Fonte: La Repubblica
La denuncia dei sottosegretari all’Interno Molteni e Candiani: «Queste persone, per legge, hanno libertà di movimento»
«Si sono già dileguati 40 dei 144 immigrati maggiorenni sbarcati dalla Diciotti e affidati alla Cei o al Centro di Messina». A renderlo noto sono i sottosegretari all’Interno, Stefano Candiani e Nicola Molteni. «Ricordiamo che, per la legge, queste persone hanno libertà di movimento e quindi non sono sottoposte alla sorveglianza dello Stato. Erano così disperate che hanno preferito rinunciare a vitto e alloggio garantiti per andare chissà dove». Secondo quanto si apprende da fonti del Viminale, gli allontanamenti riguardano per lo più il Centro di Rocca di Papa, solo 4 quelli di Messina. Sei migranti si sono resi irreperibili il primo giorno di trasferimento, venerdì 31 agosto, due il 2 settembre; l’allontanamento di diciannove migranti è stato riscontrato il 3 settembre, quello di altri tredici ieri. Erano destinati a varie diocesi italiane. Le persone che si sono allontanate si erano limitate a «manifestare l’interesse per formalizzare la domanda d’asilo» e sono state identificate con rilievi fotodattiloscopici, i dati sono stati inseriti nel sistema digitale europeo. Sono in corso altre verifiche sul numero esatto delle persone «irrintracciabili», ed è verosimile che il gruppo possa essere più consistente. Controlli anche sulla nazionalità di chi si è allontanato: almeno in 6 provengono dalle Isole Comore.
«Che qualcuno si sia reso irreperibile lo sapevamo, pensavamo si potessero rintracciare», ha commentato don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana all’agenzia Lapresse. «Sappiamo che si tratta di persone difficili, per le storie che hanno alle spalle». Don Soddu è preoccupato: «Non tanto rispetto all’allontanamento in sè, perché non erano detenuti, ma per il timore che finiscano in canali pericolosi per il mantenimento dello status di rifugiati». Resta il problema fondamentale: «Questi migranti non volevano rimanere in Italia, volevano ricongiungersi con parenti e amici che si trovano in altri Paesi». A chi accusa i migranti di non essere «abbastanza disperati», don Soddu risponde: «Ho visto gli occhi di queste persone e ho intuito storie terribili. Poi ognuno è libero di portare acqua al suo mulino e di dire ciò che vuole».