16 Gennaio 2025

L’industria dell’auto è attesa da numerose sfide, ma secondo S&P Global Ratings l’impatto sui bilanci delle banche dovrebbe essere contenuto

Le difficoltà del settore automobilistico in Europa, in caso di ulteriore deterioramento, rappresenterebbero «un rischio per la qualità degli asset delle banche di Paesi come Germania, Svezia ed Europa centrale e orientale (ad esempio Slovacchia e Repubblica Ceca, ndr)», dove questa industria è cruciale in termini di creazione di ricchezza e di occupazione. E’ il monito contenuto in un report diS&P Global Ratings pubblicato ieri, secondo cui, comunque, le perdite potenziali per le banche europee dovrebbero essere gestibili. Una valutazione che riflette la capacità di resilienza del sistema bancario europeo, pur in un contesto industriale sempre più complesso.

I produttori di automobili in Europa devono affrontare numerose sfide: domanda debole nei principali mercati, pressione competitiva dai produttori cinesi e transizione verso i veicoli elettrici (Ev). A tutto ciò si aggiungono i rischi di nuovi dazi statunitensi, minacciati dal presidente eletto Donald Trump, sulle importazioni di veicoli e, vera spada di Damocle, norme europee più rigide sulle emissioni di CO2, entrate in vigore lo scorso 1 gennaio, che potrebbero produrre sanzioni per 15-16 miliardi.

Questi fattori ovviamente penalizzano la redditività e creano incertezza. Non va trascurato, inoltre, che anche i prestiti ai fornitori potrebbero generare ulteriori costi per le banche nel 2025. La qualità del credito è più sotto pressione rispetto a quella dei produttori.

A dicembre 2023, le 20 principali banche europee registravano un’esposizione al settore automobilistico di circa 57 miliardi di euro, pari all’1,2% dei prestiti totali alle imprese non finanziarie. Includendo anche la produzione di prodotti in gomma legati al comparto auto, l’esposizione raggiungeva gli 89 miliardi di euro (1,9% del totale). Alcuni istituti, come Commerzbank, CaixaBank, Erste Group Bank e UniCredit, presentavano esposizioni superiori al 3% dei loro portafogli prestiti.

La qualità di questi portafogli, tuttavia, rimane stabile: il tasso medio di Npl è del 4%, mentre il rapporto di stage 2 si attesta all’11%. Secondo S&P Global Ratings, anche in caso di peggioramento del settore, l’impatto sui bilanci delle banche dovrebbe essere contenuto, con perdite previste tra l’1% e il 3% dei ricavi operativi (prima degli accantonamenti) per il 2025.

Nonostante tutto, «la previsione è che le banche europee continuino a registrare solide performance operative nel periodo 2025-2026», ha commentato il credit analyst Nicolas Charnay, co-autore del report, sottolineando che «nel nostro scenario di base, ci aspettiamo un moderato aumento dei costi del credito a causa dell’aumento delle morosità e delle ristrutturazioni dei prestiti in portafogli specifici, come gli immobili commerciali e le piccole e medie imprese». Tuttavia, la resilienza degli istituti di credito dipenderà dalla capacità di rispondere a un contesto industriale e geopolitico in rapido mutamento.

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