Il governo conta di ricavare dal bilancio almeno un miliardo. L’ipotesi di moratoria fiscale fino al 31 dicembre. Poi gli indennizzi
La strada è tracciata. «Dopo tutti gli incontri e i sopralluoghi, siamo molto fiduciosi», ha detto ieri il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, salutando Giorgia Meloni di ritorno a Roma. Si parte subito, d’intesa col governo: «C’è gente che ha perso tutto, avremo bisogno di rimborsi al 100%», ha aggiunto Bonaccini.
Così, ecco pronta la «road map» della rinascita: 10 milioni erano già stati stanziati per la prima emergenza, quella del 4 maggio. Adesso, dopo la nuova alluvione, ne seguiranno subito — domani in Consiglio dei ministri — altri 20 «per garantire i soccorsi», ha annunciato Meloni da Ravenna.
In realtà, il decreto tampone di domani impegnerà in tutto un centinaio di milioni e si articolerà in due fasi. «I primi provvedimenti — ha spiegato Meloni — serviranno per l’emergenza e per esentare le aziende e i cittadini dal pagamento delle imposte». Moratoria fiscale e contributiva: si parla del congelamento fino al 31 dicembre dei versamenti erariali e tributari, dall’Imu all’Iva. E la sospensione riguarderà anche gli adempimenti societari e i processi. «Poi — ha aggiunto la premier — si lavorerà sugli indennizzi e sulla ricostruzione». Tutto questo dopo la mappatura dei comuni colpiti (il cosiddetto «cratere» o «zona rossa») e la stima dei danni.
Cento milioni da centellinare: tra strade provinciali, scuole comunali, primi aiuti all’agricoltura. Di sicuro non basteranno. Secondo la Regione servirà più di un miliardo di euro, così i tecnici del ministero dell’Economia sono già al lavoro per trovare il possibile tra le pieghe del bilancio.
La presidente del Consiglio, però, ha un’idea precisa, specie dopo i colloqui avuti a Hiroshima con i Grandi del mondo: «Il Fondo europeo di solidarietà per le emergenze si può utilizzare», ha detto ieri Meloni. Non solo: «È strategico conoscere le risorse di cui disponiamo ai vari livelli istituzionali e cercare di concentrarle per spendere subito quello che possiamo spendere». Un esempio? Dei 3 miliardi a disposizione delle Regioni per la prevenzione del rischio idrogeologico, finora ne sono stati impegnati meno della metà e in molti casi per cantieri che attendono ancora di essere aperti. Perciò, una riallocazione di questi fondi non è un’ipotesi da scartare.
Ma si punterà anche «sulla semplificazione delle procedure». Quanto ai miliardi del Pnrr, invece, ieri Meloni ha raffreddato gli animi: «In questa fase occorre lavorare su altri fondi».
Oggi a Roma, in vista del Cdm di domani, la premier passerà la giornata con i ministri «per ottimizzare i provvedimenti». Raccoglierà idee, iniziative, proposte. Il ministro del Made in Italy Adolfo Urso ha già chiesto per le imprese l’accesso gratuito al Fondo centrale di garanzia. E, in veste di responsabile del piano filatelico nazionale, Urso ha anche dato mandato di predisporre una serie di francobolli «con sovrapprezzo destinato alla ricostruzione». Allo studio dei Trasporti invece c’è uno stanziamento immediato, di almeno 1,5 milioni, che Matteo Salvini vuol destinare alla messa in sicurezza delle strade. Domani, dopo il Cdm, Bonaccini ricambierà la visita e illustrerà a Meloni un pacchetto di richieste, tra cui la nomina del Commissario alla Ricostruzione, blocco dei mutui e ammortizzatori sociali, specie per gli avventizi e gli stagionali, che con i campi allagati e le marine distrutte ora si vedono senza un futuro.