ECONOMIA
Fonte: La Stampa
L’obiettivo è creare un fondo per gli investimenti con lo scopo di mobilitare 315 miliardi entro il 2017. Il presidente della Commissione sul premier: «Ha cambiato le cose in Italia». Il premier: «È documento di compromesso ma per la prima volta c’è la parola flessibilità»
Renzi all’Italy Innovation Day a Bruxelles
Via libera della Ue al piano Juncker che crea un nuovo fondo per gli investimenti strategici (Efsi) con lo scopo di mobilitare 315 miliardi di euro nel 2015-2017. La Ue «prende nota della posizione favorevole» indicata dalla Commissione verso i contributi dei Paesi, «necessariamente in linea con la flessibilità» esistente.
In un’interista a SkyTg24 il presidente della Commissione aveva spiegato che «quello che abbiamo fatto per Francia e Italia, dando più tempo visto le difficoltà a sistemare le cose nelle scadenze previste, è un segno di fiducia e quando un governo mi scrive che farà delle riforme strutturali io gli credo. Quindi sì, ho fiducia nel governo Renzi». E ancora: «In questo semestre la Ue ha cambiato testa» e la Commissione ha stabilito «un triangolo tra consolidamento dei conti, riforme e investimenti» quindi «vedo con piacere l’azione del governo Renzi che ha cambiato le cose in Italia e contribuito a cambiarle in Ue, ma non si può cambiare tutto in soli sei mesi».
«È un documento di compromesso» ma per «la prima volta c’è la parola flessibilità», ha detto Matteo Renzi sulle conclusioni del Vertice Ue. «C’ era chi voleva cancellare» il riferimento alla considerazione «favorevole» ai fini del patto dei contributi al fondo comune. «Io lo considero un fatto positivo: per la prima volta si dice che gli investimenti che hanno un senso di futuro dall’Europa sono scomputati dal patto. È un piccolo passo avanti per l’Italia e un grande passo avanti per l’Europa».
Ora i Ventotto dovranno studiare come rilanciare gli investimenti vincendo le attitudini deflazioniste dilaganti in Europa, come aggiornare (o correggere radicalmente) la strategia di relazioni con la Russia. Su entrambi i temi non ci sono da aspettarsi novità sconvolgenti rispetto alle attese. Il “piano Juncker” che nelle intenzioni moltiplicherebbe un euro di capitale pubblico per 15 mobilitando capitale per investimenti fino a 315 miliardi in tre anni con solo 21 miliardi di euro pubblici dovrebbe partire a metà giugno. Non è chiaro se e quanti Stati parteciperanno al finanziamento diretto del Fondo per gli investimenti strategici: prima i governi, innanzitutto quello italiano, vogliono avere la certezza che tale spesa non conterà ai fini della vigilanza europea sui bilanci pubblici. I dettagli saranno discussi e negoziati a gennaio.