19 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

Hacker

di Carola Fregani

La campagna online lanciata dagli hacktivisti per silenziare l’Isis sui social media prende quota. Ecco gli ultimi sviluppi

L’offensiva di Anonymous contro la presenza online di Isis – rilanciata dopo gli attacchi di Parigi, denominata opParis, e descritta ieri in questo nostro reportage – ha dato i primi risultati. Secondo i dati rilasciati online dal profilo Twitter della campagna @OpParisOfficial ad oggi sarebbero oltre 5mila gli account filo-Califfato sospesi in seguito all’attività degli hacktivisti. 

Il dato – confermato alla Stampa via chat dai promotori della campagna organizzata sulla rete AnonOps, che all’ora in cui scriviamo parlano di 6mila account chiusi – non può però essere direttamente verificato. «Sfruttiamo un bot che conteggia in automatico gli account Twitter che vengono chiusi dopo che li segnaliamo alla piattaforma », racconta un hacktivista.

Tra i fogli online che raccolgono il lavoro di intelligence e raccolta dati dei cyberattivisti si possono contare in effetti migliaia di profili di social media – soprattutto Twitter, Facebook, ma anche Tumblr, YouTube, oltre che siti web jihadisti e gruppi sulla app Telegram. Molti di questi, soprattutto tra i profili del sito di cinguettii, non sono più attivi.

E’ quindi probabile che almeno centinaia di profili (se non i 6mila dichiarati) siano stati chiusi successivamente al lancio della campagna contro l’Isis, che – come spiegato ieri – riprende precedenti azioni, e che sui social, oltre che come OpParis, va sotto l’hashtag di OpIsis, o OpIceIsis.

Nello specifico OpParis sembra aver preso quota e rispetto a un giorno fa, quando avevamo conteggiato 250 membri collegati alla chat, oggi arriva a raccogliere quasi 600 utenti in contemporanea – più altri 150 nella stanza solo in lunga francese. Dall’account Twitter della campagna si rimanda anche a un sito a cui gli utenti possono mandare segnalazioni, anche se finora, spiegano alla Stampa, è poco usato. La maggior parte delle segnalazioni arrivano ancora soprattutto attraverso le chat pubbliche di Anonymous , che in queste ore sono particolarmente caotiche. «Moltissimi utenti ci segnalano profili Isis creando delle liste online su siti che ospitano testi come pad, pastebin, ghostbin», commenta il fondatore di #OpParis.

Diversi in realtà sono i gruppi di cyberattivisti mobilitati in modo vario e da tempo nell’offensiva cyber contro l’Isis e i suoi simpatizzanti. Oltre a #opParis, che ha una dimensione da campagna collettiva e aperta, ci sono anche gruppi più ristretti e mirati che perseguono comunque obiettivi simili, come gli hacktivisti di Ghost.org la cui missione sembra essere proprio quella di eliminare dalla Rete siti jihadisti. Per non dire di team che si muovono ormai in modo professionale, al punto da aver tagliato i propri legami con l’hacktivismo, di raccogliere probabilmente anche ex-militari, e di averne sviluppati altri con agenzie di intelligence, come GhostSecGroup, di cui scrivevamo ieri. O ancora gruppi come BinarySec. Per citarne solo alcuni, dato che si tratta di un arcipelago particolarmente frastagliato e mobile.

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