22 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Amedeo La Mattina

Telefonata del presidente della Repubblica ai leader dell’opposizione e al presidente del Consiglio. Ma Salvini resiste: «Conte adesso mi chiami e accetti di modificare il decreto Cura Italia»

Il capo dello Stato sta facendo di tutto per tenere unito il Paese e le forze politiche di maggioranza e di opposizione. Sa quanto sia difficile mantenere lo spirito di unità nazionale, ma sa pure che in questo momento di emergenza, con centinaia di cittadini che muoiono per il coronavirus, il suo appello a non dividersi è destinato ad essere ascoltato. Ed è questo che lo ha mosso a telefonare ai leader del centrodestra ma, attenzione, anche al premier Giuseppe Conte. Tutti i protagonisti devono venirsi incontro, collaborare. Un messaggio nelle due direzioni per evitare che quando il decreto Cura Italia arriverà al Senato, la prossima settimana, non ci sia una spaccatura davanti agli italiani. L’auspicio del presidente della Repubblica è che nelle Commissioni e poi in aula ci sia un voto unanime, come è successo con il Dcpm che ha esteso la zona rossa a tutto il territorio nazionale.
Il premier a questo punto dovrebbe chiamare Salvini, Meloni e Berlusconi, ma dovrebbe soprattutto accogliere almeno in parte le proposte dell’opposizione. «Cosa che finora non è avvenuta – dice Salvini – mentre noi dovremmo votare un testo di 127 articoli a scatola chiusa». L’acredine tra Salvini e Conte è una vecchia storia. Raccontano che nell’incontro a Palazzo Chigi, quando erano presenti anche Meloni e Tajani per Forza Italia, il presidente del Consiglio non abbia mai guardato in faccia il suo ex ministro dell’Interno. Un particolare che la dice lunga. E non l’ha guardato in faccia non per timore, ovviamente, ma per la disistima che ha per l’ex alleato. Ricambiata apertamente. La verità è che il premier pensa che il suo ex ministro dell’Interno non abbia una sincera volontà di collaborazione: continua a fare propaganda irresponsabile. Considera invece più responsabili Meloni e Berlusconi. Tuttavia il premier, fanno notare a Palazzo Chigi, ha sempre tenuto conto delle opposizioni, le ha ringraziate per il contributo.
Una telefonata non c’è stata, fino a ieri sera, ma Conte non può far finta di niente, dice Salvini, che vede il dialogo in salita. La premessa indispensabile per votare il decreto infatti è scorporare le norme sulla concessione dei domiciliari ad una parte della popolazione carceraria. Meloni è meno spigolosa, ma sul merito non fa sconti. Spiega di aver dato piena disponibilità al governo e di avere accolto l’appello di Mattarella. «Fdi è sempre stata disponibile a collaborare ma Fratelli d’Italia lavora per modificare il decreto: il voto lo decidiamo a valle di questo lavoro non a monte. La collaborazione ha bisogno di due attori». E per il momento manca il governo. Per cui, afferma Salvini, Conte non può andare avanti e far finta di niente mentre da tutte le categorie economiche, dalle partite Iva, dai lavoratori autonomi arrivano richieste di modifiche. «Non possono chiederci di imbavagliarci. Io sono rimasto a Roma per essere chiamato, ascoltato». E comunque, chiede il leader leghista, cosa c’entra lo «svuota-carceri» con l’emergenza economica? Il leghista non ci sta «a votare un indulto mascherato». Poi, sul merito della parte economica, Salvini propone «un anno fiscale bianco per tutto il 2020, un anno di pace fiscale». Proposte che il ministro dell’Economia considera irricevibili.

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