19 Settembre 2024

L’ultimo intervento sul tema concessioni balneari è stato il decreto Milleproroghe, che ha prorogato di un anno le concessioni senza gare almeno fino al 31 dicembre 2024. Il provvedimento è finito subito nel mirino di Bruxelles, del Quirinale e del Consiglio di Stato

Non è solo il tema migranti, con il braccio di ferro tra maggioranza e opposizioni sulla stretta sulla protezione speciale, al centro del dibattito politico di questa settimana. Un altro tema è destinato a conquistare spazio: i balneari. Si avvicina il momento della verità per il governo.
Giovedì 20 aprile è attesa la sentenza della Corte di giustizia europea, interpellata dal Tar di Lecce sull’applicazione della direttiva Bolkestein sulle concessioni per le spiagge: secondo tutte le previsioni il verdetto confermerà la giurisprudenza in materia. Secondo quanto si apprende da fonti Ue, non dovrebbe arrivare mercoledì 19 aprile il parere motivato della Commissione Ue, che rafforza la procedura di infrazione con cui l’Italia è messa in mora dal dicembre 2020, e che dovrebbe essere accompagnato dalla richiesta all’Italia di conformarsi «entro due mesi».
E ciò per due motivi. Il primo: in occasione dell’incontro che si è svolto la settimana scorsa a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni e Thierry Breton, la premier avrebbe fornito rassicurazioni al commissario Ue che ha la delega al Mercato interno. Secondo motivo: la linea di Bruxelles sarebbe quella di attendere la sentenza della Corte. Peraltro mercoledì 19 aprile il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti incontra a Bruxelles la commissaria europea per la concorrenza Margrethe Vestager.

Il precedente del 2016
Già nel 2016 la Corte di giustizia si è espressa sull’applicazione della direttiva Bolkestein alle concessioni balneari. In quell’occasione era giunta alla conclusione che il rilascio delle concessioni deve essere effettuato sulla base di una procedura di selezione che si fonda su imparzialità e trasparenza. Quattro anni dopo la Commissione europea ha aperto la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. Nel 2020 Bruxelles aveva sottolineato che la legislazione italiana, che prorogava le concessioni fino al 2033 e vietava alle autorità locali di avviare delle gare pubbliche sulle concessioni in scadenza, violava il diritto Ue, creando incertezza giuridica nel settore dei servizi turistici e scoraggiando investimenti in un settore cruciale per l’economia del Paese, causando oltretutto una «significativa perdita di introiti» per lo Stato italiano. La nuova sentenza della Corte di giustizia Ue attesa in questi giorni, hanno sottolineato fonti europee, «potrebbe avere conseguenze e dovrà essere pienamente presa in considerazione».

La proroga fino al 2024 delle concessioni senza gare
L’ultimo intervento sul tema concessioni balneari è stato il decreto Milleproroghe, che ha prorogato di un anno le concessioni senza gare almeno fino al 31 dicembre 2024. Il provvedimento è finito subito nel mirino di Bruxelles, poi del Quirinale (a febbraio Sergio Mattarella ha chiesto al governo di intervenire e rivedere le norme). Infine a inizio marzo è stato bocciato dal Consiglio di Stato.

Meloni davanti a un bivio
Il governo cerca una soluzione, attraverso confronti nella maggioranza e con la Ue. Sul riordino del sistema, però , sono diverse le sensibilità nella coalizione Lega e Forza Italia chiedono di accelerare la mappatura e avviare il tavolo interministeriale, previsto sempre nel Milleproroghe. E anche all’interno di FdI non c’è un perfetto allineamento di vedute su un tema che riguarda un elettorato da sempre molto vicino al centrodestra. Meloni si trova pertanto davanti a un bivio: cercare con Bruxelles un compromesso fra la direttiva Bolkestein e la tutela dei balneari; oppure proseguire nel braccio di ferro per dimostrare che si tratta di concessioni di beni e non di servizi, quindi non sottoposte alla direttiva.

Salvini, chi vorrà proseguire impresa famigliare deve averne diritto
«Ho preso un impegno: che chiunque voglia proseguire nei sacrifici dei loro nonni e genitori, per legge avrà diritto a gestire quelle spiagge». Così il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini in un incontro elettorale a Marina di Pietrasanta, in provincia di Lucca. «Mi pare ragionevole – ha aggiunto Salvini – dopo decenni di investimenti. Se vuoi andare avanti con l’impresa, e la stragrande maggioranza sono aziende a carattere famigliare, credo che non debba essere valutato solo il criterio economico, sennò arriva la prima multinazionale di turno e tanti saluti ai balneari di Pietrasanta. Noi siamo una forza autonomista: le imprese del territorio vengono prima rispetto a chi viene dall’altra parte del mondo, questo è il principio che ci sta guidando. Chi invece molla è giusto che riceva un indennizzo da chi subentra per i soldi e gli investimenti fatti sugli stabilimenti negli anni».

Le richieste dei balneari
Il settore chiede all’esecutivo di risolvere la situazione di stallo; di aprire un tavolo di confronto; di avviare la raccolta dati per la mappatura delle spiagge (se non c’è scarsità del bene demaniale non si applica la Bolkestein) con il nuovo sistema informativo Siconbep (per cui sarebbe stato avviato un gruppo di lavoro fra Comuni e Guardia costiera). Ma soprattutto si chiede di procedere con i decreti attuativi legati alla legge sulla concorrenza varata dal governo Draghi, per il calcolo degli indennizzi ai concessionari uscenti.

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