18 Settembre 2024

Peraltro, mai come in questo momento l’Europa deve restare unita nelle sue scelte

A qualcuno è venuto l’atroce sospetto che la presidente della Bce, la francese Christine Lagarde, abbia nostalgia degli Stati Uniti e dei tempi in cui, a New York, guidava il Fmi, il Fondo monetario internazionale. Perché tale dubbio? Per il motivo molto semplice che l’attuale inquilina dell’ultimo piano dell’Eurotower di Francoforte parrebbe, certe volte, ragionare come se fosse ancora oltreoceano e ragionasse come quei cittadini statunitensi che fanno il tifo per il loro Paese nella competizione globale con l’Europa.
È il caso della sfida inflazionistica con gli Usa che cercano ora di riprendersi dopo aver toccato, con il 9%, il record degli ultimi 40 anni. Non si spiegherebbe altrimenti l’ostinazione con cui Madame continui, imperterrita, sulla strada dell’aumento dei tassi europei, pur non esagerando come negli Usa, anche quando non ci sarebbero più le condizioni per dover insistere “sturm und drang” su tale cammino. Basterebbe verificare meglio le cifre – come il Sole ha sottolineato anche la scorsa settimana – perché i dati sembrano parlare chiaro sulla necessità di allentare la stretta da parte della Bce.
Che ne pensa, al riguardo, il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, che già diversi mesi fa aveva invitato la Banca centrale europea ad invertire la rotta? Ho nuovamente sentito il parere del “numero uno” di Assobancaria e la sua risposta è stata molto chiara ed immediata: «Vediamo adesso cosa deciderà la Bce dopo il rallentamento dell’inflazione negli Stati Uniti ed in Europa. Negli Usa la Federal Reserve aveva cominciato ad alzare i tassi prima e di più di quanto abbia fatto Francoforte, ma se oggi la Bce continuasse ad aumentarli ci sarebbero maggiori problemi per i debiti dello Stato italiano e per quelli delle famiglie e delle imprese».
Un messaggio esplicito, quello di Patuelli: è davvero giunto il momento di voltar pagina mettendo uno stop all’“escalation” del costo del denaro. Peraltro, mai come in questo momento l’Europa deve restare unita nelle sue scelte: l’ha ribadito lo stesso Draghi che è anche stato il predecessore della Lagarde a Francoforte. Parlando, la scorsa settimana, negli Stati Uniti dopo un lungo silenzio, ha, infatti, sottolineato la necessità che l’Ue acceleri sul fronte dell’integrazione attraverso “un genuino processo politico”. Ancora una volta “Supermario” si è quindi dimostrato tale: Bruxelles e Francoforte debbono ora essere capaci di prendere decisioni unanimi ascoltando anche quelli, come l’Italia su immigrati e tassi, che possono avere avuto pareri diversi. In questa calda estate, per Christine Lagarde è, dunque, arrivato il momento di sottoporsi a quella prova del nove che tutti attendiamo da tempo.

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