Il primato italiano (due donne alla guida di governo e opposizione) rinnoverà la leadership? Interroghiamoci sull’effetto che questa coppia inedita — come noi solo la Finlandia — potrebbe avere sulle donne. E non solo sulle donne
Domenica 25 settembre. Domenica 26 febbraio. In cinque mesi e un giorno l’Italia, fanalino di quasi coda in tante classifiche che misurano la parità uomo-donna, si è ritrovata Paese leader nel quadrante della politica. A inizio autunno, il voto popolare ha aperto la strada alla prima presidente del Consiglio dopo una sequenza di 67 governi a guida maschile dal 1946. Una stagione dopo, in una piovosa giornata invernale, “il movimento dei gazebo” ha imposto Elly Schlein al timone del principale partito di opposizione, ribaltando il verdetto dei regolarmente iscritti al Pd che le avevano preferito Stefano Bonaccini. Dai documenti personali a quelli programmatici, io sono Giorgia/sono una donna/sono una madre/sono cristiana/ e io sono Elly/non sono una madre/ amo un’altra donna/non per questo sono meno donna/ non potrebbero essere più lontane. Su 7 in edicola, in un articolo a specchio, Michela Mantovan racconta la distanza di voce e visione tra loro (leggi qui).
In questi giorni le avrete sicuramente ascoltate e confrontate, avrete magari letto moltissimo di Elena Ethel detta sinteticamente Elly: la mattina del 27 febbraio, la classifica dei clic sul sito del Corriere della Sera registrava — tra i primi 10 titoli — ben 9 articoli dedicati alla nuova segretaria dem. In comune hanno forse solo il record di essersi conquistate il potere dall’esterno. Meloni risalendo senza increspature i Fratelli del partito di appartenenza, ma dovendo presto saltare gli steccati del centrodestra. Schlein muovendo dalle piazze, virtuali poi reali, e contando semmai su una nomenclatura di supporto della penultima ora.
Proviamo ora a lasciare in sospeso le idee d’Italia che Meloni e Schlein rappresentano e rappresenteranno in contrapposizione (speriamo) leale e (sicuramente) radicale da qui alle Europee del 2024. Interroghiamoci intanto sull’effetto-che-fa: l’effetto che questa coppia inedita — come noi solo la Finlandia — potrebbe avere sulle donne. E non solo sulle donne. L’eredità condivisa di Giorgia, per la quale inizialmente il gabinetto aveva proposto il titolo di «signor Presidente» del Consiglio poi ridotto a «il Presidente», & Elly, che è invece andata dritta su «segretaria» senza temere diminuzioni, dovrebbe finalmente rappresentare per l’Italia una vittoria delle aspirazioni sulle aspettative. Le aspirazioni sono una chiamata a guardare in alto, oltre, fuori dagli schemi («Vivo desiderio di conseguire un fine nobile, o comunque legittimo, da parte di singoli individui, di nazioni, di gruppi sociali», Treccani ). Le aspettative sono invece quelle che se ne stanno lì, in agguato, determinate a stringerci in un orizzonte disegnato da altri al quale rispondere («L’atto, il fatto di aspettare, attesa: stare in a.», sempre Treccani).
Da una parte un movimento ascensionale, che rompe le righe. Dall’altra la forza di gravità che, con la scusa degli equilibri da preservare, ci tiene tutti giù per terra. Se la presidente e la segretaria riusciranno a portare con sé un rinnovamento del sistema politico faranno benissimo a un Paese che certo non può più mettersi in aspettativa. Le aspirazioni custodiscono alla radice un moto da luogo: un’uscita dai luoghi comuni. Il duello attorno alla leadership tra Meloni e Schlein, la loro capacità di costruire futuro, passerà da questo bivio. Qualcuno potrebbe a questo punto avanzare un’obiezione, ricordando Jacinda Ardern e Nicola Sturgeon, premier e segretarie di partito, che si sono dimesse in sequenza in Nuova Zelanda e Scozia. Vuol dire che il potere non è (ancora) un Paese per donne? Entrambe hanno scelto di lasciare dopo aver verificato di aver perso efficacia. La prima ha detto di «non avere abbastanza energia in serbatoio». La seconda di «non essere più adatta a mediare». Ardern aveva governato sei anni, Sturgeon otto. Entrambe con doppia carica (più una pandemia attraversata). Se la politica è servizio pubblico e non privilegio personale, sono archi di tempo sensati per passare il testimone. Non è una resa, è una navigazione circolare: dovrebbe essere regola unisex, non scandalo.