22 Novembre 2024

Fonte: Huffington Post

di Danilo Ceccarelli

L’estrema destra non riesce a conquistare nemmeno la Provenza. Si confermano vincenti i partiti tradizionali


In Francia il fronte repubblicano ancora regge nonostante il forte astensionismo. A farne le spese è il Rassemblement National di Marine Le Pen, che non vince neanche in Provenza-Alpi-Costa Azzurra, unica regione dove il partito di estrema destra aveva una minima speranza contro il repubblicano Renaud Muselier. Lo sbarramento eretto contro il candidato Thierry Mariani ha funzionato ancora una volta, sostenuto dalla maggioranza macroniana de La République en marche e dalla sinistra. “Alleanze contro natura” secondo Le Pen, che in un breve discorso tenuto dopo le prime proiezioni ha riconosciuto la sconfitta, pur mettendo l’accento sulla forte astensione che si dovrebbe attestare tra il 64 e il 65% dopo il record del 67% al primo turno. La mobilitazione sarà “la chiave delle prossime elezioni”, ha dichiarato Le Pen, nel tentativo di nascondere una sconfitta fin troppo evidente.
Adesso la presidente del Rassemblement National, dato inizialmente come grande favorito di queste elezioni, è obbligata ad una profonda riflessione interna. L’ondata di estrema destra prevista in almeno sei regioni, tra cui l’Occitania, La Borgogna-Franche-Comté e la Bretagna, si è trasformata in una risacca, che ha impedito al Rassemblement National di prendere il largo. Le Pen toppa anche queste elezioni, gettando seri dubbi sulla capacità di imporsi come principale sfidante del presidente Emmanuel Macorn alle prossime presidenziali.
Il processo di normalizzazione lanciato in questi ultimi anni per scrostare l’immagine del partito dai grumi di antisemitismo e razzismo lasciati dal padre Jean-Marie potrebbe aver avuto un effetto contro-producente, con la base storica ormai stanca di questa svolta moderata.
A queste elezioni i veri vincitori sono stati i Repubblicani, che hanno confermato l’ottimo risultato del primo turno vincendo in diverse regioni come l’Auvergne-Rhone-Alpes e l’Ile-de-France, ma anche i socialisti che si confermano nelle regioni che già amministravano. La destra neogollista si è affermata anche nell’alta Francia, con Xavier Bertrand, presidente uscente e già candidato alle prossime presidenziali. Il ritorno dell’”ancien monde” come lo hanno definito in molti commentando il successo di due partiti dati come moribondi. Ma nell’ultimo test elettorale prima della corsa all’Eliseo del prossimo anno, il presidente Emmanuel Macron è rimasto a guardare. La République en marche è uscita dai giochi al primo turno della scorsa settimana e oggi si è presentata in alcune zone senza però nessuna speranza di vittoria.
Una disfatta ampiamente prevista, causata soprattutto dalla giovane età del partito di maggioranza e dalla conseguente scarsa presenza sul territorio. Nei giorni scorsi Macron ha mantenuto un profilo basso, senza rilasciare commenti sulla batosta incassata. Il suo partito ha lanciato appelli per sbarrare la strada al Rassemblement National, ma soprattutto nelle regioni dove i Repubblicani erano in testa, snobbando la sinistra che affrontava il partito di Marine Le Pen. Un “fronte repubblicano” unilaterale, che conferma ancora una volta la tendenza della maggioranza , sempre più orientata verso destra in vista delle elezioni del prossimo anno.
Per lasciarsi alle spalle questo risultato disastroso, adesso il presidente deve pensare alla strategia dei prossimi mesi. Il ritorno in auge dei Repubblicani dovrà essere confermato, ma già da adesso rappresenta un’importante novità nel panorama politico nazionale. La destra neo-gollista resta orfana di un leader capace di guidarla nella corsa all’Eliseo, per questo potrebbe puntare sugli “ex” che si sono distinti in queste ultime elezioni. Tra queste c’è la presidente uscente dell’ile-de-France, Valérie Pécresse, ma soprattutto quello dell’Alta Francia, Xavier Bertrand.
Ma la ripartenza della maggioranza potrebbe passare anche da un rimpasto di governo secondo quanto ha riferito nei giorni scorsi France Info, secondo il quale Macron a luglio dovrebbe presentare le linee guida del suo programma politico e, con l’occasione, cambiare qualche volto della sua squadra di governo, senza però toccare il primo ministro Jean Castex. Un modo per aprire l’ultima pagina del suo mandato sulla quale scrivere l’atto finale di questo quinquennio, che dovrà passare attraverso la finalizzazione di alcune riforme messe in stand by a causa del coronavirus, come quella delle pensioni.

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