Quando si parla di rivoluzione culturale forse dobbiamo aggiungere un altro tassello: la condivisione dei compiti educativi, dove non può essere un alibi il fatto che un padre, in generale, lavori fuori casa più di una madre, e dunque spetti a lei seguire con più attenzione la crescita di un figlio
Mamme spaventate. Mamme preoccupate. Mamme che si rivolgono ad altre mamme: «Vi prego, mamme di maschi, vi prego: educate questi bambini al rifiuto, al no! Fateci stare tranquille quando noi mamme di femmine “affidiamo” nostra figlia nelle mani di vostro figlio». Basta fare un giro sui social, scrivere «paura» e «figlia», e l’anomalia è servita. Perché in questi post, di comprensibile e condivisibile paura, c’è un grande assente: il padre. Non si educa forse insieme, un figlio? Non sono entrambi i genitori a fornire il modello sul quale si specchieranno gli uomini e le donne di domani? Non è anche da quello che dice un papà di una donna, dal modo in cui si rivolge alla sua compagna, dai commenti che fa sul comportamento del figlio, che un bambino introietta il suo rapporto con gli altri, con le altre? Alle donne, che già devono lavorare, capire, correggere, essere forti, sacrificarsi, dobbiamo lasciare pure tutta la responsabilità dell’educazione sentimentale dei figli maschi?
Quando si parla di rivoluzione culturale, come ha scritto qualche giorno fa sulle pagine del Corriere Amelia Esposito invocando al più presto l’inserimento della educazione all’affettività nelle scuole, forse dobbiamo aggiungere un altro tassello: la condivisione dei compiti educativi, dove non può essere un alibi il fatto che un padre, in generale, lavori fuori casa più di una madre, e dunque spetti a lei seguire con più attenzione la crescita di un figlio. Poi, per fortuna, esistono papà attenti, che si sforzano, che sanno quanto conti dare l’esempio con i fatti, e non con le parole. E allora, però, perché d’istinto chiediamo sempre alle madri di fare di più, di fare meglio, di fare in modo che…? Tanto più che al di là del massimo sforzo, niente può garantire che quel figlio al quale hai cercato di non far mancare niente, si comporti in modo irreprensibile. Ed è la grande verità di Adolescence, la serie tv inglese che sta inquietando tanti genitori. «Credo che non sia sbagliato se ora ammettessimo che avremmo dovuto fare qualcosa», dice al marito la madre di Jamie, l’adolescente protagonista che ha ucciso a coltellate la compagna di scuola. «Mi dispiace, ragazzo. Avrei dovuto fare di meglio», dice a se stesso il padre. Non ci sono colpe, ci sono responsabilità. Ognuno deve prendersi la sua.