Il tempo stringe per la riforma del Patto di stabilità e crescita. Entro fine anno serve un’intesa, ma le trattative sono in stallo
L’Eurogruppo fa tappa a Santiago di Compostela. E sul tavolo dei ministri delle Finanze degli Stati membri della zona euro arrivano dossier di peso. Il primo è la riforma del Patto di stabilità, ovvero delle regole che sono alla base della gestione dei conti pubblici da parte dei Paesi Ue. Un secondo dossier è quello del restyling del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità.<
Le nuove regole per la gestione dei conti pubblici
Partiamo dal primo. Il tempo stringe per la riforma del Patto di stabilità e crescita. Entro fine anno serve un’intesa, ma le trattative sono in stallo, e non solo per la lunga pausa estiva. La Germania è ancora arroccata sulla richiesta di un taglio annuo al debito dei Paesi più indebitati. La Francia cerca come evitare un aggiustamento che rischia di essere “monstre”. E l’Italia punta a tutelare gli investimenti strategici. La presidenza spagnola ha messo il sostegno agli investimenti tra i quattro pilastri del negoziato, ma la partita per poterli scorporare dal conteggio del deficit è tutta da giocare.
A che punto è la trattativ
Madrid vuole mantenere l’impegno per un accordo sulla riforma entro fine anno. A Santiago arriva però a mani vuote. Il lavoro degli sherpa sulle tre proposte legislative di aprile dalla Commissione non si è mai fermato. Ma mancano ancora le decisioni politiche più complesse. Innanzitutto sul “braccio preventivo”: i paletti dell’Ue sulla spesa per tener sotto controllo i conti pubblici. Nella proposta della Commissione europea, presentata in aprile, gli investimenti strategici per l’Ue erano tutelati con un allungamento dei tempi per l’aggiustamento (da 4 a 7 anni), ma il punto è già stato annacquato e anche così i tedeschi insistono su garanzie annue di rientro. Negli ultimi giorni gli spagnoli avrebbero «testato bilateralmente i Paesi più grandi con un documento- si è appreso da un funzionario a conoscenza delle trattative -. È un testo ancora tecnico, su cui si dovrà lavorare ancora se si vuole trovare un accordo». Non dovrebbe essere però sul tavolo dei ministri già a Santiago, anche perché oltre ad essere ancora molto tecnico non è neppure stato condiviso con tutte le delegazioni. Le diplomazie, poi, continuano a registrare dai tedeschi aperture nella forma, ma fermezza sulla richiesta di garanzie che il debito scenderà subito e anno dopo anno.
Il nodo Mes
Intanto al Consiglio economico informale di Santiago di Compostela (venerdì e sabato 16 settembre) il confronto partiràin salita per l’Italia. All’avvio dei lavori dell’Eurogruppo Roma sarà subito chiamata a spiegare come sta andando la ratifica del Mes, visto che l’Italia resta l’unico tra i venti Paesi aderenti a non aver ancora votato il trattato rivisto. La ratifica della riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità è stata la spina nel fianco di tutti i governi. dal Conte bis in poi, e ora per quello Meloni.
Partita politica nella maggioranza
Il problema non è procedurale, ma squisitamente politico. La Lega, e non solo la parte più in linea con il segretario Matteo Salvini, è in gran parte fermamente ostile alla ratifica della riforma, che pure venne negoziata principalmente dal ministro dell’Economia del Conte uno, Giovanni Tria, anche se poi fu Roberto Gualtieri (Conte due) a chiuderla. La stessa Meloni venne a Bruxelles nel 2019 e, incontrando i giornalisti fuori dalla sede del Consiglio, spiegò a lungo per quali motivi la riforma del Mes era negativa per gli interessi italiani. Ai partner dell’area euro, però, le dinamiche interne della politica italiana interessano relativamente: quello che chiedono è che l’Italia rispetti gli impegni presi in sede internazionale, come hanno fatto tutti gli altri 19, ratificando la riforma
Il nuovo rialzo dei tassi deciso dalla Bce
In agenda anche gli sviluppi macroeconomici, e c’è da scommettere che il nuovo rialzo dei tassi al 4,5% annunciato dalla Bce sarà al centro del confronto. La presidente dell’istituto centrale Christine Lagarde sarà presente con Fabio Panetta (l’Eurogruppo dovrà anche confermare la nomina di Piero Cipollone in Bce al suo posto).
L’ombra del futuro del Superbonus
Tornando alla governance economica Ue, per l’Italia resta il nodo dell’alto debito, destinato a peggiorare con il Superbonus. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si è già detto a favore di un rientro, ma il tema resta trovare una via perché il taglio sia responsabile, serio ma realistico.