24 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

Corriere.it

Per Sconfiggere l’estremismo islamista occorre una strategia a largo raggio. Battere Daesh è solo l’inizio. La forza, da sola, non prevarrà. La sfida va ben oltre le atrocità dei fanatici. È indispensabile affrontare anche l’ideologia islamista, d’intesa con le voci più razionali all’interno dell’Islam, decise a riscattare il buon nome della religione snaturata dagli estremisti.

Oggi Daesh controlla un territorio in Siria e in Iraq delle dimensioni del Regno Unito; ha presenze significative in Libia, nel Sinai, può contare sulla fedeltà di Boko Haram in Nigeria e di altri gruppi nell’Africa subsahariana. All’Is si possono aggiungere Al Nusra, Al Qaeda, Al Shaabab e altri. Sono tutti attivi, addestrati, ben armati e finanziati. E sono alle porte dell’Europa.

Il primo pilastro di una strategia a largo raggio è sconfiggere Daesh, non soltanto in Siria e in Iraq, ma ovunque. Dovremo sconfiggerli con un mix di soluzioni militari, diplomatiche e politiche. Distruggere il cosiddetto “Califfato” serve a cancellare l’idea di struttura unificante che sta alla base della propaganda jihadista. È indispensabile garantire in Siria un esito giusto. In Occidente molti hanno pensato che la Siria fosse un incubo, ma non il nostro. Ormai sappiamo che ci siamo dentro, ci piaccia o meno. Dobbiamo essere coinvolti a sufficienza, sentirci influenti per negoziare una soluzione che permetta al paese intero di fare progressi nel pieno rispetto della minoranze ma senza Assad.

Secondo: nel medio periodo dobbiamo mettere insieme una capacità operativa, con una coalizione di nazioni disposte a impegnare le loro forze armate, che ci consenta di combattere gli jihadisti ovunque essi stiano cercando di guadagnare terreno. Devono capire che non saranno mai al sicuro per complottare o espandersi.

Terzo, a più lungo termine, dobbiamo renderci conto che il problema non è solo la violenza di gruppi come Daesh, ma l’ideologia dell’estremismo. Il numero degli jihadisti è esiguo, ma il numero di coloro che credono ad aspetti significativi della loro mentalità è di gran lunga più grande. L’Islam, come è inteso dalla stragrande maggioranza dei fedeli, è una religione pacifica. Ha contribuito molto al progresso umano. La grande maggioranza dei musulmani respinge il jihadismo e il terrorismo. Ma in diversi paesi musulmani molte persone credono che dietro l’11 settembre ci siano stati la Cia o gli ebrei. I predicatori che su Twitter proclamano che gli infedeli e gli apostati devono essere assassinati o che istigano alla Jihad contro gli ebrei hanno milioni di seguaci. I bambini sono indottrinati nelle madrasse in Pakistan e nelle scuole al-Majiri della Nigeria. In Occidente centri comunitari, moschee, organizzazioni di beneficenza diffondono questa ideologia. Essa ha radici profonde. Dobbiamo scavare in profondità e sradicarla.

Quarto: dovremo dare sostegno a chi affronta le dottrine religiose degli estremisti. Teologi coraggiosi e seri – come quelli della moschea al-Azhar al Cairo e lo sceicco Abdullah Bin Bayyah – stanno dimostrando come i veri insegnamenti dell’Islam portino alla pace e alla riconciliazione con il mondo moderno. Devono essere sostenuti con uno sforzo internazionale concertato. Quinto: talvolta, osservando il Medio Oriente, vediamo un caos tale che preferiamo restarne fuori. Parigi dimostra quanto sia vano. La transizione in Medio Oriente ci riguarda da vicino: perché abbiamo cittadini musulmani in gran numero, perché abbiamo alleati che si aspettano e meritano il nostro aiuto, e dell’aiuto dei quali abbiamo bisogno; e perché se noi non agiremo, in quel vuoto si faranno spazio individui i cui interessi e i cui valori potrebbero essere contrari ai nostri.

È preferibile considerare il Medio Oriente, e l’Islam stesso, impegnato in un processo di transizione. Gli stati del Golfo, Egitto e Giordania sono nostri alleati. Dovremmo aiutarli a evolversi, per scongiurare la destabilizzazione di una rivoluzione.

È indispensabile che l’Europa faccia bene i suoi calcoli. Deve creare una capacità militare che ci permetta di prevalere. Dobbiamo istruire i cittadini e chi arriva nei nostri paesi, educandolo ai nostri valori, spiegando perché essi contano tanto per noi e perché li difenderemo fino alla fine. È una battaglia che vinceremo. I fanatici islamisti non spegneranno mai lo spirito della nostra civiltà.

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