Stati Uniti e Ue hanno stabilito che bisogna passare all’auto elettrica in tempi brevi ma non hanno la capacità produttiva della super-sussidiata Cina in fatto di batterie. Quindi, entrambe copiano Pechino e si scontrano tra loro. Vedremo fino a che punto. Ma capitano cose così, quando i governi pensano di sostituirsi ai mercati
Denaro, denaro, denaro. Per farsi male. La battaglia transatlantica che si è aperta per la produzione di batterie agli ioni di litio è uno scontro a somma zero: quel che vincono gli Stati Uniti lo perde l’Europa, e viceversa. Nel suo Inflation Reduction Act da 390 miliardi di dollari, l’Amministrazione Biden prevede di destinarne 150 per sussidiare la costruzione, negli Stati Uniti, di impianti per la produzione di batterie, necessarie nelle auto elettriche. Con il risultato che una serie consistente di investimenti previsti in Europa (anche in Italia) potrebbero essere dirottati negli Usa. Ieri, il Financial Times ha rivelato che la Volkswagen sta riconsiderano un investimento in una fabbrica di batterie in un Paese dell’Est europeo per sostituirlo con uno in Nordamerica, attratta da dieci miliardi di sovvenzioni. Ma VW non è sola, anzi. In uno studio, Transport & Environment (T&E, una federazione non governativa del settore) ha calcolato che il 68% della produzione di batterie al litio programmata in Europa potrebbe essere cancellata, ridotta o rinviata. Degli 1,8 Terawattora previsti per il 2030, il 16% è ad alto rischio di andarsene, il 52% corre un rischio medio e il rimanente 32% ha un rischio basso.
Una capacità produttiva di 18 milioni di auto elettriche potrebbe essere persa dall’Europa, indica T&E. Lo studio cita tre giga-fabbriche che potrebbero essere costruite negli Stati Uniti e non più nella Ue: Tesla Grünheide, a Sudest di Berlino; Northvolt a Heide, sempre in Germania, nello Schleswig-Holstein; e Italvolt a Scarmagno, su un sito ex Olivetti a Nord di Torino. Per queste e altre fabbriche una decisione definitiva non è ancora stata presa. Da un lato, i vari Stati americani mandano messaggi per attrarre investimenti, puntando sui miliardi di dollari di sussidi che possono spendere. Dall’altro, il 14 marzo la Commissione Ue presenterà il suo contropiano, in sostanza finanziamenti pubblici (si vedrà come) da opporre a quelli americani. Una battaglia transatlantica di sussidi. In sostanza, Stati Uniti e Ue hanno stabilito che bisogna passare all’auto elettrica in tempi brevi ma non hanno la capacità produttiva della super-sussidiata Cina in fatto di batterie. Quindi, entrambe copiano Pechino e si scontrano tra loro. Vedremo fino a che punto. Ma capitano cose così, quando i governi pensano di sostituirsi ai mercati.