Fonte: La Repubblica
di Laura Mari
Vertice riprenderà alle 16. Il presidente del Consiglio: “Ieri duro confronto, ho richiamato tutti alla responsabilità. Non si può tergirversare, bisogna finalizzare e dare una risposta europea”
Dopo una lunga notte di trattative, il vertice riprenderà oggi alle 16. Fonti europee fanno sapere che i leader dei Paesi ‘frugali’ (Danimarca, Svezia, Olanda e Austria con l’aggiunta della Finlandia) sono aperti alla possibilità di dare il loro ok ai 390 miliardi di sussidi per il Recovery Fund. Una proposta che il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel sta preparando in vista della plenaria del vertice Ue. Tra le altre questioni in ballo, c’è anche quella dei rebate, i rimborsi sul Bilancio Ue 2021-2027.
“Entriamo nella fase cruciale, ma ho l’impressione che i leader Ue vogliano davvero un accordo, stanno mostrando reale volontà di trovare una soluzione”, dice la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. “Sono positiva per oggi – prosegue – non ci siamo ancora ma le cose si muovono nella giusta direzione”.
Conte: “Sono cautamente ottimista”
E il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si dice “cautamente ottimista, perchè stanotte c’è stata una svolta”. Il presidente del Consiglio ha ribadito che ieri “c’è stato un duro confronto”, ma adesso non è più il momento di “tergiversare, bisogna finalizzare”. Il premier ha quindi proseguisto spiegando che in questi giorni a Bruxelles si sta “battendo per cospicue risorse all’Italia”, ma “è il momento di dare una risposta europea, non si può guardare all’ombelico nazionale”.
Conte ha quindi annnunciato che l’Italia è “favorevole alla condizionalità climatica, perché i sussidi sono orientati alla svolta energetica e digitale”, ma chiede comunque che il controllo su prestiti e aiuti del Recovery fund “sia comunitario, perchè non permetterò il monopolio di singoli”.
Merkel e Macron fiduciosi
La cancelliera tedesca, Angela Merkel, si dice fiduciosa per l’esito delle trattive. “Abbiamo lavorato su un quadro per un possibile accordo, è un passo avanti e dà la speranza che forse oggi ce ne possano essere altri o che un accordo sia possibile”, le paroel di Merkel. “I negoziati – ha aggiunto – sono incredibilmente duri, ma situazioni straordinarie richiedono uno sforzo straordinario, spero che le divergenze residue possano essere superate”.
Si dice invece più “cauto” il presidente francese, Emmanuel Macron: “Iniziamo questo quarto giorno di negoziati con la possibilità di un compromesso. Ma resto estremamente prudente. Elementi si sono materializzati nella notte per cercare di trovare un accordo sul volume totale del Recovery Fund e la parte della sovvenzioni, l’argomento più sensibile delle ultime ore. C’è lo spirito per arrivare al compromesso”.
Il rinvio, secondo fonti italiane, è il segnale che “si stanno facendo passi in avanti”. E i leader dei 27 Paesi europei iniziano a dirsi soddisfatti dei risultati delle trattative. “I negoziati non sono ancora finiti, ma possiamo essere molto soddisfatti di essere riusciti a ottenere una riduzione dell’importo totale, che era la nostra richiesta principale, un aumento degli sconti per l’Austria e la garanzia che investimenti e riforme saranno controllati. È davvero un ottimo risultato”, esulta il presidente austriaco, Sebastian Kurz.
L’olandese Mark Rutte, invece, approva per la bozza del super freno di emergenza del Recovery Fund, il meccanismo di emergenza che permetterebbe a qualsiasi Paese di rallentare l’erogazione dei fondi sollevando un’obiezione al Consiglio europeo o all’Ecofin. “E’ un ottima bozza”, sostiene l’olandese.
Intanto, le attese per un accordo spingono le quotazioni dell’euro ai massimi degli ultimi quattro mesi. La moneta unica europea sale dello 0,3% a 1,1465 dollari, tornando così ai livelli di marzo
Conte e le proposte di Michel
“In questo momento ci stiamo avvicinando allo zoccolo duro delle rispettive posizioni e il confronto diventa più risolutivo: spero domani si possa iniziare a valutare alcuni aggiornamenti delle poste, frutto dell’intensa negoziazione di questi giorni”, ha detto, interpellato al ritorno in albergo dopo la lunga nottata negoziale, il premier Giuseppe Conte, che ieri sera, nel suo intervento alla cena dei capi di Stato e di governo, ha ribadito la posizione dell’Italia con fermezza: “Il mio Paese ha una sua dignità. C’è un limite che non va superato”.
“Michel non ha anticipato null’altro ma ha detto che proporrà oggi una soluzione con una riduzione dei grants a 400 miliardi e 390 miliardi. La soluzione da 400 miliardi” di sussidi nel Recovery plan “condurrebbe un maggiore sconto per i Paesi che ne hanno diritto e quella da 390 miliardi un minore sconto”, ha aggiunto Conte, facendo riferimento ai sussidi previsti dal Recovery plan e agli sconti, i ‘rebates’, contenuti nel bilancio pluriennale per alcuni Paesi, tra cui i “frugali”.
C’è una soluzione possibile sulla governance del Recovery fund che elimini il meccanismo di veto sui piani di riforma nazionali? “Abbiamo indirizzato il procedimento di verifica e controllo dello stato di avanzamento dei progetti secondo una più corretta soluzione, rispettosa delle competenze dei vari organi definite dai trattati”, ha proseguito il presidente del Consiglio.
I Paesi frugali
Secondo le ultime indiscrezioni, le posizioni si stanno avvicinando, Danimarca, Svezia e Finlandia ammorbidiscono le loro posizioni, e si dicono disponibili ad accettare i 390 miliardi di sussidi per il Recovery Fund. I leader Ue durante il vertice di oggi dovranno però piegare il premier olandese Mark Rutte a capo dei altri Paesi nordici.
Nella notte i Paesi frugali hanno discusso, assieme agli altri leader europei, del “super freno di emergenza”, legato alla governance del Recovery Fund, un meccanismo che che consentirebbe a qualsiasi paese di rallentare l’erogazione di fondi sollevando un’obiezione dinanzi al Consiglio europeo o all’Ecofin.
“Ora c’è un ottimo testo di bozza di quel meccanismo, che ritengo stia lentamente guadagnando consenso – ha spiegato Rutte – sono davvero contento, perchè questa è stata una condizione cruciale per noi” e per fare in modo “di costruire quel ponte tra prestiti e sovvenzioni”.
Rutte inoltre ha negato che i quattro frugali si siano divisi, con la Danimarca e la Svezia piu’ aperte all’idea di discutere dei prestiti, mentre Austria e Paesi Bassi ancora contrari. “Siamo davvero sulla stessa linea”, ha detto.
Parole confermate anche dal collega austriaco, Sebastian Kurz: “Eravamo in quattro e ora siamo in cinque, unirci è stata sicuramente la decisione migliore. Davanti a Paesi come Germania e Francia, i più piccoli da soli non avrebbero peso”, ha detto. “Se crei un gruppo e combatti per gli interessi comuni – prosegue – puoi spingerti molto in là e sono molto felice che il gruppo dei frugali sia cresciuto perché non avremmo mai potuto raggiungere questo risultato da soli”, ha aggiunto.
Le reazioni dall’Italia
“Finita terza giornata del Consiglio europeo. Riprenderanno i lavori in plenaria su bilancio pluriennale e Next Generation nel pomeriggio. Continuiamo la maratona negoziale per un accordo all’altezza della sfida”, ha scritto su Twitter il ministro agli Affari europei Enzo Amendola.”Prevarrà la ragionevolezza, nessun Paese può salvarsi da solo” sostiene il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani. “”Non è – ha proseguito – – un derby di alcuni Paesi contro gli altri, stiamo lavorando per trovare un punto di equilibrio. I paesi ‘frugali’ esprimono sensibilità eccessivamente condizionate dalla politica interna, dai partiti sovranisti che vedono con grande ostilità misure solidaristiche all’interno dell’Unione”.
E Romano Prodi, ex presidente del Consiglio e della Commissione europea, dice: “In Europa le regole non sono fatte per decidere. L’unanimità paralizza ogni decisione e dà a ognuno la capacità di ricatto”. E avverte: “Se non si conclude subito, qualche rimbalzo negativo ci sarà”.
Parla invece di “un buon passo avanti nelle trattative” il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. “L’Italia avrà più risorse, ma dovrà gestire un progetto di riforme serie. Per capirsi: piu’ Jobs Act, meno Quota 100 – commenta Renzi – Gli olandesi, o chi per loro tuttavia non potranno avere diritto di veto, cosa che sarebbe stata folle. Occorre la maggioranza qualificata, nessuno può avere il diritto di veto. Adesso la sfida è a casa nostra: spendere bene i soldi che abbiamo gia’ stanziato, quelli che stiamo stanziando, quelli che arriveranno dall’Europa”.
La lunga notte delle trattative
La notte di trattative è stata lunga e senza pause. Il presidente francese, Emmanuel Macron, pare che abbia perso le staffe durante la plenaria e battuto i pugni sul tavolo criticando i Paesi frugali. Secondo alcune fonti, il capo dell’Eliseo se l’è presa in particolare con il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, che aveva lasciato la riunione per rispondere al telefono. “Vedete? Non gli interessa, non ascolta gli altri. Ha un atteggiamento negativo”, ha detto Macron. Kurz, sempre secondo le testimonianze, si sarebbe poi risentito. Il presidente francese non ha risparmiato il premier olandese, Mark Rutte, accusandolo di comportarsi come David Cameron quando negoziava in vista del possibile referendum per Brexit. “Quella strategia e’ finita male”, ha sottolineato. >Macron insiste per un accordo che preveda almeno 400 miliardi di sovvenzioni.