25 Novembre 2024

Dal prossimo anno, per i redditi oltre 75mila euro, la tagliola delle detrazioni scatterà anche per queste spese delle famiglie

Il taglio alla detrazioni per i redditi superiori a 75mila euro interessa anche i mutui per l’acquisto della prima casa e le spese di istruzione e universitarie. Il plafond ristretto per le detrazioni obbligherà i contribuenti con i redditi più alti a scegliere la spesa oggetto di beneficio fiscale. In modo indiretto, con la manovra sulle detrazioni con la manovra si ridisegna il welfare, con la sola garanzia dello sconto fiscale sulle imposte per le spese sanitarie.
In uno scenario economico complesso il reperimento delle risorse da parte dell’Esecutivo passa anche per i tagli e la revisione dei benefici fiscali. Le misure, nel corso del tempo, si sono stratificate sostenendo la generalità dei (o a varie categorie di) cittadini per spese di diversa natura. In alcuni casi si tratta di interventi che garantiscono un beneficio ridotto, a fronte di costi amministrativi.
In ogni caso, le detrazioni fiscali contano oltre 500 voci, con un costo complessivo superiore a 70 miliardi l’anno.

I limiti alle detrazioni
Con il disegno di legge di Bilancio, dal prossimo anno, arriva dunque il taglio delle detrazioni con la previsione di un livello massimo entro cui si potrà fruirne.
La stretta interesserà i contribuenti con reddito oltre 75mila e 100mila euro. Per i primi scatterà un meccanismo che consentirà ai nuclei con più di due figli di spingersi fino a un massimo di detrazioni annuali di 14mila euro. Per i single il massimo sarà di 7mila euro.
Per i contribuenti oltre 100mila euro di reddito il tetto con più di due figli a carico sarà di 8mila euro, che scende a 4mila euro senza figli a carico.
L’importo massimo della detrazione sarà cioè modulato in base a coefficienti: 0,50 se nel nucleo non ci sono figli a carico; 0,70 in presenza di un figlio; 0,85 con due figli; 1 con più di due figli o almeno uno con disabilità.

Il quadro
I dati confermano che le spese sanitarie sono la prima voce delle tax expenditure, di cui si sono avvalsi poco più di 21,5 milioni di contribuenti nel 2022, per un ammontare di 23,7 miliardi (in media 1.099 euro pro capite). Si deve sottolineare che nel dopo pandemia questa componente della spesa fiscale è aumentata notevolmente (18,4% tra il 2019 e il 2022).
Altra voce sono gli esborsi per l’istruzione primaria, secondaria e terziaria dei figli, compreso il costo di un posto letto per gli studenti fuori sede. La platea è composta da poco meno di 6 milioni di contribuenti che detraggono 4,1 miliardi dal proprio reddito per la formazione dei propri figli (in media 3.781 euro, con un incremento del 3,8% negli ultimi quattro anni). Questo tasso di variazione è una media fra andamenti profondamente divergenti tra le spese per l’istruzione universitaria, cresciute tra il 2019 e il 2022 del 12,9%, e quelle per le attività sportive dei ragazzi, diminuite del 14,7 per cento.
La terza voce riguarda gli esborsi per mutui derivanti dall’acquisto dell’abitazione principale, che interessa circa 4,3 milioni di contribuenti, generando un volume di spese fiscali pari a circa 4,7 miliardi nel 2022, in media 1.112 euro (+6% rispetto al 2019).

Cosa succederà dal 2025
Come detto, le spese sanitarie sono escluse, per tutti, dal taglio delle detrazioni. Per le altre categorie di spesa, invece, sopra i 75mila euro scatterà la tagliola, che interesserà, dunque, anche le spese di istruzione (universitaria e non), quelle in favore di ragazzi affetti da disturbi dell’apprendimento, i mutui primi casa, le spese di manutenzione edilizia.
Va detto che la manovra non impatterà sulle spese passate collegate a detrazioni: quindi chi ha stipulato un contratto di mutuo prima casa entro il 31 dicembre 2024 può continuare a detrarre gli interessi senza dover tener conto del plafond. Lo stesso vale per le spese di riqualificazione enegergetica degli edifici e di manutenzione ordinaria sostenute fino al 2024 compreso, che potranno continuare a essere detratte secondo i vecchi limiti. Invece, nella stretta finiranno anche le erogazioni verso il terzo settore.

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