Fonte: Corriere della Sera
di Franco Venturini
Esistono due modi diversi ma altrettanto inquietanti per spiegare la nuova crisi russo-ucraina nata dall’incidente navale nello Stretto di Kerch. Il primo è quello di inquadrare il braccio di ferro tra Mosca e Kiev nella guerra non dichiarata che dall’annessione della Crimea (2014) ha già fatto 10.500 morti. Agli scontri armati nelle province filo-russe dell’Ucraina orientale si aggiungono oltretutto nuove tensioni sui fronti interni, ora che l’ucraino Poroshenko attende con forti timori le elezioni del prossimo anno e il russo Putin ha visto diminuire la sua popolarità. Le mediazioni internazionali (accordi di Minsk) hanno portato a poco o nulla, e la decisione di Trump di fornire armi letali a Kiev ha versato olio sul fuoco. Non deve sorprendere più di tanto, allora, che due motovedette ucraine trainate da un rimorchiatore possano sembrare al Fsb russo una forza temibile, che i russi sparino e che i battelli vengano sequestrati. Non soltanto perché le reazioni russe sono sempre sproporzionate, ma anche perché in quel passaggio dal Mar Nero al Mare di Azov l’ex Kgb deve aver visto una sfida, una volontà di non riconoscere l’annessione della rivierasca Crimea, se non addirittura uno sfregio al ponte di 20 chilometri costruito da Mosca per unire la «madrepatria» alla Crimea. Scontate e inevitabili le reazioni delle capitali occidentali, con Varsavia che chiede nuove sanzioni contro la Russia e la Nato che alza la voce più del solito. Ma c’è anche un’altra spiegazione. Il 30 novembre, fra tre giorni, si tiene a Buenos Aires il G20 di quest’anno. In quella sede, oltre a vedere Xi Jinping, Trump incontrerà Putin e con lui parlerà di sicurezza europea e di disarmo. Proprio ieri Mosca ha nuovamente lamentato l’intenzione della Casa Bianca di uscire dal trattato Inf, quello che abolì gli euromissili. E fra tre giorni la Russia spera di avere un chiarimento da Trump, come lo sperano, da posizioni certo diverse, molte capitali europee. Nell’incontro di Helsinki si è già visto che il presidente Usa può risultare cedevole, che non ha rinunciato del tutto al dialogo con Putin. Ma nel bel mezzo di una nuova crisi ucraina la cosa risulterebbe assai difficile, se non impossibile. Che qualcuno abbia pensato a legare le mani dell’imprevedibile Donald?