Eliseo sotto choc: l’Rn prende il 32% dei voti mentre il partito del presidente si ferma al 14,9%. Il leader scioglie le Camere, voto il 30 giugno: “Deciderà il futuro”. Ma Bardella prenota Matignon
«Non posso fare come se niente fosse, ho deciso di ridare a voi la scelta sul vostro futuro parlamentare con il voto». Sono le nove di sera, un’ora appena dopo l’uscita dei primi exit poll sulle Europee che decretano un trionfo dell’estrema destra di Marine Le Pen, quando Emmanuel Macron annuncia a sorpresa la convocazione di nuove elezioni legislative. «Sciolgo questa sera l’Assemblée Nationale» dice il capo dello Stato in un messaggio ai francesi che lascia paralizzati per qualche minuto ministri del governo negli studi televisivi. Macron spiazza tutti, e raccoglie il guanto di sfida del Rassemblement National.
Il capolista Jordan Bardella aveva appena concluso il suo punto stampa per festeggiare il risultato del partito: 32% di voti, record assoluto nella storia del partito. Il doppio della lista della maggioranza, al 14,9%. Quasi un francese su tre ha votato estrema destra in un’elezione che ha registrato una partecipazione in aumento. «Chiediamo lo scioglimento del Parlamento» aveva detto Bardella. Ed ecco che pochi minuti dopo avviene l’impensabile, quello che nessun commentatore politico aveva previsto.
Le urne per le europee sono appena chiuse che già viene fissata la prossima scadenza: elezioni legislative a doppio turno il 30 giugno e il 7 luglio. La Francia precipita in una terra ignota. L’ultima dissoluzione dell’Assemblée Nationale risale al 1997, colpo di testa di Jacques Chirac concluso con una sconfitta. L’allora presidente della destra era stato costretto alla coabitazione con un governo di sinistra, premier Lionel Jospin.
Ora il Rassemblement National sogna di arrivare all’Hotel Matignon, sede dell’esecutivo. «Siamo pronti a governare», dice una raggiante Marine Le Pen, rispondendo a Macron. «D’altronde è quello che volevamo», aggiunge la presidente del Rn che ha già detto che, in caso di vittoria, il premier sarà Bardella, 28 anni, enfant prodige dell’estrema destra francese.
Non è detto che la preferenza alle europee di ieri si traduca in un voto simile per le legislative. E non è sicuro che il Rassemblement Nationale ottenga una maggioranza per governare. Di certo, la Francia entra in una fase istituzionale finora sconosciuta e densa di incognite, tutto sembra possibile in un Paese che si trova impegnato nella preparazione delle imminenti Olimpiadi. Macron, che ha chiesto invano una “tregua olimpica” ai protagonisti dei conflitti internazionali, si ritrova in trincea all’Eliseo, senza maggioranza e con la prospettiva di dover governare con Le Pen, schieramento da sempre suo più irriducibile avversario.
È il risultato di una delle sconfitte politiche più pesanti per il macronismo, proprio nel tema di predilezione: l’Europa. Il presidente che era questa settimana in Normandia con i capi di Stato e di governo per celebrare l’anniversario del D-Day e sabato percorreva ma estosamente gli Champs-Elysées al fianco di Joe Biden, discutendo poi con lui di guerra in Ucraina, compie un azzardo. E va a vedere il gioco di Le Pen, che da mesi ha voluto trasformare queste elezioni in una sorta di mid-term.
Festeggiano non soltanto l’estrema destra, ma anche l’estrema sinistra de La France Insoumise, che negli ultimi giorni ha intensificato la protesta filopalestinese e ora – superando il 9% – può rimproverare a Macron di aver «perso ogni legittimità», come ha gridato dal palco Manon Aubry, la capolista del partito di Jean-Luc Mélenchon. Il più visibilmente deluso delle elezioni legislative anticipate è Raphaël Glucksmann, candidato della lista tra partito socialista e Place Publique e riuscito nell’exploit di arrivare al 14,2% a un soffio della lista macronista.
Il leader della sinistra riformsita sognava di aprire un grande cantiere per federare le energie della gauche. Ma in tre settimane di campagna elettorale tutto diventa più difficile. «Non capisco perché il presidente della Repubblica obbedisca a Bardella’», dice Glucksmann denunciando un «gioco è estremamente pericoloso».
In serata tutti i partiti riuniscono in urgenza comitati politici per organizzare la nuova campagna elettorale che si apre. Non c’è tempo per commentare i risultati delle europee con i Républicains, che – lontani dai fasti del passato neogollista – non affondano e restano al 7,2%. Marion Marechal della destra di Zemmour supera il 5% ed entra nel Parlamento europeo come gli ecologisti, che temevano il peggio. Anche Macron convoca fino a tarda notte una riunione all’Eliseo con ministri del governo e i suoi consiglieri politici per preparare una battaglia cruciale non solo per la Francia ma per l’intera Europa.