Fonte: Corriere della Sera
di Paolo Conti
Nasce tutto nel 46 a. C. quando Giulio Cesare, guidato dalla scienza dell’astronomo Sosigene si trova davanti una necessità tecnica: recuperare le ore di scarto rispetto all’anno solare, che dura 365 giorni e 6 ore
Partiamo dai detti popolari, in netta contraddizione tra loro: «Anno bisesto/anno funesto» accanto a «Anno bisesto, né baco, né moglie, né innesto» assolutamente opposti, in quanto a spirito e a rapporto col destino, a «Anno bisestile/ riempie il sacco e il barile». Ancora: secondo una tradizione che ha origine nel V secolo, in Irlanda le donne possono dichiararsi agli uomini solo il 29 febbraio. Il 2016 è dotato, appunto, di un 29 febbraio, quindi siamo nel fulcro di un anno bisestile, di un’anomalia che si conteggia ogni quattro anni.
Sosigene e il nuovo calendario
Tutto nasce nel 46 a. C. (il 708 dalla fondazione di Roma) quando Giulio Cesare, nella sua qualità di Pontefice Massimo, seguendo le spiegazioni scientifiche di Sosigene, astronomo alessandrino, introdusse il nuovo calendario, che dal suo nome di condottiero romano venne detto «giuliano», anno composto di 365 giorni e, ogni quattro anni, un anno di 366 giorni. La necessità è tecnica: occorre recuperare le ore di scarto rispetto all’anno solare, che dura 365 giorni e 6 ore. L’aggiunta di un giorno agli anni bisestili serve proprio per riallineare il calendario – chiamiamolo così — «umano» con l’anno solare.
Altre curiosità storiche
Secondo l’attuale calendario gregoriano, dopo la nascita di Cristo sono bisestili gli anni il cui numero è divisibile per 4. Attenzione però: non solo bisestili quelli divisibili per cento (1800, 1900), a meno che non siano divisibili per quattrocento (ovvero il 2000 è stato bisestile). Prima non esisteva una regola fissa, la norma era regolata da decisioni politiche. Fu Ottaviano Augusto, nell’8 d. C. a imporre la decisione delle annualità bisestili, riordinando la situazione. Il primo anno bisestile fu proprio il 45 a.C. E quell’inizio fu di complicatissima gestione perché, per far coincidere di nuovo l’equinozio primaverile col 25 marzo dopo i tanti errori accumulati nel passato, era necessario allungare l’anno di 85 giorni. E così furono inventati due nuovi mesi fra novembre e dicembre all’anno precedente, uno di 33 giorni e l’altro di 34. Infatti il 46 a.C. durò ben 445 giorni, e venne chiamato giustamente «annus confusionis» (cioè «l’anno della confusione»)
Cosa significa la parola «bisestile»?
Bisogna tornare sempre lì, a Roma e alla riforma varata da Giulio Cesare. Il termine deriva dal latino «bisextus», «due volte sesto», L’uso romano prevedeva il conteggio per due volte, negli anni bisestili, del sesto giorno che precedeva le calende di marzo, cioè il 24 febbraio. «Doppio giorno sesto», quindi «bisesto». In età più tarda, quando si incominciò a contare i giorni del mese partendo dal primo, il giorno «bis sexto» di febbraio divenne il 29. E da allora quello è rimasto.
L’anomalia genera personaggi straordinari
Coloro che sono nati il 29 febbraio e hanno il loro vero compleanno solo ogni quattro anni. Appartengono a questa schiera papa Paolo III Farnese (nato in quel giorno nel 1468), Gioacchino Rossini (1792), il grande pittore Balthus (1904), l’attuale patriarca greco-ortodosso di Costantinopoli Bartolomeo II (1940), il cantante algerino Khaled (1960), il rapper Ja Rule (1976). Tutti protagonisti nel loro campo, accomunati da quella stranezza anagrafica.
Superstizione e previsioni catastrofiche
Naturalmente gli anni bisestili sono ottime calamite per la superstizione e per le previsioni catastrofiste. Molti ricorderanno che nel precedente anno bisestile alcuni pseudo-astrologi parlarono a lungo di una pseudo profezia Maya in base alla quale il 21 dicembre di quell’anno prossimo sarebbe accaduto un evento radicale di proporzioni planetarie. Alcuni sostennero la tesi, diciamo, «definitiva» della fine del mondo. Altri di una profonda trasformazione spirituale dell’umanità, altri ancora evocarono scenari apocalittici, proponendo paralleli con la scomparsa della mitica Atlantide. Il 2012, questa era l’unica verità, era collegato alla conclusione di uno dei cicli (b’ak’tun) del calendario maya. Naturalmente non è accaduto alcunché, infatti siamo qui a parlare di questo nuovo anno bisestile 2016, quattro anni dopo. Tutti sani e salvi.
Materia poetica
Infine, c’è una bella traccia letteraria. Il grande poeta brasiliano Pedro Nava, scomparso nel 1984, collocò al centro del suo «Poema Bissexto» l’angoscia di chi è nato il 29 febbraio ed è in attesa di un «non compleanno» che non arriva mai. Una metafora delle attese di riforma del suo Paese. E, insieme, il racconto di chi si sente «nato» ogni quattro anni. Ma Pedro Nava era nato il 5 giugno 1903, un giorno banale, qualsiasi. La sua fu un’invenzione d’artista. Perché subì il fascino di quell’anomalia, il 29 febbraio, facendone materia poetica.