19 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

cirinna

di Pierluigi Battista

Non ci si deve aspettare la solita supplenza della magistratura: il Parlamento deve dare risposte alle famiglie e ai bambini di cui non sono stati ancora riconosciuti i diritti

Stralciata la stepchild adoption dalla legge sulle unioni civili in dirittura d’arrivo, il Parlamento dovrà dimostrarsi nelle prossime settimane, non nei prossimi anni ma nelle prossime settimane, serio, affidabile, rigoroso sui tempi d’approvazione di una nuova legge sulle adozioni. Dovrà dimostrarsi all’altezza di questioni che attengono alla vita e al dolore di innumerevoli persone, di tantissimi bambini che già vivono e che sono soli, abbandonati dal destino e dalla legislazione demenziale di un Paese che mette ostacoli dove dovrebbe facilitare un percorso di amore e di tutela. Dovrà essere libero nella testa, senza chiusure, pregiudizi, piccinerie: non dicevano che i diritti dei bambini sono prioritari? Non si sentono un po’ male, loro sempre ad esibire la retorica del cuore traboccante di sentimenti a tenere i bambini nell’inferno dell’emarginazione e della solitudine anziché affidarli a chi ne vuole prendere cura, eterosessuale o omosessuale che sia?
C’è una parola che è entrata nel lessico della politica: cronoprogramma. Che sarebbe: riforme in tempi certi, con scadenze precise, senza le lungaggini inconcludenti di sempre. Ecco, per la legge sulle adozioni ci vuole un cronoprogramma inderogabile, vincolante. Altrimenti lo scenario peggiore è già pronto. Se ne sono avute le avvisaglie con la sentenza della Consulta di ieri che ha dato torto alla coppia di donne che si erano rivolte alla Corte Costituzionale. Il vuoto politico e legislativo lascia ampio spazio alle interpretazioni giudiziarie. Ancora una volta la supplenza della magistratura, sempre deplorata, ma implicitamente invocata quando si lascia sguarnito un quadro normativo di leggi. Ancora una volta, una legalità «surrogata» che sostituisce con le sentenze dei giudici una legge che non esiste, con tutto il contorno di difformità, diversità arbitrarie, anomalie interpretative che questo comporta. Già si comincia a sentire il ritornello: sarà la magistratura che a suon di sentenze fisserà diritti e doveri, creerà una sua speciale stepchild adoption di fatto. Ma non va bene. Lo stralcio dell’articolo 5 nella legge sulle unioni civili serve per strappare un risultato, ma non può lasciare un vuoto per sempre. Lo hanno detto i politici che si sono schierati pro o contro la Cirinnà. Ora sta a loro stabilire un cronoprogramma. Sta a loro dedicarsi seriamente, e non con la frivolezza da talkshow che tristemente li caratterizza, a una legge che risponda con urgenza e senza sciatterie e trasandatezze. Che non renda eterne esclusioni dettate da una visione dogmatica delle realtà familiari che coesistono, disordinatamente ma vitalmente, nell’Italia di oggi.
Per cui una nuova legge sulle adozioni deve renderle più snelle, meno ottusamente burocratiche, meno crudelmente farraginose. Per tutti. Per le coppie sposate eterosessuali. Per le coppie eterosessuali che non sono sposate ma che costituiscono una coppia di fatto. Per le coppie dello stesso sesso il cui status è codificato dalle unioni civili che, stralciata la stepchild adoption, sono finalmente sul punto di ottenere tutela giuridica nel riconoscimento dei diritti di tutti, senza discriminazioni. Ovviamente su questo punto i difensori della «famiglia naturale» non smetteranno di protestare. Ma sarà complicato per loro negare non già la nascita di figli ottenuti con la maternità surrogata, bensì di bambini che sono soli, che vivono in luoghi di disperazione unica, che potrebbero avere l’amore e la cura di genitori omosessuali che vogliono dare loro una casa, un calore familiare, una sicurezza che sarebbe crudele negare a chi ne ha bisogno. A chi ne ha già bisogno, incolpevole.
Certo, oltre alla serietà del cronoprogramma ci vorrebbe anche coraggio. Meno ipocrisia. Meno intransigenza dottrinaria, in entrambi gli schieramenti. Più sensibilità e delicatezza per la sorte dei bambini che dovrebbero essere salvati anziché sacrificati sull’altare delle dispute tardo-ideologiche. Ci vorrebbe serietà, impegno, doti di cui la politica pare paurosamente priva, con un cinismo equamente distribuito in tutti i settori del Parlamento. Ma è l’unica strada: legge subito sulle adozioni, per tutti e senza esclusioni aprioristiche.

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