Fonte: La Repubblica
di Roberto Petrini
Il piano del governo per limitare il ricorso ai ticket si baserà su un sistema di quote. Poletti: “Non sarà un maquillage per evitare il referendum”. Allo studio sette ipotesi
L’intervento per limitare l’utilizzo dei voucher da parte del governo si avvicina. Sul tavolo di Palazzo Chigi ci sono una serie di ipotesi che si concretizzeranno in un provvedimento nel prossimo mese di febbraio. L’obiettivo è quello di ridurre la platea dell’utilizzo dei “buoni” con l’introduzione di “quote” e circoscrivendo i settori dove è possibile utilizzarli. Per valutare la consistenza della stretta si attende – come spiegano al ministero del Lavoro – il risultato del monitoraggio scattato l’8 ottobre dello scorso anno da quando è in vigore la tracciabilità. “Dobbiamo aspettare le motivazioni della sentenza e i risultati della tracciabilità introdotta dal governo Renzi dalla quale potremmo avere sorprese positive”, ha detto ieri Annamaria Parente, capogruppo del Pd alla Commissione Lavoro del Senato.
La linea del governo è dunque quella di intervenire, ma non per evitare il referendum. “Non ci sarà un maquillage per evitare la consultazione. Da mesi il governo sta studiando modifiche per tornare alle finalità originarie dello strumento ed impedirne un uso distorto”, ha detto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Dunque si voterà lo stesso perché l’intervento che sta studiando il governo non combacia con la richiesta del referendum promosso dalla Cgil che chiede una abolizione totale dei buoni-lavoro.
Le ipotesi di lavoro, come accennato, sono più di una (addirittura si parla di sette), ma l’idea di fondo è quella di ridurre la platea ed evitare gli abusi. Il primo tassello si chiama “quote” sulla scia di quanto avviene per altri contratti atipici (come l’interinale): si stabilirà che i voucheristi per ogni azienda dovranno essere una quota proporzionale al numero dei lavoratori occupati a tempo indeterminato. Oggi, al contrario, un datore di lavoro non ha limiti nell’utilizzo del personale a voucher anche se ciascuno dei collaboratori non può percepire più di 2.000 euro nominali (ovvero retribuzione e contributi compresi). L’altro limite, portato dal governo Renzi da 5.000 a 7.000 riguarda, invece il tetto di guadagno nominale che ogni lavoratore può raggiungere facendo più collaborazioni con vari datori o imprese.
Il secondo intervento allo studio riguarderebbe invece la limitazione dei settori in cui è consentito l’utilizzo dei voucher. Il governo Monti estese a tutte le categorie l’utilizzo dei “buoni” (che inizialmente riguardava studenti e pensionati), quello Letta tolse il requisito della “occasionalità”. Ora si farebbe retromarcia, non eliminando settori, ma vietando espressamente l’utilizzo dei voucher in alcuni sottosettori specifici: ad esempio si manterrebbe l’utilizzo del buono nell’edilizia, ma lo si vieterebbe nei cantieri. Restano dunque da valutare le ultime tendenze di un fenomeno che, nei primi 9 mesi del 2016, è cresciuto il 34,6 per cento rispetto all’anno precedente.