Recovery. Sulla revisione dei target di riduzione dell’arretrato civile si prospetta il confronto più aspro con la Commissione. Partita aperta su appalti e alloggi universitari. Domani Fitto a Bruxelles
Dalla giustizia civile agli appalti, dalla concorrenza al pubblico impiego, passando per semplificazioni,fisco, contabilità pubblica, tempi di pagamento della Pa, legislazione sugli alloggi universitari. Sono 17 le riforme del Pnrr per le quali il Governo italiano ha chiesto un nutrito pacchetto di cambiamenti nella proposta di revisione complessiva del Piano trasmessa alla Commissione Ue il 7 agosto.
Riforme sorvegliate speciali
Riforme (a cui se ne aggiungono sette nuove di zecca: la Zes unica nel Mezzogiorno e le sei settoriali inserite nel RepowerEU) che ora sono sorvegliate speciali, più degli investimenti, come il Financial Times ha tenuto a sottolineare nel lungo articolo dedicato al Recovery italiano il 30 agosto, secondo cui Bruxelles respingerà al mittente «qualsiasi diluizione delle riforme volte a risolvere problemi da tempo identificati come un grosso ostacolo alla crescita». D’altronde, tra le principali novità del Pnrr italiano targato Draghi rispetto alla versione precedente del Governo Conte 2 c’era proprio il rafforzamento della parte dedicata alle riforme, considerate centrali per la stessa la realizzazione del Pnrr.
La riforma della giustizia
Il boccone più indigesto per la Commissione Ue, come confermano al Sole 24 Ore diverse fonti, è rappresentato dalla giustizia, tallone d’Achille della competitività italiana. La riforma era stata la più delicata da far accettare a Bruxelles in fase di negoziato. E adesso la richiesta di un dietrofront sui due target relativi alla riduzione dell’arretrato civile nei tribunali (del 65% entro fine 2024 e del 90% entro giugno 2026) non è vista con favore. L’Italia giustifica la necessità di ridimensionare gli obiettivi – o, in alternativa, di prevedere target differenziati tra gli uffici giudiziari – con le criticità riscontrate sin qui: il taglio medio dell’arretrato nel 2021 e nel 2022 è stato inferiore al 6% l’anno, peggiore della performance del 9,2% l’anno nel triennio 2017-2019. A pesare, secondo l’Esecutivo italiano, è stata l’eterogeneità della situazione, con il 68% dei 140 tribunali che ha ridotto l’arretrato in media del 28% nel 2019-2022 e il restante 32% che lo ha visto addirittura aumentare, «sull’onda dei ricorsi in materia di protezione internazionale del 2019». A rallentare la marcia, anche il risultato non brillante del progetto sui nuovi addetti all’Ufficio del processo, segnato dai troppi addii precoci agli incarichi.
I tempi di pagamento della Pa
Si invoca clemenza pure sui tempi di pagamento della Pa (il rinvio di quindici mesi, a marzo 2025, degli obiettivi di fine 2023 e di fine 2024) e sulla contabilità pubblica: il Pnrr punta alla piena adesione dell’Italia a un unico sistema basato sul principio accrual, aderente agli standard europei; la richiesta mira ad allentare il target finale. Un altro intervento che già in patria ha suscitato dibattito riguarda il fisco: l’Italia chiede di rivedere al ribasso i target di riduzione della propensione all’evasione fiscale per le «ragioni oggettive» legate ai fattori esogeni, come le condizioni macroeconomiche, che impattano sul comportamento dei contribuenti.