22 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

Il leader leghista: “Il rapporto deficit Pil a 2,4%? Potrebbe essere 2,2 o 2,6, non è questione di decimali”. E sul reddito di cittadinanza: “Meglio legarlo alle imprese»

Il “la” lo dà Matteo Salvini con un’intervista all’Adn Kronos. Il leader leghista lo dice quasi con indifferenza, buttandola lì: «2,2… 2,6… non è una questione di decimali, ma di serietà e concretezza». Un cambio dello zero virgola in manovra di bilancio, ovviamente, non è però una bazzecola. Si tratta di milioni di euro. Quel che però è importante è il segnale, politicamente forte: Matteo Salvini ha appena aperto uno spiraglio nella trattativa con Bruxelles. Il rapporto deficit Pil al 2,4%, difeso a oltranza fino a ieri, può cambiare.
La cena del premier Conte con il presidente della commissione europea Jean-Claude Junker non è stata un successo. Le posizioni sono rimaste lontane, e procedendo di questo passo l’Italia si avvia verso una procedura di infrazione per eccesso di debito che rischia di far saltare il banco: investitori spaventati, perdita di fiducia internazionale, spread alle stelle. Tutto questo mentre i benefici dell’iniezione di denaro, nella speranza che il mercato dei consumi degli italiani si riprenda, paiono troppo lenti per contrastare una tempesta finanziaria di questo tipo.
Dunque si cambia strategia. E poco dopo il segnale viene fatto filtrare anche dai Cinque Stelle: «Non difenderemo i numerini, ma i cittadini. È essenziale che gli italiani possano trovare lavoro grazie al reddito di cittadinanza e possano andare in pensione con quota 100». Tradotto: il dialogo può riaprirsi, ma le riforme restano.
Come tutto questo possa trovare una quadra è ancora da vedere. Intanto si prende tempo. «Il Parlamento è sovrano – dice Salvini – Ci sono tanti emendamenti, tanti correttivi, spero che Bruxelles visioni il documento finale che verrà approvato dal Parlamento prima di dare giudizi sulla manovra».
Ognuno tenta di giocarsi bene i propri cavalli di battaglia. Salvini difende la riforma delle pensioni: partirà a febbraio – dice – e vedrà una platea di aventi diritto di circa 600.000 persone. Ma sul reddito di cittadinanza si aprono le danze. Per il M5S deve andare alle famiglie bisognose, la Lega ha un’altra idea: guardare al mondo del lavoro. «Dev’essere una misura da legare direttamente alle imprese» dice il leader del Carroccio. Nelle prossime settimane sarà battaglia, con la spada di Damocle della procedura di debito sulla testa dell’Italia.

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