Nelle 106 pagine con cui la Commissione dà via libera alla tranche da 21 miliardi vengono ricordate le prossime tappe delle riforme
«Mentre siamo aperti a discutere di punti limitati e specifici, non dovrebbe esserci una riapertura totale dei piani o un rinvio di impegni chiave». Paolo Gentiloni, commissario Ue per gli Affari economici, ha ribadito mercoledì 28 settembre la posizione della commissione sull’evoluzione del Pnrr, confermando in pieno gli obblighi di raggiungimento degli obiettivi fissati.
Il documento di Bruxelles
E che questo fosse l’atteggiamento di Bruxelles si evince anche dall’assessment, il documento di 106 pagine con cui la commissione ha analizzato tutti e 45 gli obiettivi raggiunti per il 30 giugno e ha dato il via libera alla seconda tranche del finanziamento al Pnrr italiano da 21 miliardi: sulla riforma della Pa, sulla riforma degli appalti, sul piano per l’economia circolare, sulla spending review, sulla riforma dell’amministrazione fiscale che favorisca la compliance, sulle riforme sanitarie, sul progetto di formazione dei campioni nazionali della ricerca, la commissione coglie l’occasione di ricapitolare tutti «gli elementi costitutivi» dei singoli target e milestones per ricordare, passaggio dopo passaggio, misura dopo misura, il percorso ancora da fare su quelle stesse riforme.
La riforma degli appalti
L’esempio più significativo di questa attenzione è la riforma degli appalti (obiettivo M1C1-70 all’interno del più generale percorso di riforma M1C1.R1.10) cui la commissione dedica ben sette pagine del suo documento, indicandola esplicitamente in più punti come una riforma chiave per il sistema. La commissione ricorda e apprezza il lavoro fatto con i decreti legge di semplificazione del 2021 e con la legge delega per la riforma del codice appalti (era proprio questo l’oggetto del target), ma poi elenca tutti «gli obiettivi prioritari» che la riforma deve raggiungere e i nodi che devono ancora essere sciolti, anche portando nel nuovo codice appalti le norme straordinarie varate finora per migliorare il funzionamento del Pnrr. Fra le priorità che la commissione ricorda della riforma del codice, ci sono due punti cruciali – lo saranno anche per il dibattito italiano – per cui la commissione chiede di «stabilizzare nel tempo ed estendere nell’ambito» le norme già varate con il decreto legge 77/2021: le semplificazioni delle procedure di aggiudicazione e il subappalto.
Le due priorità indicate dalla Commissione
Si tratta di due misure non proprio neutre sul piano politico: da una parte c’è per esempio l’ampliamento degli affidamenti diretti e delle aggiudicazioni senza gara formale o ancora il vasto ricorso all’appalto integrato di progettazione e lavori; dall’altra quello che la commissione chiama «riduzione delle restrizioni relative al sub-contracting». La riforma del subappalto va quindi confermata nel codice appalti e va estesa nel senso di riduzione ulteriori di vincoli «per assicurare l’apertura delle procedure e la competizione fra operatori, con particolare attenzione alle Pmi». Ma, più in generale, ricorda la commissione con la milestone M1C1-73, che implica il varo del nuovo codice entro il marzo 2023, si dovranno stabilizzare ed estendere le misure del decreto semplificazioni. Mentre il decreto legge – spiega la commissione – doveva prevedere «una limitazione nel tempo» e «circoscrivere l’applicazione di alcune misure ai progetti finanziati con il Pnrr o i fondi strutturali Ue», il codice appalti si dovrà applicare a tutti i progetti senza limitazioni di tempo.
Le attese sul nuovo codice
Per il resto, l’assessment ricorda le priorità che la commissione si attende di vedere definitivamente realizzate con il nuovo codice e con gli altri atti collegati alla riforma. In particolare, si insiste sulla riduzione della frammentazione delle stazioni appaltanti per cui fanno testo, secondo le commissione, le linee guida varate dall’Anac il 30 marzo scorso.
Quel documento era però una base per la consultazione che è stata poi svolta. E nel nuovo testo, messo a punto dall’Autorità nei giorni scorsi (si veda Il Sole 24 Ore del 25 settembre) e “approvato” il 28 settembre dalla conferenza unificata Stato-Regioni-città con un parere positivo, sono state introdotte alcune modifiche che alleggeriscono i criteri di selezione delle stazioni appaltanti e prevedono un periodo transitorio di due anni in cui questo alleggerimento si fa ancora più marcato. Probabilmente servirà una nuova valutazione della commissione che rimarca l’importanza di definire «criteri più uniformi per una verifica formale e sostanziale della capacità di produzione e dei profili tecnici, dell’adeguatezza del personale tecnico».
Le altre indicazioni
Ma la commissione ricorda anche la necessità di varare un nuovo sistema di qualificazione per gli operatori economici (imprese e professionisti), di semplificare e digitalizzare tutte le procedure di appalto che fanno capo non solo alle singole stazioni appaltanti, ma anche alle centrali di committenza.