19 Settembre 2024
Polizia morale iran

Polizia morale iran

Dai tempi del fondatore Ayatollah Khomeini, la Gasht Ershad ha avuto nomi e violenze diverse, ma non è mai sparita

Tutto nasce dall’hisbah, concetto del Corano, che invita ad apprezzare ciò che è giusto e disprezzare ciò che è sbagliato per rendere migliore se stessi e quel che ci circonda. In nome dell’hisbah si può portare la pace nel mondo, aiutare i poveri, non rubare, non tradire come in ogni religione oppure ossessionarsi con i vestiti delle donne. Nell’Afghanistan talebano c’era (ed è tornato) un ministero per «la promozione della virtù e la repressione del vizio»: ha fruste e pietre per punire gli adulteri o le donne che col «sensuale» rumore dei loro tacchi turbano gli uomini. In Arabia Saudita e Palestina si accontentano di comitati. Nei secoli, l’hisbah ha giustificato altre persecuzioni (vino o strumenti musicali, ad esempio), ma oggi gira tutto attorno al sesso.
In Iran l’hisbah vuol dire camionette blindate e divise verdi delle Gasht Ershad, le pattuglie della Polizia morale. Stanno (o stavano visto l’annuncio di ieri) agli angoli più trafficati e r iempiono il furgone di badhejab, le «malvelate». Un foulard caduto dai capelli, un mantò (spolverino) aderente, un mascara calcato, basta a farle finire al commissariato. A Teheran, la questura «morale» è in via Vosarah dove è stata uccisa a botte Masha Amini,  Difficile credere che questa stortura di un principio religioso possa svanire senza che cambi l’essenza stessa della Repubblica Islamica d’Iran. Dai tempi del fondatore Ayatollah Khomeini, la polizia morale ha avuto nomi e violenze diverse, ma non è mai sparita. Negli anni ’80 c’erano le pattuglie Jondollah della polizia e quelle Sarollah dei Pasdaran. Nel 1997 una legge introdusse ufficialmente multe, prigione e frustate per le malvelate. L’attuale Gasht Ershad nasce nel 2006 con il presidente Ahmadinejad. Il resto è la continua sfida tra donne e poliziotti. I pantaloni si sono fatti via via più aderenti, i colori brillanti, i soprabiti morbidi a seguire le curve. Un arresto, una firma e di nuovo in strada a sfidare il regime con i loro abiti. Teheran fa sapere che l’abolizione della polizia morale non significa rinuncia all’obbligo del velo. Ci sono altri modi per imporlo. Più moderni dei manganelli come le telecamere che già scrutano dentro le auto e identificano le malvelate. La prima volta sarà una multa, poi il ritiro della patente, poi il sequestro dell’auto se il guardiano maschio non vigila sulla passeggera. Se ne va, forse, la polizia morale, ma l’ossessione continua.

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