Una volta non si muoveva nulla, oggi si muove troppo. E disordinatamente
Sarà interessante conoscere l’opinione del governo (non solo della Banca d’Italia o meglio della Bce) sull’Offerta di pubblico scambio (Ops) lanciata questa mattina da Unicredit sulle azioni di Banco Bpm, gruppo quest’ultimo peraltro già impegnato, a sua volta, in un’Opa, Offerta di pubblico acquisto, su Anima, e ora frenato dalla cosiddetta passivity rule. E già questa è se non una anomalia una curiosa variante. Oltre al fatto che si era appena delineato, con l’intuibile consenso del governo, una possibile soluzione per Mps (che Unicredit, ai tempi di Draghi e Franco, non prese nonostante la dote) con il coinvolgimento di Banco Bpm e azionisti privati come Caltagirone e Luxottica.
Quella che era un tempo la foresta pietrificata degli istituti di credito, quasi tutti a controllo pubblico, si è trasformata giustamente negli anni in un mercato aperto con soggetti forti che hanno la necessità di esserlo ancora di più, soprattutto a livello europeo. Il rischio è solo quello che si trasformi in una giungla di confronti muscolari e di inutili rivalità, anche personali.
L’Unicredit con la guida di Andrea Orcel e la presidenza di un predecessore di Giancarlo Giorgetti alla testa del ministero dell’Economia e delle Finanze come Piercarlo Padoan, ci aveva già provato con Bpm (fuga di notizie che aveva fatto saltare l’operazione). Il gruppo milanese è ancora in corsa (ma lo è veramente?) per controllare la tedesca Commerzbank.
Vinca comunque il mercato, si crei valore per gli azionisti con regole chiare e certe, visto che quella bancaria è un’attività regolata, senza dimenticare che il principale oggetto di una banca è quello di dare credito all’economia e non di soddisfare gli appetiti crescenti dei soci forti, i grandi fondi internazionali.