19 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

renzi

Il premier in Aula per replicare anche alla seconda mozione, presentata dal M5s. “Attaccare sulle banche e non su atti più importanti è una scelta politica delle opposizioni. Ma l’accusa è infima e meschina. Questo governo ha commissariato Banca Etruria senza guardare chi sedeva nel Cda”. Al Centrodestra: “Siete sempre meno”

In attesa della importante partita sulle unioni civili, il premier Matteo Renzi supera indenne le mozioni di sfiducia presentate al Senato da Forza Italia e dal Movimento 5 Stelle in relazione alla “vicenda banche”. Per la prima, i “no” sono stati 178, 101 i si, un astenuto. Per la seconda, i voti contrari sono stati 174, 84 i si, un astenuto.
In sede di replica, dopo la discussione in Aula, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha affermato che “accusare il governo di conflitto d’interessi per la vicenda della riforma delle banche popolari, provvedimento ribattezzato dalle cronache “ddl salvabanche”, “è un’accusa infima e meschina. Questo governo ha commissariato Banca Etruria senza guardare chi sedeva nel Cda. Banca d’Italia ha sanzionato i familiari di un ministro e non c’è stato neanche un solo avvenimento che possa far parlare qualcuno qua dentro di conflitto di interessi, né per Maria Elena Boschi né per nessun altro membro del governo”.
“Chiedere la sfiducia oggi sulla questione bancaria – ha argomentato Renzi – denota da parte delle opposizioni una scelta politica ben precisa. Non avete scelto di porre la mozione sugli atti più importanti, come la legge elettorale, il mercato del lavoro, sulla questione delle tasse, magari evidenziando alcune incoerenze tra quello che abbiamo fatto in passato e quello che abbiamo fatto ora, oppure sugli insegnanti o tanto altro. Si è scelto di non parlare di questo perché si prende atto che su questi provvedimenti l’Italia ha visto finalmente l’azione di un Parlamento capace di far uscire il Paese dalla recessione”.
Tutta questa vicenda è dunque una strumentalizzazione, come Renzi aveva già affermato alla Leopolda. “Voi pensate – ha proseguito Renzi – che gli italiani si lascino strumentalizzare da polemiche e che siano meno accorti di quanto immaginate. Noi siamo orgogliosi della riforma delle banche popolari. Se quel decreto fosse stato fatto alla fine degli anni 90, come Ciampi e Draghi avevano proposto, in tante parti d’Italia avremmo evitato le scene di questi anni in tema di contiguità tra banche e politica”.
La discussione al Senato ha accomunato le due mozioni. Quella di Forza Italia e Lega Nord, primi firmatari i capigruppo Paolo Romani e Gian Marco Centinaio, denunciava “il conflitto di interessi insito all’interno dell’esecutivo”, nello specifico “i fatti che hanno interessato la Banca dell’Etruria e del Lazio e la loro collocazione temporale” che “fanno sorgere più di un dubbio su quanto il Governo in carica sia ancora in grado di assolvere al dovere primario di disinteresse personale nell’adempimento di pubbliche funzioni, di imparzialità e di garanzia dei servizi per un ordinato svolgersi delle attività economiche e della vita sociale in generale”.
La mozione del M5s rilevava come “nel corso dell’anno 2015, il Governo ha adottato provvedimenti che, di fatto, hanno mutato radicalmente l’assetto del sistema bancario e creditizio del Paese. E in tale mutazione si sono inseriti atti e fatti idonei a configurare palesi conflitti di interesse: in capo al presidente del Consiglio dei ministri, oltre che ad altri esponenti governativi di primo piano”. Riferimento diretto alla ministra per le Riforme Maria Elena Boschi, figlia dell’ex vicepresidente dell’istituto aretino, Pier Luigi Boschi. In merito alla vicenda, la ministra ha già alla Camera presentata a suo carico ancora dal M5s.
Per Renzi, “le due mozioni presentano piccoli refusi: sono un copia e incolla da un quotidiano quanto mai lontano dalla vostra storia. E’ un grande divertimento, perché è un editoriale del Fatto, la prossima volta magari controllate”. Poi il presidente del Consiglio è entrato nel merito. “Nel 2015 gli articoli sulla stampa italiana dedicati a Banca Etruria sono stati più numerosi di quelli dedicati all’immigrazione – ha rilevato -. Anziché parlare della direttiva europea sul bail-in o dei crediti deteriorati si è parlato di una sola banca, perché si sostiene che ci sia conflitto di interessi. E’ un’accusa infima e meschina. Questo governo ha commissariato Banca Etruria senza guardare chi sedeva nel Cda. Banca d’Italia ha sanzionato i familiari di un ministro e non c’è stato neanche un solo avvenimento che possa far parlare qualcuno qua dentro di conflitto di interessi, né per la Boschi né per nessun altro membro del governo”.
“Si legge nel testo di una mozione di sfiducia che il decreto sulle popolari imponeva la trasformazione e quotazione di Banca Etruria – ha puntualizzato ancora Renzi -. Ma di tutte le banche interessate dal decreto di gennaio l’unica banca già quotata era Banca Etruria, su cui si sta giocando – ha ribadito il premier – una strumentalizzazione politica comprensibile, alla quale siamo totalmente abituati e che non ci fa paura, ma totalmente slegata dalla realtà”. “In questo Paese chi ha sbagliato paga e chi paga non lo decidete voi ma i giudici, nel primo, secondo, terzo grado di giudizio. E il quarto grado non è un blog dell’illuminato” ha sottolineato Renzi, con un ultimo riferimento a Beppe Grillo.
Poi, rivolgendosi al centrodestra, e in particolare a Forza Italia, Renzi ha osservato: “Siete divisi, siete sempre meno. I giornali conteranno i no, ma se contassero i sì, vedrebbero che sono sempre meno perché tra voi esiste una grande divisione. Attendiamo pazientemente che nel campo moderato del centrodestra si possa tornare a un linguaggio che non è quello della contrapposizione ideologica, che in un in un caso come questo vi porta a fare delle battaglie senza rendervi conto di cosa è stato il sistema bancario in Italia”. Quanto alla Lega, “avete governato il Paese e lasciato le cose peggio di come le avevate trovate. Tenetevi le vostre polemiche, aggrappatevi al fango – ha concluso il premier -, noi pensiamo all’Italia e la lasceremo meglio di come l’abbiamo trovata”.

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