran parte di queste perdite non erano assicurate e in molti casi si sono tradotte in fallimenti di imprese e crediti deteriorati nei bilanci delle banche. Al di là della distruzione immediata e delle necessità della ricostruzione poi, ha spiegato Signorini, inondazioni e frane hanno un impatti anche indiretto sul ciclo del credito, “riducendo il valore della garanzia dei prestiti bancari a seguito dei danni materiali e influenzando le propensioni finanziarie attive e passive”.
Un rischio che secondo la Banca d’Italia andrebbe ridotto sia lavorando sulla prevenzione che aumentando la copertura assicurativa sulle proprietà. Ancora troppo scarsa nel Paese, rileva Via Nazionale, come emerso anche dopo le recenti scosse verificatesi in Centro Italia: “Anche se un terzo della popolazione vive in zone sismiche, il settore assicurativo stima che meno dell’1 per cento delle abitazioni ha una copertura privata per il terremoto”, ha detto Signorini. “Un modo di mitigare questi rischi sarebbe quello di promuovere le assicurazioni per proteggere le famiglie e le imprese e fornire incentivi per ridurre i rischi”. Un progetto che richiede però una qualche forma di intervento pubblico, visto che le assicurazioni private sono disincentivate a servire territori ad alta sismicità.
Ma le preoccupazioni di Bankitalia riguardano anche un’emergenza, almeno sulla carta, più di lungo periodo, quella del cambiamento climatico. Il 2015 è stato l’anno più caldo dal 1880, ha ricordato Via Nazionale, e in Italia il più caldo dal 1961. Un mutamento i cui effetti vengono sottostimai dal mercato, che ritiene potranno materializzarsi solo in un futuro lontano. “La crisi finanziaria del 2007 ci ricorda i costi sociali ed economici del sottovalutare e sottoprezzare il rischio”, ha detto Signorini. Il prossimo cigno nero insomma potrebbe non arrivare dal settore immobiliare, ma dalla colonnina di mercurio. E per il precario equilibrio di bilancio dell’Italia potrebbe rivelarsi molto pesante: “Il cambiamento climatico può esacerbare la naturale fragilità del nostro Paese”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *