Fonte: La Repubblica
di Antonio Ferrara
Il 7 ottobre un nuovo percorso di visita tra sarcofagi, statue e gioielli dell’antico Egitto, la collezione egizia esposta più antica d’Europa. Il direttore Giulierini: “Grande offerta per le scuole”. E un fumetto ispirato al museo, opera di un disegnatore Disney
C’è la mummia di una donna vissuta probabilmente a Tebe, tra il 959 e il 924 avanti Cristo, tra la XXI e la XXII Dinastia. I capelli ancora attaccati sul capo, le mani giunte in grembo, il sarcofago decorato in giallo. E statuette, amuleti, scarabei in pasta vitrea, collane, papiri, steli in granito con iscrizioni geroglifiche, piccoli sarcofagi in legno, vasi canopi.
Si lavora in maniera febbrile al piano interrato del Museo archeologico nazionale di Napoli per riallestire la sezione Egizia e la collezione Epigrafica, sotto la guida di Valeria Sampaolo e Stefania Mainieri. Mille metri quadrati restituiti alla visita a partire dal 7 ottobre. “Uno dei frutti più significativi dell’autonomia museale” rivendica il direttore, Paolo Giulierini, che festeggia il primo ottobre un anno di mandato alla guida del museo.
Un anniversario che coincide con la restituzione al pubblico della sezione Egizia, tra le più antiche d’Europa, nata prima di quelle del Louvre, dei Musei Vaticani, dell’Egizio di Torino, formata da oggetti rinvenuti a Pompei, Ercolano e Pozzuoli e da raccolte private: il Naoforo Farnese, la collezioni Borgia del Settecento, quella Picchianti risalente all’Ottocento, in tutto 2500 oggetti che vanno dall’Antico Regno (2686 avanti Cristo) all’età greco-romana (395 dopo Cristo). Ristrutturazione e riallestimento sono costati un milione e 200mila euro.
Nelle nuove vetrine i funzionari del museo e i restauratori stanno ricollocando i preziosi reperti, seguendo percorsi tematici: la sezione fu chiusa nel 2010, ora l’ingresso è alla fine del corridoio delle statue degli imperatori romani, a piano terra. Presto arriveranno tutti i sarcofagi restaurati dal Suor Orsola Benincasa. Ad accogliere i visitatori il Naoforo (portatore di tempietto) in granito nero, unico reperto della collezione Farnese, rinvenuto a Roma nel Seicento, primo pezzo egiziano esposto a Napoli già nel 1803, negli stessi anni della conquista napoleonica della terra dei faraoni.
Al termine del percorso tra i capolavori egiziani, si accede alla seconda sezione che sarà riaperta tra 15 giorni, la raccolta epigrafica, senza pari per la documentazione delle lingue preromane dell’Italia centro-meridionale, dal 1998 mai completata. All’inizio, spiccano intere iscrizioni dipinte su resti di facciate di domus pompeiane, staccate nel corso degli scavi ottocenteschi, che sorprendono per il loro stato di conservazione rispetto alle iscrizioni dipinte rimaste a Pompei, negli scavi. Esposte le più importanti lapidi rinvenute a Pompei e Puteoli, come anche le celebri laminette orfiche da Thurii e le Tavole di Eraclea. L’uscita del nuovo percorso di visita è nella sala del deposito bagagli.
“L’apertura delle sale dei Culti orientali il 26 giugno – spiega il direttore Giulierini – e della sezione Egizia il 7 ottobre rientra nel progetto “Pompei e l’Egitto” che l’Archeologico ha sviluppato insieme al Museo egizio di Torino, diretto da Christian Greco, e alla Soprintendenza Pompei, guidata da Massimo Osanna. Stiamo lavorando a una convenzione su borse di studio, ricerche e restauri con l’Egizio di Torino. Non a caso la nuova sezione – annuncia Giulierini – costituirà la più importante raccolta del Centro-Sud, elemento catalizzatore di tutte le scuole che vogliono approfondire il tema Egitto senza dover andare a Torino. Anzi, lo stesso Christian Greco ha detto che Napoli costituisce il completamento dell’offerta torinese perché la nostra collezione è sono di origine pre-napoleonica, testimonianza del gusto europeo per l’Egitto prima dell’esplosione dell’egittomania degli inizi dell ‘Ottocento”.Due le novità per i visitatori: il primo catalogo a stampa tematico della serie dedicate alle sezioni museali, edito da Electa (“ci hanno lavorato studiosi interni, dell’Orientale di Napoli e dell’Egizio di Torino” dice il direttore), e un fumetto dal titolo “Nico e l’insolubile problema… egizio”: un albo a colori, dedicato ai piccoli visitatori dell’Archeologico, scritto e disegnato da Blasco Pisapia, architetto e fumettista napoletano, da quasi vent’anni autore completo per Disney Italia-Panini. Il piccolo Nico si aggira tra le sale del museo per cercare di risolvere un problema di matematica, e – accompagnata dal Fauno danzante da Pompei che si rianima – interroga statue di filosofi greci e antichi personaggi, fino a raggiungere mummie e statue egiziane che lo aiuteranno a risolvere il problema.
“Voglio anche collegare il museo coi luoghi egiziani della città, a partire da piazzetta Nilo, ma anche pensare alla vicina Benevento. Infine, la comunicazione: viene veicolata con i Lego, i soldatini Atlantic, film storici hollywoodiani ispirati all’Egitto, ma anche la filmografia di Totò ambientata nell’età dei faraoni”.