19 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

mattarella

Durante le celebrazioni al Quirinale, il presidente della Repubblica ha ricordato la lunga lotta delle donne per conquistare il diritto di voto. Per Mattarella l’astensione femminile è «un pericolo da non sottovalutare, una ferita da non trascurare»

 

Il Quirinale ingentilito da un trionfo di mimose gialle, il cambio della guardia tutto al femminile con le componenti del battaglione Lancieri di Montebello in alta uniforme, un’intera mattinata nel Salone dei Corazzieri dedicata al 70° anniversario dell’introduzione del voto in Italia nella neonata Repubblica Italiana. Con un programma molto articolato organizzato al Palazzo del Quirinale il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto ricordare l’8 marzo insieme a cinque ministre del governo (Boschi,Pinotti, Giannini, Madia, Lorenzin), ai presidenti di Camera e Senato, Boldrini e Grasso, al presidente emerito Giorgio Napolitano e a cinque madri della Repubblica che rappresentano diverse anime politiche di questi primi settant’anni della Costituzione: Marisa Cinciari Rodano, Maria Romana De Gasperi, Elena Marinucci, Lidia Menapace, Beatrice Rangoni Machiavelli.

Un diritto da non sprecare
L’Italia, nel concedere il voto alle donne è arrivata tra gli ultimi se si considerano i Paesi occidentali (solo la Svizzera è stata più lenta). Ma quella data, il 1946, rappresenta un passaggio epocale: «Il pieno riconoscimento dei diritti politici alle donne – ha detto nel suo discorso il capo dello Stato – costituisce elemento fondati o della nostra Repubblica». Nella nostra Costituzione, poi, all’articolo 3 viene richiamato «l’impegno a rimuovere gli ostacoli che limitano ‘di fatto’ libertà, l’uguaglianza dei cittadini, e quindi il pieno sviluppo della persona umana». Quel ‘di fatto’ inserito nella Carta, ha aggiunto Mattarella, «lo dobbiamo alla più giovane deputata della Costituente, Teresa Mattei, che con quelle due parole alzò l’asticella del diritto e rafforzarono la radice solidaristica e personalista della Repubblica».
Astensione al femminile
Tuttavia, ha continuato Mattarella ricordando l’afflusso massiccio del donne alle urne alle amministrative del ‘46 e al referendum del 2 giugno, settanta anni dopo sono soprattutto le donne ad essersi allontanate dal voto. Per cui, oggi, vale la pena ricordare quella conquista dell’Italia Repubblicana perché allora, con la loro mobilitazione, «le donne seppero smentire i timori che affioravano nei gruppi dirigenti dei partiti di massa e conferendo alla democrazia una forza che è stata poi decisiva per superare momenti difficili e minacce oscure». «Questo comportamento – ha aggiunto il presidente della Repubblica – va letto, oggi, come un messaggio alle giovani e ai giovani : dopo tanta fatica per conquistarlo , non bisogna dissipare o accantonare il diritto al voto».
Il vuoto lasciato dai partiti
«L’astensionismo è un ferita che nessuno può permettersi di trascurare -ha proseguito Sergio Mattarella – la partecipazione politica dei cittadini oggi si è ridotta e purtroppo questo avviene di più tra le donne ». « È compito della politica – ha concluso il capo dello Stato – riguadagnare la fiducia dei cittadini , con coerenza e serietà, con attenzione al bene comune e ai principi di legalità. Il potere non si legittima da se stesso ma dal servizio che rende alla comunità». «La disaffezione e la distanza, che i cittadini avvertono, va ridotta con una ripresa di vitalità delle istituzioni e dei partiti, che restano strumento essenziale della vita democratica».
Universita’ rosa
Sul terreno dell’istruzione, il presidente della Repubblica ha voluto ricordare l’incredibile impennata delle iscrizioni femminili nelle università italiane: «Nel 1950 meno di 60 mila giovani donne erano iscritte all’università, nel 2012 si è quasi sforato il milione. Diciassette volte di più in 62 anni, mentre la presenza a maschile si è moltiplicata per quattro».
La piaga della violenza sulle donne
In settant’anni, tuttavia, le conquiste nel mondo del lavoro sono solo parziali ha detto Mattarella: «Non è vera libertà se, a parità di mansioni, il salario della lavoratrice è inferiore a quello di un lavoratore, come diceva, già all’Assemblea costituente, Maria Federici». «Non c’è libertà oggi – ha proseguito il presidente della Repubblica – quando la donna al lavoro è vittima di molestie fisiche o morali o viene costretta in spazi di sofferenza. La violenza sulle donne è ancora una piaga nella nostra società, che si ritiene moderna, e va contrastata con tutte le energie di cui disponiamo e con la severità di cui siamo capaci, senza mai cedere all’egoismo e all’indifferenza».
I selfie della ministra Boschi
La ministra per i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, – richiestissima da molte invitate all’iniziativa del Quirinale per i selfie del dopo cerimonia – ha ricordato «la diffidenza e i timori che nel ‘46 accompagnarono l’introduzione del voto per le donne». Oggi, ha aggiunto, «la strada per la piena parità è ancora lunga. Ma siamo in marcia…».
Le sindache, Stefania Sandrelli e l’ex ministro Severino
Mattarella ha voluto rendere omaggio anche alle tantissime donne che in Italia fanno il difficile mestiere di prima cittadina. Sono state ascoltate le testimonianze di Maria Rita Crisci, sindaca di Montelepre (PA); di Felicetta Lorenzo, sindaca di Rapone (Pz); di Maria Concetta Di Pietro, sindaca di Augusta (Sr); di Anna Maria Cardamone, di Decollatura (Cz);Barbara Pelagotti di Rivodutri (Ri). Nel Salone dei Corazzieri c’erano anche una sempre sorridente Stefania Sandrelli e l’ex ministro della Giustizia, l’avvocato Paola Severino, che per l’occasione ha scelto di indossare una giacca ricamata in Siria e una sciarpa tessuta in Afghanistan: «Questi indumenti – ha spiegato l’ex Guardasigilli – li hanno fatti le donne che ho incontrato in zone poi devastate dalla guerra. Donne con le quali sono stata in contatto per molti anni via e mail ma che ora risultano irrintracciabili».

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