Fonte: La Repubblica
di Eugenio Scalfari
Domenica scorsa avevo anticipato la notizia che i due governatori delle Banche centrali di Germania e Francia avevano proposto la creazione d’un ministro del Tesoro unico per i paesi dell’Eurozona, ipotesi già formulata da Mario Draghi e motivata dalla situazione di crisi economica e sociale non soltanto europea ma di tutto il mondo. Per l’Europa tuttavia quella proposta aveva ed ha una motivazione aggiuntiva e ancora più determinata: un ministro del Tesoro unico non è limitato a render più forte la politica di crescita ma rappresenta anche un passo avanti verso gli Stati Uniti d’Europa, obiettivo fondamentale per affrontare i problemi d’una società globale come quella nella quale ormai da tempo viviamo.
Quando ho anticipato la notizia del documento stilato e firmato da quei due governatori disponevo soltanto d’una sintesi dell’articolo da loro pubblicato sulla Süddeutsche Zeitung e su Le Monde, ma ora ne ho sottomano il testo integrale, ufficialmente tradotto anche in italiano ed anche nelle altre lingue dei principali paesi dell’Ue. Vale la pena dunque di ritornarvi poiché approfondisce, dal punto di vista dei due banchieri in questione, la nostra crisi in corso e le varie possibilità di porvi riparo.
È opportuna tuttavia un’osservazione preliminare: il governatore della Banca centrale tedesca (Bundesbank) non è affatto un fautore della politica monetariamente espansiva adottata da Draghi; nel Consiglio della Bce rappresenta la minoranza dissenziente. Quanto al banchiere francese, il suo Paese continua ad essere dominato da quel mito della “grandeur” ormai terribilmente invecchiato ma al quale la Francia non sa e non vuole rinunciare; nonostante quel mito, la Banque de France sponsorizza la creazione del ministro del Tesoro europeo che comporterebbe per il suo governo una rinuncia di sovranità mai pensata.
La cosa che mi ha stupito in questi ultimi tre giorni è il silenzio totale delle varie stazioni televisive su questo tema e così pure quella di quasi tutti i giornali. Siamo stati i primi e i soli a dare la notizia e ad esaminarla. Ci fa piacere ma è comunque stupefacente.
La materia è molto complessa e la riassumo così: questo rafforzamento dell’eurozona consentirebbe una politica di crescita diffusa in tutti i paesi che ne fanno parte. Quella politica cioè che la Bundesbank e il governo della Merkel hanno fin qui avversato. Questo passo dell’articolo merita una citazione.
“Si tratta d’un programma ambizioso di unione dei finanziamenti e degli investimenti. Infatti una delle sfide principali riguarda il prodursi d’un risparmio abbondante che non viene sufficientemente mobilitato per investimenti produttivi. L’Europa può fare di più per colmare questo divario. L’emissione di azioni come strumento di finanziamento delle imprese sembra l’evoluzione più promettente. Oggi è la metà degli Stati Uniti mentre il debito è il doppio… L’asimmetria tra sovranità nazionale e solidarietà comune costituisce una minaccia per la stabilità della nostra Unione monetaria. Una maggiore integrazione e una condivisione di sovranità e dei poteri a livello europeo dell’eurozona comporta una più grande responsabilità democratica”.
I due firmatari della proposta in questione non si nascondono tuttavia che potrebbe non essere accettata dai diciannove governi dell’eurozona e ancor di più se fossero chiamati a valutarla anche i ventotto membri dell’Unione europea.
Qual è in tal caso l’alternativa? Eccola: “Un apparato decentralizzato, fondato sulla responsabilità individuale dei singoli Stati nazionali comporterebbe regole più stringenti, a cominciare dal fiscal compact e così pure il rischio delle esposizioni debitorie degli Stati… Andare in questa direzione consente di conservare la sovranità nazionale, con un livello di solidarietà inevitabilmente più basso e un riequilibrio tra responsabilità e controllo”.
È un po’ oscura la descrizione di questa alternativa al ministro del Tesoro unico, ma la sostanza comunque è chiarissima: se non si vuole rinunciare alla sovranità nazionale, allora le regole europee sui debiti sovrani e sulla flessibilità dovranno inevitabilmente diventare più rigide. Addio crescita diffusa, rigore e austerità torneranno ad imporsi.
Quale sarà la scelta tra queste due opzioni?
Se facciamo funzionare la logica e una certa conoscenza della crisi che ci circonda e ci incalza, credo che il governo tedesco sia favorevole al Tesoro unico dell’eurozona. Gli consentirebbe di uscire dalla politica del rigore che attualmente la Germania non adotta per la propria economia ma di fatto impone alle altre nazioni.
Il governatore della Bundesbank lo fa capire nel finale del documento. Finora la Merkel gli ha lasciato carta bianca ma di fatto è stata d’accordo con Draghi. Adesso sta con tutti e due perché su questo punto hanno lo stesso obiettivo. Attenzione però: se l’obiettivo non sarà raggiunto, allora la diatriba tra Bundesbank e Draghi tornerà e in questo caso la Bundesbank sarà più forte e la cancelliera l’appoggerà.
E Renzi? Che cosa farà il nostro presidente del Consiglio finora è un mistero. È impegnato sulla legge per le unioni civili, materia anch’essa molto importante che lo mette alla testa del fronte laico. L’esito è incerto ma il Pd è compatto con lui. Il fatto è positivo e per quel che vale gli auguriamo piena vittoria. Verrà però il momento – subito dopo – d’affrontare il tema del Tesoro unico per i paesi membri dell’eurozona. Ci auguriamo che Renzi faccia proprie le proposte di Draghi e dei due capi della Bundesbank e della Banque de France, ma temiamo di no. Il presidente del gruppo socialista al Parlamento europeo, che è l’italiano Pittella, ci ha mandato una lunga lettera nella quale, apparentemente, plaude alla creazione del ministro del Tesoro unico. Ma la sostanza di quella lettera (probabilmente concordata con Palazzo Chigi) è del tutto diversa. Il ministro del Tesoro unico non riguarda l’eurozona ma tutta l’Unione e altro non è che uno dei commissari della Commissione che dovrebbe avere le mansioni di Moscovici lievemente rafforzate. I suoi poteri sarebbero comunque di competenza della Commissione, del Parlamento di Bruxelles e, ovviamente, dei 28 paesi che siedono nell’Ecofin. Il fatto che gli diano quel nome non conta niente. Sarebbe più o meno, in fatto di economia, quello che la Mogherini è in fatto di Difesa e politica estera: consulente, presente ad alcune riunioni dei ministri nazionali. Ma Gentiloni gestisce la politica estera italiana e non certo la Mogherini.
Insomma non volete perdere un grammo di sovranità. Piuttosto sia lui, quel finto ministro del Tesoro, ad aiutarvi per ottenere maggiore flessibilità.
Attento però, egregio premier: il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, è stato molto chiaro su questo punto: il rigore imposto dalla Germania aumenterà, il debito sovrano sarà più sorvegliato e le procedure contro le infrazioni aumenteranno. Pagheremo un prezzo alquanto salato per consentire che la sovranità italiana non venga minimamente toccata.