Nel decreto Aiuti ter approvato dal Consiglio dei ministri sono stati stanziati 50 milioni a fondo perduto a favore delle associazioni e società sportive dilettantistiche, nonché per le federazioni sportive nazionali, che gestiscono impianti sportivi e piscine
Il Governo Draghi interviene anche a sostegno del mondo dello sport che negli ultimi giorni aveva lanciato un grido d’allarme di fronte a incrementi delle bollette energetiche dal 100 al 500 per cento rispetto al passato. Si tratta di una prima risposta, parziale, di fronte a un’emergenza che rischia di affossare un comparto industriale (che vale circa il 3% di Pil, oltre 90 miliardi annui, secondo l’Osservatorio di Banca Ifis) alle prese – dopo il biennio della pandemia – con un complesso percorso di rilancio.
Nel decreto Aiuti ter approvato dal Consiglio dei ministri sono stati stanziati 50 milioni a fondo perduto a favore delle associazioni e società sportive dilettantistiche, nonché per le federazioni sportive nazionali, che gestiscono impianti sportivi e piscine. Spetterà a un decreto attuativo sancire i parametri di ripartizione. «Ma ancora una volta – osserva polemicamente Umberto Gandini, presidente della Lega Basket Serie A – le società professionistiche, come sono i club di vertice della pallacanestro, che gestiscono palazzetti sopportando costi elevati vengono tenute fuori da questo tipo di sostegni, pur versando al Fisco i maggiori contributi».
Credito d’imposta rafforzato del 40%
Le società di basket, così come i club di calcio di Serie A, B e Lega Pro, potranno invece beneficiare del credito d’imposta rafforzato del 40% se considerati energivori ovvero del 30% se impiegano energia elettrica con una potenza superiore ai 4,5 kw. Un riconoscimento che era stato sollecitato nei giorni scorsi dal presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli, il quale aveva denunciato il pericolo di chiusura dei centri sportivi delle 60 squadre di Serie C di fronte ad aumenti anche sopra il 110 per cento.
Nello specifico, il credito di imposta punta a compensare la spesa sostenuta per l’acquisto della componente energetica effettivamente utilizzata ad ottobre e novembre 2022.
Se l’esplosione dei costi energetici dovesse perdurare non sarebbero evidentemente scongiurati i pericoli per il futuro di un movimento che – come nota spesso il presidente del Coni, Giovanni Malagò – nell’ultimo anno ha mietuto medaglie a livello internazionale come nessun altro (eccetto gli Usa), mettendo a rischio soprattutto quell’attività diffusa nel territorio che costituisce una polizza di tenuta sociale e di prevenzione sanitaria. Il caro-energia, infatti, potrebbe tramutarsi in un rialzo delle tariffe escludendo ampie fette della popolazione dalla pratica sportiva di base, soprattutto giovanile.
Da qui il pressing di Malagò e di altri esponenti del mondo dello sport. Nei giorni scorsi lo stesso Gandini e il presidente della Lega Pallavolo Serie A Massimo Righi avevano sottolineato la gravità della situazione: «Molte società negli anni hanno cercato di adeguare gli impianti, modificando luci e sistemi termici per abbattere al minimo i consumi. Ma nemmeno nei palasport più “green” si riuscirà a contenere a sufficienza il peso delle bollette, macigni per i Club che devono illuminare e riscaldare strutture forzatamente enormi. Se i costi sono forse affrontabili nelle giornate di incasso, diventano semplicemente folli nella gestione settimanale».
Sul fronte della Sport Industry, Anna Ferrino presidente di Assosport (l’Associazione che ragguppa oltre 120 aziende produttrici di articoli sportivi con un fatturato aggregato di 12,2 miliardi) ha ribadito le criticità specie per le attività più energivore: «Ci uniamo agli appelli dell’Anif (associazione impanti sport e fitness) e della Federazione Italiana Nuoto e sposiamo le istanze di Confindustria per il contenimento dei prezzi del gas e la riforma del mercato elettrico. Chiediamo, che non vengano dimenticate le esigenze dello sport che rimane un asset fondamentale dell’economia e della società». A impensierire Ferrino sono anche le difficoltà di reperimento delle materie prime con lo spettro del fermo produttivo sempre in agguato.