8 Settembre 2024
POLITICA
Fonte: La Stampa

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Trasferimenti, riduzione degli stipendi o indennità di mobilità

ROMA

Statali, è tempo di migrare. La spending review rischia infatti di far fare le valigie a 16 mila dipendenti pubblici in esubero che potrebbero essere obbligati a trasferirsi ad altro ufficio, magari fuori città, mentre altri 8 mila travet in sovrannumero e più in la negli anni verrebbero accompagnati alla pensione. Nella sessantaquattresima slide delle 72 messe a punto dal commissario per i tagli alla spesa, Carlo Cottarelli, in realtà gli esuberi dei travet sono molti di più, ben 85 mila. Cifre disconosciute da Palazzo Chigi e dal Ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia.

 

A via XX Settembre in effetti girano altri numeri, frutto di una ricognizione più prudenziale, fatta a suo tempo dagli stessi tecnici dello staff di Cottarelli. Numeri che parlano di 24 mila esuberi, sanità esclusa.

 

Lo stesso commissario ieri si è affrettato a precisare infatti che quella degli 85 mila esuberi «è una prima stima di massima che va affinata». «Farò ulteriori lavori», ha assicurato riferendosi all’esercito dei quasi tre milioni di pubblici dipendenti. Anche se la sua task force una buona parte della fatica se l’è già risparmiata grazie alla ricognizione della Funzione pubblica, che lo scorso anno aveva individuato il personale in eccesso nei Ministeri, mentre per gli altri dipendenti pubblici, escluse le Regioni, il censimento lo aveva fatto l’Economia. Una fotografia che evidenziava uffici a corto di personale e altri in sovrannumero. Con dati sulla mobilità volontaria a dir poco sconfortanti: nel 2011 solo un impiegato su mille aveva cambiato amministrazione, mentre uno su cento si era limitato a trasferirsi da un ufficio all’altro senza cambiare datore di lavoro.

 

Un immobilismo che genera inefficienza nella macchina della pubblica amministrazione e quindi costi, che Cottarelli vorrebbe tagliare rendendo obbligatorio quel che prima era volontario. Il meccanismo sarebbe questo. Chi è in là con gli anni, circa 8 mila dipendenti, verrebbe accompagnato alla pensione anticipatamente. Gli altri 16 mila esuberi entrerebbero in «mobilità forzata», comunque in uffici collocati all’interno della propria regione di residenza. Chi non accetta il trasloco resterebbe per due anni con lo stipendio decurtato del 20 o 50% in attesa di trovare un altro datore di lavoro. Poi a casa. Un rischio per 5 mila ministeriali in esubero e altri 11 mila degli enti territoriali. Nel dettaglio i pericoli maggiori li correrebbero soprattutto i dipendenti Inps (3.300 esuberi tra impiegati e dirigenti), quelli dei ministeri del Lavoro, dello Sviluppo, di Agricoltura, Difesa, Ambiente, Salute e Infrastrutture. Nel mirino anche circa 1.200 addetti di Aci, Istat ed Enac.

 

In alternativa il menu di Cottarelli prevede: incentivi all’uscita finanziati una tantum dallo Stato; il «collocamento in disponibilità», sempre con taglio della retribuzione e una sorta di cassa integrazione dei travet, a mezzo stipendio ma con i contributi previdenziali assicurati. Il tutto condito con un taglio tra l’8 e il 12% degli stipendi dei dirigenti apicali e di prima fascia, con parte della retribuzione legata ai risultati.

 

All’Economia però si ragiona anche su un altro Piano. Creare con fondi pubblici una specie di camera di compensazione come già fatto per i bancari: i dipendenti in sovrannumero godrebbero di una «indennità di mobilità» in attesa di essere ricollocati, anche fuori dal perimetro pubblico. Magari grazie al supporto di una Agenzia di collocamento degli statali, sulla falsariga del modello danese. Tutte idee che rischiano di rimanere indigeste ai sindacati, che ieri ai rumors sui tagli agli statali hanno risposto parlando «di numeri costruiti solo per fare teoremi» (Cgil), mentre la Uil chiede al governo di non trattare più il pubblico impiego «come un bancomat».

 

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