22 Novembre 2024

ECONOMIA

Fonte: La Stampa

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I timori di Francoforte sull’Italia: «Il governo potrebbe non centrare l’obiettivo del 2,6%. L’Italia deve consolidare i conti». Il ministro: serve coordinamento delle politiche nazionali

 

Alla vigilia delle riunioni di Eurogruppo e Ecofin di Milano la Bce torna a puntare il dito sui conti pubblici italiani: i target di bilancio sono a rischio, serve un ulteriore consolidamento. Da parte sua il ministro Pier Carlo Padoan torna a ricordare all’Europa la necessità di fare uno sforzo per la crescita e l’occupazione, perché ancora troppo poco è stato fatto e serve un miglior coordinamento delle politiche nazionali con quelle dell’Unione per fare squadra. E secondo il presidente della Bce Mario Draghi bisogna partire dal rilancio degli investimenti. Ma la buona notizia per l’Italia arriva dalla continua discesa dei tassi sui titoli del debito pubblico, con il Btp a tre anni che è sceso al minimo record di 0,52%.

«Restano rischi sulle possibilità del governo italiano di centrare l’obiettivo di un deficit di bilancio pari al 2,6% del Pil nel 2014, soprattutto dopo che il quadro economico è risultato peggiore del previsto», ha scritto la Bce nel bollettino mensile, suggerendo «un ulteriore consolidamento del bilancio per essere in linea con il Patto di Stabilità». Le regole del Patto vanno rispettate per dare certezza agli investitori, ha ricordato Draghi nel discorso al think tank Eurofi, il convegno rivolto alla comunità finanziaria che si tiene prima di ogni informale Ecofin. Per Draghi, le regole non si devono cambiare per aiutare la crescita, perché lo spazio già c’è in quelle attuali.

Ma l’Europa è ancora ferma davanti alla sfida della crescita, e nel frattempo la situazione peggiora: «nel terzo trimestre la crescita dell’eurozona, secondo gli indicatori disponibili fino ad agosto, perderà slancio e l’espansione proseguirà ad un ritmo modesto», si legge nel bollettino Bce. E sulla ripresa continuerà a pesare, fra l’altro, «un elevato tasso di disoccupazione’’. I Paesi europei sono disallineati, alcuni alle prese con le riforme strutturali, altri con il risanamento dei bilanci. Proprio per la Bce «sul fronte delle riforme molti paesi euro hanno compiuto passi avanti importanti mentre in altri paesi le misure devono ancora essere attuate». E quasi tutti i partner della zona euro sono bloccati sul fronte degli investimenti pro-crescita.

Per questo Padoan ha suonato il campanello d’allarme parlando all’Eurofi. Il ministro ha spiegato che dopo la crisi del 2007 l’Europa ha fatto passi avanti ma manca ancora uno sforzo per la crescita e l’occupazione. Una strada che l’Ue può percorrere, per Padoan, è quella di favorire fonti di finanziamento per le piccole e medie imprese, passando attraverso regole comuni, ad esempio sui minibond.

Dello stesso avviso il presidente Draghi: «Il calo degli investimenti nella zona euro dal 2008 è stato molto più severo di altri cicli», e «non vedremo una ripresa sostenibile finché non cambierà», ha detto, sottolineando come «un aumento degli investimenti è essenziale» per riportare l’inflazione su, combattere la disoccupazione, rilanciare l’economia. «Se non riusciamo a rilanciare gli investimenti, indeboliremo l’economia nel breve termine e ne compromettiamo le prospettive di lungo periodo», ha detto Draghi, che ribadisce la ricetta presentata in estate a Jackson Hole. Investimenti pubblici finanziati da nuovi strumenti, per diversificare le fonti di approvvigionamento creando un’unione dei mercati di capitale. «Le aziende devono avere accesso a fonti di finanziamento diversificate, aiutando così a superare la frammentazione dei mercati».

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