24 Novembre 2024

Il 29 settembre del 1995 Bill Clinton svelò al mondo l’esistenza della base militare. Oggi la Nasa dedica molta attenzione al tema Ufo e Uap

Era il 29 settembre del 1995 quando l’allora Presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, alzava il sipario sulla Area 51, una gigantesca base militare americana nel Nevada, e su quel che ci succedeva. Ufo, Extraterrestri, centro di contatto con civiltà aliene?
Niente di tutto questo ovviamente, si tratta di una zona militare, assolutamente off-limits di ben 26.000 chilometri quadrati, più dell’intera Lombardia, nei pressi del villaggio di Rachel, a circa 150 km a nord-ovest di Las Vegas, nel Nevada.
Per anni l’amministrazione civile e militare Usa hanno negato persino l’esistenza di questa enorme base e di quel che ci succedeva e, per la verità, da quel 1995 non si è andati molto più in là del sapere solo che esiste e vi ci sperimentano nuovi velivoli e armi.
Famosissimo fra tutti l’aereo di alta quota da ricognizione, leggesi aereo spia, U2 della Lockheed Martin che provocò una pesante crisi fra Unione Sovietica e Usa nel 1960, quando uno di questi aerei fu abbattuto nel cielo di Ekaterinburg, sui monti Urali, durante un volo a scopo di spionaggio.
Clinton per la verità era interessato da tempo all’area 51 e fra le carte del suo archivio presidenziale ci sarebbero parecchie telefonate e lettere che parlano dell’argomento e il suo venire allo scoperto fu meritorio, ma non placò proprio gli animi dei più accesi sostenitori dell’esistenza degli Ufo, oggetti non identificati volanti, oggi chiamati più propriamente Uap, fenomeni aerei non identificati, quindi anche, possibilmente, atmosferici.
Gl ufologi, specie quelli amanti delle teorie complottiste, sono affezionati, diciamo così, all’Area 51 fin dagli anni ‘50 del secolo scorso, quando il governo Usa fu sospettato e accusato di averci nascosto i resti di uno o più Ufo , con relativo equipaggio, caduti nei pressi di Roswell, cittadina del New Mexico nel 1947. Quel che cadde, effettivamente, fu un pallone sonda di una missione segretissima, Mogul il nome in codice, tesa a verificare test atomici, allora in pieno svolgimento dopo la fine della seconda guerra mondiale, e loro conseguenza.
Il segreto non fa bene alla comunicazione, specie quando si ha a che fare con complottisti, e quindi a nulla valsero le smentite, immediate e reiterate fino agli anni ‘90, quando si insediò anche una commissione di inchiesta Ma non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare e quindi anche oggi è un continuo rincorrersi tra chi grida al segreto di stato che copre l’esistenza di Ufo, della serie “non ce lo vogliono dire”, e chi cerca di far capire che non c’è nulla da nascondere.
Gli appassionati di Ufo continuano comunque a riunirsi periodicamente all’ingresso principale della gigantesca base militare, che si diparte dalla statale 375 del Nevada, soprannominata Extraterrestrial Highway.
I militari fanno il possibile per fare oggi chiarezza, nel limite ovvio di mantenere le informazioni riservate al sicuro. Hanno perfino messo in piedi un sito, noioso per la verità , dove però si possono vedere i filmati dei cosiddetti “avvistamenti ufo”: www.aaro.mil.
La stessa Agenzia spaziale americana, Nasa, dedica molta attenzione oggi al tema, non è chiaro se per amore di conoscenza o per aprire un canale nuovo col pubblico, un americano su 5 crede agli ufo o che gli extraterrestri siano già fra noi.
Comunque non si sa mai, pare il ragionamento, dato che il report Nasa presentato il 14 settembre scorso sul fenomeno degli avvistamenti di oggetti non identificati dice a chiare lettere che non abbiamo nessuna prova dell’esistenza di questi oggetti e relativi abitanti costruttori, ma dice anche, quasi per obbligo, che non possiamo neppure escluderlo.
E’ stato nominato un direttore del progetto, Mark McInerney, già uomo di contatto fra Nasa e Pentagono, che subito ha promesso onestà e trasparenza e ci si è affrettati a dichiarare che verranno usati i più moderni strumenti di AI disponibili e che abbiamo bisogno di tanti più dati. Ma anche questo oggi è d’obbligo.
Mentre mezzo mondo si sbellica dalle risa a vedere le due mummie di extraterrestri presentate nei giorni scorsi al parlamento Messicano da Jaime Maussan, personaggio che è definito da anni “spacciatore” di finti resti alieni , non bisogna dimenticare che la ricerca di vita extraterrestre è qualcosa di terribilmente importante e profondo.
Su Marte ci basterebbe trovare un batterio anche fossile per gridare Eureka, e sui pianeti delle stelle vicine, sono finora quasi 6.000 che conosciamo bene, cerchiamo coi migliori telescopi spaziali una traccia che ci riporti alla presenza di vita: vapori di metano, di origine organica tracce di clorofilla, provenienti da vegetazione e mille altri segni che incessantemente i progetti come Seti, Search for Extraterrestrial Life, cercano scandagliando il cosmo.
Le considerazioni alla base di queste ricerche oltre che tecnologiche e scientifiche sono anche filosofiche: cos’è la vita, cosa siamo disposti a considerare “vita”. Domande che ci mettono di fronte a problemi probabilmente irrisolvibili cui l’umanità si dedica fin dai tempi dell’antica Grecia e della sua immortale filosofia. Altro che Ufo.

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