19 Settembre 2024
laboratorio

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Approvata il 19 febbraio del 2004 è stata demolita pezzo dopo pezzo dalla Consulta. Voluta dal governo Berlusconi e dalla Chiesa è stata una delle leggi più odiate e fece crollare le nascite. Oggi si possono fare eterologa e la diagnosi preimpianto, ma è proibita la ricerca sugli embrioni abbandonati. Ancora vietato l’accesso alle donne single e lesbiche

«Mia figlia è nata da una battaglia in tribunale contro un divieto crudele». Era il 2017 eValentina Magnanti, portatrice di una grave malattia genetica, diventava madre dopo sette aborti di una bellissima neonata che oggi ha sette anni. Bambina sana, “figlia” della sentenza della Consulta del 2015 che dichiarava incostituzionale uno dei paletti più odiosi della legge 40 sulla Procreazione Medicalmente Assistita: il divieto di selezione dell’embrione per coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche. Coppie costrette, se il feto risultava malato dopo l’esame dell’amniocentesi, a ricorrere all’aborto terapeutico oppure a partorire bambini con serie anomalie.
Così era successo a Valentina, nel 2010, quando dopo l’ultimo tentativo di avere un figlio, si ritrovò da sola ad abortire un feto di cinque mesi in un bagno dell’ospedale Pertini di Roma, perché tutti i medici di turno erano obiettori. «Dopo quella tragedia con mio marito Fabrizio decidemmo di rivolgerci all’Associazione Coscioni e all’avvocata Filomena Gallo per impugnare la legge 40: abbiamo vinto, per noi e per tante altre coppie che hanno malattie genetiche, ma grazie alla selezione dell’embrione oggi mettono al mondo figli sani».

La legge più odiata nella storia della Repubblica
Compie vent’anni la legge 40, la cosiddetta “legge dei divieti”, tra le più avversate e odiate della storia recente. Approvata nella notte del 10 febbraio del 2004 a scrutinio segreto con 227 voti favorevoli, 222 contrari e 3 astenuti in un clima feroce, entrata il vigore il 19 febbraio, confermata da un referendum senza quorum nel 2005, bocciata da medici e scienziati ma voluta tenacemente dalla Destra, dai cattolici integralisti e dalla Cei di monsignor Camillo Ruini. Il presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, il ministro della Sanità Girolamo Sirchiache (pentito) afferma: «Oggi agirei in modo diverso, cambiare la legge è stato giusto». Un concentrato di proibizioni che con lo slogan “mettiamo fine al far west della provetta” all’improvviso buttò fuori l’Italia dall’Europa, trasformando le coppie infertili del nostro paese in emigranti della procreazione. Si calcola che dal 2004 al 2014, quando la Corte Costituzionale dichiarò illegittimo il divieto di fecondazione eterologa, almeno centomila coppie siano state costrette all’esilio riproduttivo.

L’esilio procreativo di migliaia di italiani
«Dietro gli slogan contro il far west della provetta, il vero intento non dichiarato della legge era quello arrivare allo status giuridico dell’embrione, per scardinare la legge 194, del resto proprio all’articolo 1 si parla di diritti del concepito» ricorda Antonino Gugliemino, ginecologo di lungo corso, ex presidente della Siru, società italiana di riproduzione umana. «Nei primi anni della legge, con il divieto di congelare gli embrioni, l’obbligo di impiantare tutti quelli che venivano prodotti e con la proibizione di selezionarli, in Italia il numero di gravidanze crollò drasticamente».
Non solo. Fino al 2009, quando sempre grazie alla Corte Costituzionale è stato abolito il limite dei tre embrioni e i centri hanno ricominciato a poter crioconservare, l’Italia ha detenuto il rischioso record di gravidanze gemellari e trigemellari. «Nel mondo la statistica era dell’1,1%, da noi del 3,3%, sono stati anni davvero bui», dice con voce grave Guglielmino. Oggi che gran parte della legge 40 è stata smantellata, con cinque sentenze della Consulta, centinaia di ricorsi nei tribunali e nei tribunali amministrativi regionali, con interventi e cancellazioni che costituiscono un unicum nella storia parlamentare, la “Pma”, ossia la procreazione medicalmente assistita è entrata nei Lea, cioè i livelli essenziali di assistenza, ancora però non operativi.

Divieto di ricerca su un milione di embrioni orfani
«Oggi noi possiamo utilizzare tutte le tecniche ma scontiamo l’oscurantismo di quella legge, con molte coppie che tuttora preferiscono andare all’estero». Di quella che fu la legge 40 infatti restano in piedi ancora tre divieti. Il divieto di adottare o destinare alla ricerca gli embrioni abbandonati dalle coppie, sia gli embrioni sani che quelli malati (Se ne producono circa 50mila l’anno, la stima è di un milione di embrioni orfani, nei caveau sottozero dei centri di fecondazione assistita). Il secondo divieto riguarda le banche dei gameti: oggi sono vuote. La mancanza di una politica di incentivi «per donatori di sperma e donatrici di ovociti – aggiunge Guglielmino – ci obbliga infatti a importare oltre il 90% di gameti congelati dall’estero». Infine, terzo divieto, la proibizione di accesso all’eterologa per donne single e coppie lesbiche.

Quelle coppie condannate dalla legge a partorire figli malati
«Sono stati anni di sofferenza inaudita, le legge 40 è stata una legge manifesto, ideologica e antiscientifica. Sembrava scritta contro le coppie, non per far nascere dei bambini», rammenta l’avvocata Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Coscioni e protagonista di gran parte delle battaglie legali che hanno portato alle sentenze della Consulta. «Grazie a quelle iniziative, al coraggio delle coppie che hanno deciso di far valere i propri diritti nei tribunali, ogni anno nascono 14mila bambini che altrimenti non sarebbero nati. O perché figli di genitori portatori di malattie genetiche, o per il divieto di fecondazione eterologa. Penso, con gioia, alle figlie di Valentina e Fabrizio, di Claudia e Maurizio, di Maria Cristina e Armando: non ci sarebbero senza la diagnosi preimpianto che ha permesso ai genitori di mettere al mondo bambini sani. E’ stata una vittoria delle persone. Oggi di quella legge restano in piedi divieti contro i quali continueremo a ricorrere nei tribunali: l’accesso alla Pma per i single e per le coppie dello stesso sesso, il divieto di donare alla ricerca gli embrioni non idonei alla gravidanza, oltre a lottare perché si arrivi a una legge per la gravidanza solidale per altri».

Un mostro giuridico che ci mise fuori dall’Europa
Carlo Bulletti, ginecologo, ha lavorato a lungo a Bologna nell’équipe di Carlo Flamigni, scomparso nel 2020, uno dei padri della procreazione assistita in Italia. Oggi insegna a Yale e dirige l’ambulatorio “Extra omnes” di Cattolica. «Dietro la legge 40 non c’era un intento sanitario ma politico. Prima che fossimo messi ai margini della comunità scientifica le nostre tecniche erano all’avanguardia, si faceva la selezione dell’embrione, l’eterologa, nascevano bambini sani da coppie malate. Ma lo chiamavano Far west della provetta, così nella latitanza del mondo liberal, la Destra e la Chiesa sono riuscite a far approvare un “mostro” giuridico che ha avuto l’unico risultato di far crollare le gravidanze e dare vita a un enorme turismo procreativo».

I divieti che restano contro single e lesbiche
Migliaia e migliaia di bambini concepiti all’estero. «Pensate che grazie alle coppie italiane la Spagna ha triplicato le proprie cliniche della fertilità, un giro d’affari pazzesco, partivano 30mila coppie l’anno. Noi paghiamo ancora oggi i disastri della legge 40: abbiamo pochi centri pubblici, non abbiamo gameti congelati, l’emigrazione continua».
Secondo Bulletti, con il nuovo governo conservatore-clericale, si riaffaccia lo scenario di 20 anni fa. «La Destra ha votato una legge che rende la gestazione per altri “reato universale”, cercando di colpire con quel testo anche la fecondazione eterologa. Una politica miope, perché la “Gpa” avrà comunque un incremento, nel nostro paese riguarda, potenzialmente, 160mila coppie che non possono portare avanti una gravidanza e 40mila coppie omosessuali. Non sarà la legge italiana a frenare questo nuovo esodo, lo sappiamo, non converebbe allora, al di là delle posizioni di ognuno, normarla e renderla solidale?».

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