21 Novembre 2024
Luca Zaia

A remare contro le cinque Regioni del centrosinistra che in settimana dovrebbero ufficializzare la nascita di un coordinamento verso il referendum abrogativo

Sale di giri il tema dell’autonomia differenziata: il governatore del Veneto Luca Zaia tende una mano alle Regioni del Sud e suggerisce loro di farsi avanti, dicendosi anche disposto a gemellarsi con un territorio del meridione per testare la legge e far emergere eventuali disuguaglianze. Intanto ipotizza per la sua Regione un accordo entro fine anno, naturalmente dicendosi pronto a presentare le richieste per le materie. A remare contro, oltre al Comitato referendario delle opposizioni, ci sono sempre le cinque regioni del centrosinistra (Toscana, Emilia Romagna, Puglia e Campania a guida dem e la Sardegna a trazione M5s) che in settimana dovrebbero ufficializzare la nascita di un coordinamento che dovrà stilare una bozza di testo condiviso e “inattaccabile” per il referendum abrogativo. Ma bisognerà fare in fretta visto che tra una decina di giorni al massimo il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini dovrà dimettersi per il disbrigo amministrativo utile al suo insediamento al Parlamento europeo il 16 luglio.

Le 9 materie non Lep
All’idea del gemellaggio col Sud lanciata da Zaia ha risposto il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio (Forza Italia), osservando che «ben venga ogni idea se può essere buona, ma in Piemonte abbiamo già un gemellaggio naturale con il Sud, qui vivono già tante genti del Sud, quindi non abbiamo bisogno di proporre un gemellaggio, qui c’è l’Italia». Zaia intanto lancia una stilettata alle cinque Regioni contrarie alla legge Calderoli spiegando che sì, il referendum abrogativo «è un diritto democratico ma bisogna vedere se quello che si chiede è costituzionale». Sempre lui, che negli anni scorsi era uno dei “cavalieri” dell’autonomia per il suo Veneto, insieme a Lombardia e Emilia Romagna, ha anche fatto sapere di aver già fatto un passo in avanti per le 9 materie non Lep (cioè Rapporti internazionali e con l’Ue; Commercio con l’estero; Professioni; Protezione civile; Previdenza complementare e integrativa; Coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; Casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; Enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale; Organizzazione della giustizia di pace). E in una lettera inviata alla presidente del consiglio Giorgia Meloni ha chiesto di «aggiungere per una prima indagine dei più complessi profili di attribuzione» anche le materie Lep inserite nella pre-intesa del 2018: Politiche del lavoro, Istruzione, Salute, Tutela dell’ambiente e dell’ecosistema.

Governatori Occhiuto e Bardi perplesssi
Le Regioni del Sud, in particolare quelle di centrodestra corteggiate da Zaia ma anche dal fronte dei governatori del no, intanto tacciono anche se Occhiuto e Bardi avevano sollevato perplessità sull’accelerazione che ha portato all’approvazione del provvedimento. «Sembra più una bandierina da dare ad una forza politica che invece una riforma capace di superare anche il divario fra le regioni del Sud e quelle del Nord», aveva detto il presidente della Calabria e il governatore della Basilicata aveva sottolineato l’occasione persa di «migliorare ulteriormente il provvedimento».

Dem pensano a una grande mobilitazione<
In casa dem intanto si continua a chiedere una grande mobilitazione contro la legge, come ricorda il deputato Piero De Luca, che da Napoli parla di «battaglia epocale perché dobbiamo difendere il futuro del nostro territorio». La strada per l’autonomia differenziata comunque non sarà breve visto che tra l’altro dovrà essere completato l’iter, complesso, per la determinazione dei Lep, che significa anche le risorse necessarie per garantire il livello minimo e uniforme sul territorio nazionale dei servizi, naturalmente nei limiti delle disponibilità del bilancio. Solo al termine di questo iter le funzioni potranno essere trasferite a ogni singola regione.

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