Fonte: Corriere della Sera
di Valentina Santarpia
L’ex sindaco di Napoli, che ha avanzato la sua candidatura alle primarie del Pd, sottolinea: «E’ impossibile che il Pd metta una regola per cui io non possa partecipare alle primarie. Renzi a ottobre ha detto che le regole non le cambia, e io gli credo»
Sedici anni e mezzo da leader del centrosinistra in Campania, alcuni da salvatore della patria, altri nella polvere. E adesso Antonio Bassolino ritorna in politica: alla diretta streaming di #Corrierelive oggi l’ex- sindaco di Napoli, ex-ministro del Lavoro ed ex- governatore della Campania, risponde alle domande di Tommaso Labate e di Monica Guerzoni e a quelle dei nostri lettori. Tema centrale: la sua candidatura alle primarie del Pd. Una scelta, spiega l’ex sindaco, fatta «perché Napoli è in grossa difficoltà e perché il Pd a Napoli è messo male». Ma anche per evitare a quel ballottaggio – che Bassolino spera sia a maggio, non a giugno – ci arrivino de Magistris e Movimento Cinque Stelle.
«Il gruppo dirigente del Pd è debole, Renzi non può fare tutto»
Il Pd è a una prova decisiva, al momento ha due candidati a sindaco, uno è Piero Fassino a Torino e un altro è quello di Napoli, Bassolino appunto, entrambi della vecchia guardia. Segno di una difficoltà del Pd di Renzi? «C’è un problema di classe dirigente- ammette Bassolino- Al momento Renzi sta continuando a fare il segretario di partito e il premier, ma potrà continuare a farlo entro un certo limite. Il primo passo da fare è avere due squadre forti, una al governo e un’altra al partito. Altrimenti tutto finisce per cadere sulle spalle di Renzi», insiste l’ex governatore. «Non uso, come una volta, l’espressione classe dirigente, ma sicuramente ad un certo punto dovrà esserci maggiore autonomia tra il partito e il governo, evitare una sovrapposizione tra partito politico e governo. Matteo Renzi dovrà porsi il problema». Secondo Bassolino, «Renzi è a un bivio, ha conquistato il Nazareno e palazzo Chigi contemporaneamente, ma adesso deve dare una prospettiva».
«Renzi pensa solo al referendum»
Se il Pd non vincesse in nessuna di queste tre città- Napoli, Milano, Roma- cosa accadrebbe? «Difficile dire cosa succederebbe, ma mi è chiaro ciò che Matteo Renzi pensa: Renzi si rende conto che è difficile il ruolo del Pd nelle città, ha molto da fare, e quindi delega, e nella sua testa pensa fin da ora che il suo vero appuntamento è il referendum nel prossimo autunno. Ma questo è vero solo in parte- insiste Bassolino- le prossime elezioni amministrative hanno un valore enorme». In realtà il rapporto tra Bassolino e Renzi non è così stretto: si sono incrociati una volta in una trasmissione di Santoro, salutati ad una segreteria del Pd, ma Bassolino non è stato poi proposto per alcun ruolo né da Renzi né dai suoi oppositori, Cuperlo e compagni. «Non sto neppure nel direttivo di una sezione, non sto in nessun incarico», sottolinea l’ex sindaco. Eppure «l’ho votato e lo sostengo con convinzione», afferma Bassolino, che recentemente è stato assolto da tutte le accuse a suo carico ma non ha ricevuto tante telefonate di congratulazioni. «Non essendosi fatti sentire in momenti delicati e difficili, quando bastava dire: “Abbiamo fiducia nella giustizia e in Antonio Bassolino perché lo conosciamo da una vita e sappiamo che non può aver fatto nulla di male”, erano imbarazzati quando avrebbero potuto farlo successivamente».
«Se il Pd non mi candida alle primarie è colpo di Stato»
«Ho fatto una battaglia a Napoli perché si facessero le primarie del Pd: senza le primarie il Pd non comincia neanche la partita, non entra in campo. Ci sono de Magistris, Cinque Stelle e il centro-destra. Solo con le primarie il Pd si può rialzare in piedi e ricomincia la scalata, anche se sarà difficile per tutti, anche per me. Basta mantenere le stesse regole». Bassolino fa riferimento a quanto sostenuto da Deborah Serracchiani, che propone di non far candidare quelli che sono stati già sindaci:«Io considero impossibile che il Pd non mi candidi alle primarie, sarebbe un colpo di partito: dovrebbe essere una tale norma contra personam, rispetto alla quale impallidirebbero i precedenti ad personam: tendo ad escluderlo. Tant’è vero che già in queste ore ho visto un po’ più di assennatezza e saggezza». Che il nome di Bassolino sia divisivo, ammette l’ex sindaco di Napoli, è una verità: ma le primarie servono proprio a questo, ad avere un confronto tra candidati diversi tra loro. «La politica non è marmellata, deve esserci un confronto vero, serrato tra chi emerge. Poi però, a differenza di come ha fatto de Magistris, un minuto dopo che uno è stato eletto, deve avere i giusti rapporti istituzionali con le altre istituzioni e deve rappresentare tutti i cittadini. La divisione è fisiologica, l’unità deve esserci dopo aver vinto», spiega Bassolino.
«Non mi piacciono le fonti anonime del Pd»
Se si individua un Giuseppe Sala napoletano, ovvero l’omologo dell’ex amministratore dell’Expo pronto a candidarsi a Milano, cosa farà Bassolino? Non sembra intenzionato a tirarsi indietro. «Io, una volta indette le primarie per il 7 febbraio, mi sono candidato- spiega- Lo stesso giorno ho saputo che una fonte anonima diceva che non ero il candidato del Pd. Non mi piacciono le fonti anonime. Bassolino si candida alle primarie perché sono le primarie a decidere chi sarà il candidato del Pd». Secondo Bassolino, dietro le voci contro la sua candidatura – non solo fonti anonime, ma anche due vicesegretari del Pd, ovvero Lorenzo Guerini e Deborah Serracchiani, che hanno dato disco rosso alla sua corsa a palazzo San Giacomo- non c’è Renzi: «Due vicesegretari non fanno un segretario», scherza Bassolino. Ricordando che le ipotizzate regole anti-Bassolino non sono volute dal premier: «Lasciamo stare cambiamenti assurdi, occupiamoci di grandi temi», avrebbe replicato Renzi.
«Prima viene Napoli, poi il Pd, poi io»
«Cosa spinge Bassolino a ricandidarsi? «La prima è la città, che vive un momento molto difficile. Prima di tutto, anche del Pd, c’è Napoli- sottolinea Bassolino- Poi c’è il singolo che si candida. In tutti questi mesi ho voluto mantenere questo ordine: la città vive un momento difficile, il Pd è messo male d è proprio per questo che sento il dovere di mettermi al servizio della città. Se la situazione napoletana fosse meno difficile, non mi sarei candidato. Mi candido proprio perché la battaglia è difficile».
«Ho vinto più di Renzi»
«Mi sono candidato diverse volte, la seconda volta ho sempre preso più voti della prima, ho vinto più di Renzi- ha ricordato Bassolino- Per cui credo di sapere cosa è giusto da fare e cosa non va ripetuto. Tra le cose da non ripetere, è non stare attento ai tempi: la vicenda dei rifiuti è tutta lì. Era bene fare un impianto anche di termovalorizzazione, e io ho combattuto per quell’impianto, in mezzo a tante critiche. E senza quell’impianto non si potrebbe vivere. Ma i tempi non hanno coinciso, perché non siamo riusciti a fare quell’impianto in due anni, come bisognava fare, ma in quattro anni. Quindi va fatta una riflessione sulla giustezza dei tempi e sulle persone di cui ci si circonda».
«I 5 Stelle possono vincere a Roma e competono a Napoli»
«Il Pd è la prima forza politica, secondo le ultime elezioni europee», sottolinea Bassolino. «Ma il voto delle Europee non è più ripetibile». «A Napoli il Pd è debole in questo momento, lo è anche a Roma, anzi forse di più. A Napoli forse c’è una possibilità di vincere, con un candidato forte, a Roma i Cinque Stelle potrebbero vincere al di là delle loro stesse intenzioni e del candidato: sarebbe una vittoria preterintenzionale. Il M5S può competere a Napoli e vincere a Roma». Bassolino è stato criticato da molti per essere un «Tutankhamon» della politica, perché non fa parte di quella nuova generazione fresca e forte di amministratori e politici rampanti: ma lui la pensa diversamente. «In un sindaco è molto importante avere energie fresche, fisiche, mentali, ma il sindaco di una città non è la stessa cosa che fare il parlamentare: conta anche la conoscenza della città, l’intuito, il naso. Il sindaco l’ho fatto e durante quegli anni non ho mai tenuto un telefono spento, neanche per 5 minuti, 24 ore su 24, per anni interi. So bene cosa significa, le forze e la passone che ci vogliono. Tanti mi chiedono: “Chi glielo fa fare?”. I miei figli stessi mi hanno espresso le loro perplessità. E’ dura, mi hanno detto, anche dopo se ce la fai. Ma ai miei figli prima di scrivere “ mi candido”, ho spiegato che anche se so che ne dovrò affrontare di tutti i colori, e che c’è il rischio di star male da tanti punti di vista, sarei stato molto peggio se non avessi affrontato questa prova, di fronte a questa città. Mi candido ad una cosa che so di aver saputo fare e che so posso ancora fare bene».
«Nel Pd qualcuno lavora per perdere»
Perché Bassolino difende così la sua candidatura? «Vado avanti con le primarie perché penso di poter parlare a tante forze della città che in questi anni sono state lontane dal Pd. Penso di riuscire a smuovere un voto trasversale. Da luglio ci sono pagine e pagine sui giornali sulla mia ipotetica candidatura: se da allora il Pd mi avesse chiesto di aiutarlo a trovare un candidato, mi sarei impegnato molto volentieri, ne avrei trovati 4-5, li avrei sondati, avrei dato i nomi volentieri al Pd. Ma in questi mesi, non c’è stata una sola telefonata da parte loro, mentre si sono fatti sentire pezzi di città». Forse è vero quanto scrive un fondo del Corriere del Mezzogiorno, secondo cui de Magistris è il candidato del Pd? Secondo Bassolino, «no: lo scrivono perché tanti pezzi della città pensano che il Pd si sia già rassegnato. Io penso che ci siano nel Pd quelli che si muovono per non vincere. Ma io, come Matteo Renzi, ho un vizio e un difetto: voglio vincere. Quindi a me non piacciono quelli che lavorano per perdere». Una delle ragioni della simpatia di Bassolino per Renzi è che negli anni ‘90, da sindaco, cercava anche lui di cambiare dalle città il governo di Roma: «Ma oggi non solo non sono geloso, ma mi fa piacere che un sindaco da Firenze sia riuscito a cambiare Roma».
Bassolino social
Nonostante l’età e l’esperienza, Bassolino si rivela un amante delle nuove tecnologie e un utilizzatore attento dei social network. Scrive da solo i suoi tweet, i suoi post su Facebook, anche se non sa se Renzi lo segua: «Mentre io leggo sempre le cose che scrive, ci mancherebbe, è il segretario del mio partito». Niente autisti, niente portavoce, niente segretari, Bassolino è così autonomo e solo nella sua campagna che coglie l’occasione di #Corrierelive per lanciare un appello: «Presso la Fondazione Sud andiamo alla ricerca di giovani e volontari, disponibili almeno per sei mesi. E con tante energie».