21 Novembre 2024
bonaccini

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Il centrodestra emiliano vota contro il governatore. Oggi Meloni con la presidente della Commissione europea von der Leyen nell’area alluvionata

Un elicottero con a bordo Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen sorvolerà i paesi colpiti dall’alluvione, le strade inghiottite dal fango, le coltivazioni devastate dalla furia dell’acqua. Oggi la premier torna in Emilia-Romagna per accompagnare la presidente della Commissione europea. Diversamente dalla prima visita di domenica, quando Palazzo Chigi ha tenuto coperta l’agenda costringendo sindaci e giornalisti a «inseguire» il corteo istituzionale, questa volta un programma di massima c’è: atterraggio a Bologna nel primo pomeriggio, ricognizione delle zone disastrate e poi conferenza stampa.<
Stefano Bonaccini, che sarà sull’elicottero con le due leader, chiederà a Von der Leyen «l’attivazione di quel fondo di solidarietà europeo che interviene in occasione di catastrofi», con la speranza di ottenere una boccata d’ossigeno di «alcune centinaia di milioni». Il tema politico che agita la maggioranza è il profilo del commissario alla ricostruzione. Il presidente dell’Emilia-Romagna è in pole position, ma la strada per lui non è in discesa. Il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, rimanda la scelta assicurando che il tema «non è all’ordine del giorno, siamo ancora nella fase dell’emergenza». Lo scontro però è iniziato. Ieri nell’Aula regionale dell’Emilia-Romagna è passata una mozione di maggioranza in cui si chiedeva di nominare Bonaccini commissario, ma Lega, FdI e Forza Italia hanno votato contro. Il governatore certo non si arrende. Fino al 31 dicembre sarà commissario straordinario per la ricostruzione del sisma, rivendica il «lavoro corale» e ricorda che il presidente Mattarella ha lodato «la ricostruzione esemplare». Ora che la sua regione è di nuovo ferita, Bonaccini si dice convinto che il commissario «non può stare a Roma», perché «deve conoscere bene il territorio».
Giorgia Meloni sarebbe anche tentata dall’idea di affidare il delicato incarico al presidente dell’Emilia-Romagna, il problema è che Matteo Salvini si è messo di traverso. Fonti della Lega smentiscono questioni personali nei confronti di Bonaccini e mostrano di voler accelerare, auspicando che «la nomina avvenga al più presto» e assicurando che non c’è «nessun veto o antipatia nei confronti di alcuno». Anche il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, smentisce uno stop a Bonaccini per motivi politici, ma ammette che è in corso «una discussione di opportunità».
Il governo è diviso e la Lega anche. Luca Zaia ha ricordato come «storicamente il commissario lo fanno sempre i presidenti delle Regioni» e Roberto Occhiuto concorda. Per il presidente della Calabria «l’attività di ricostruzione deve essere svolta in sintonia con la Regione» e Bonaccini è «la persona giusta», anche perché la ricostruzione post-terremoto in Emilia-Romagna «ha funzionato». Ma l’ostilità leghista è forte, prova ne siano i toni con cui il segretario regionale Jacopo Morrone invoca «un commissario terzo, di alto profilo, estraneo all’amministrazione regionale che ha consentito che si aggravasse il dissesto idrogeologico del territorio».
Alle sei di sera Meloni sarà già a Roma per presiedere il Consiglio dei ministri. Sul tavolo, l’estensione dello stato di emergenza alle zone alluvionate del Mugello e delle Marche. Potrebbe esserci la nomina del commissario all’emergenza, ma non della ricostruzione, anche perché la premier vuole aspettare la mappatura della Protezione civile. E se tra i meloniani c’è chi vorrebbe il viceministro bolognese Galeazzo Bignami, lui si schermisce: «Ma quale commissario sì e commissario no… Non mi interessa, qui in Emilia-Romagna siamo in mezzo alle frane».

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