Fonte: Corriere della Sera
di Giulio Olimpio
Soldati e agenti, esattamente come avviene in Iraq, sono un target fondamentale, l’effetto spettacolare, la corsa all’Eliseo, la missione affidata a individui o nuclei ridotti
Primo. I terroristi tornano da dove sono «partiti»: quando, nel gennaio 2015, venne neutralizzata la cellula di Verviers, Belgio, gli inquirenti scoprirono che i militanti avevano tra gli obiettivi gli uffici della polizia. Soldati e agenti, esattamente come avviene in Iraq, sono un target fondamentale. In questo modo si accresce il senso di insicurezza tra i cittadini e costringono chi è in divisa ad una vigilanza doppia. Già nel 2014 il portavoce Isis dell’epoca, al Adnani, aveva esortato gli affiliati ad attaccare gli uomini in divisa. Un ordine eseguito con molte aggressioni specie in Francia anche negli ultimi mesi.
Secondo. L’assalto è avvenuto nel viale più famoso della capitale francese: la risonanza e l’effetto «spettacolare» sono così amplificati. L’impatto della sparatoria supera i confini geografici. E questo è un altro successo per i criminali.
Terzo. I militanti irrompono, con la violenza, nella corsa elettorale verso l’Eliseo. Minaccia ampiamente prevista, con il governo che aveva decretato l’allarme generale. Colpendo in queste ore puntano ad esacerbare il dibattito politico e sociale, ma anche vogliono dimostrare di essere in grado di attaccare nonostante le contromisure. Non va dimenticato che seguono quanto fece al Qaeda con la strage di Madrid (2004), attentato che ebbe conseguenze pesanti sul voto.
Quarto. I criminali mantengono l’iniziativa, anche se lo Stato Islamico e i qaedisti sono sotto pressione. La missione è affidata a individui o nuclei ridotti. Non sono più i team multipli, con kamikaze visti in passato in Francia e in Belgio. Però bastano. Senza trascurare quanti altri sono stati fermati prima che potessero agire. Pochi giorni fa l”antiterrorismo ha bloccato due uomini a Marsiglia: secondo la magistratura erano un passo dall’attacco.
Quinto. Nella sua veloce rivendicazione Isis identifica il suo «soldato del Califfato»: Abu Youssef al Belgiki, ossia il belga, mentre per la polizia era originario di un sobborgo della capitale. Le due cose non sono in contraddizione: è possibile che abbia solo vissuto nel paese confinante. Se i terroristi dicono il vero vuol dire che sarebbe stato ripetuto lo schema operativo del novembre 2015, con alcuni dei killer che usano il territorio belga come rifugio e punto di partenza. È la base di prossimità, tattica suggerita dagli ideologi qaedisti e ripresa dai seguaci dello Stato Islamico. Con una particolarità specifica: qui il bacino è ampio, con mujaheddin presenti in Siria-Iraq e simpatizzanti rimasti a casa. Quindi minaccia esterna ed interna che a volte si fondono.
Sesto. Il responsabile era noto ai servizi di sicurezza, alle spalle molti precedenti. Situazione che si ripete spesso, in Europa come negli USA, e che innesca polemiche. In alcuni casi ci sono stati errori nelle verifiche, la polizia ha abbandonato troppo presto la presa su figure sospette. Però è bene ricordare che negli archivi francesi compaiono i nominativi di circa 16 mila persone potenzialmente pericolose.