Firmata l’intesa tra i figli: «Totale armonia e profonda gratitudine per papà»
MILANO. Una riunione tra i cinque figli ad Arcore, in quella Villa San Martino centro nevralgico dell’impero che fu di Silvio Berlusconi, suggella l’accordo in famiglia: piena intesa sulla Fininvest che verrà, blindandola per almeno 5 anni, totale accordo sul patrimonio, su cui per pari durata vigerà il regime di comunione. I 100 milioni destinati a Marta Fascina, ultima compagna del Cavaliere? Saranno riconosciuti, senza battere ciglio. Così come gli altri 100 destinati al fratello Paolo Berlusconi e i 30 per l’amico di una vita, Marcello Dell’Utri. I figli di Berlusconi, ossia Marina, Pier Silvio, frutto delle prime nozze con Carla Elvira Dall’Oglio, e i più giovani Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi, nati dall’unione con Veronica Lario, accettano l’eredità del papà «interpretandone – scrivono in un comunicato congiunto – le ultime volontà in totale armonia per onorarne la memoria con profonda gratitudine, ispirandosi alla sua immensa generosità».
Con l’accettazione “pura e semplice”, come usano dire i notai, senza riserve o benefici di inventario che tormentano altre successioni cariche di ori e tesori come quella recente della famiglia Del Vecchio, si apre un nuovo capitolo per l’impero da oltre 5 miliardi eredità del Cavaliere, tra società, immobili, opere d’arte, liquidità. E il fulcro dell’impero, la cassaforte di famiglia, ossia la Fininvest può cominciare una nuova storia: Marina e Pier Silvio Berlusconi, destinatari della quota disponibile del padre, ne assumono «congiuntamente il controllo indiretto» col 52%, assicurandone «con chiarezza la stabilità e la continuità gestionale». Quello sottoscritto ad Arcore sotto i timbri del notaio Carlo Marchetti, con il partner dello studio Chiomenti, Luca Fossati, più Sergio Erede ad assistere i due figli maggiori e gli avvocati Carlo Rimini e Ugo Molinari per i tre eredi più giovani (affiancati anche dal notaio Mario Notari), è un documento di una quindicina di pagine, ma complesso e articolato tra patti e previsioni che si riassumono in un concetto: pace in famiglia.
La Fininvest, la finanziaria che controlla il 50% delle tv di Mediaset-Mfe, il 53,3% di Mondadori, la totalità del Monza calcio e del Teatro Manzoni, oltre al 30% della “gallina dalle uova d’oro” Banca Mediolanum, vedrà la stabilità con il timone in mano a Marina e Pier Silvio che deterranno il 26% ciascuno, il 52% congiuntamente. Questo perché a monte avranno il 29,1% ciascuno (e oltre il 58% congiuntamente) delle finanziarie che furono del Patriarca, vale a dire Holding Italiana I, II, III e VIII. Casseforti che andranno ai tre figli minori per il 14% ciascuno (42% insieme), che si tradurrà in un 16% di Fininvest cadauno per un 48% complessivo. Un patto parasociale stipulato tra tutti i fratelli prevede la convocazione delle assemblee delle diverse casseforti a monte di Fininvest per recepire nei rispettivi statuti le intese raggiunte. Tra di esse c’è anche un lock-up di 5 anni, ovvero un impegno a non modificare le quote detenute, nelle holding e dunque in Fininvest. La quale, secondo gli accordi, dovrà distribuire sotto forma di dividendi almeno il 50% degli utili, cifra da anni di norma superata. Al termine dei 5 anni si vedrà il da farsi, e per ora non sarebbero stati stipulati patti di prelazione sulle quote. Non ci saranno meccanismi di voto qualificati per le decisioni strategiche: tutte, ordinarie o straordinarie, saranno prese a maggioranza semplice.
Se Marina, che oggi è presidente di Fininvest e Mondadori, e Pier Silvio, a capo di Mfe, con un patto tra loro segnano la stabilità della gestione dell’impero, i tre fratelli minori aumenteranno la presenza nella governance: il numero massimo dei consiglieri salirà dai 12 attuali a 15. E loro avranno diritto a esprimere 3 consiglieri. Oggi in consiglio già siedono Barbara e Luigi, ma – per sua scelta – non Eleonora, che potrà scegliere un rappresentante. In ogni caso c’è piena concordia e lo dimostra il ringraziamento che tutti i figli hanno rivolto a Danilo Pellegrino, ad e dg di Fininvest presente ieri ad Arcore, per l’impegno profuso a loro supporto per un’intesa raggiunta in tempi record, a tre mesi dalla scomparsa del Cavaliere, e a poco più di due mesi dall’apertura del testamento.
La stessa proporzione della ripartizione Fininvest (26% per Marina, 26% per Pier Silvio, 16% per ciascuno degli altri fratelli) sarà poi replicata per le partecipazioni in tutte le società e le proprietà che non fanno parte della holding di Via Paleocapa. Tra di esse ci sono gli immobili di Dolcedrago e non solo, le opere d’arte, le barche. Per tutte le proprietà vige il regime di comunione a cui sono legate agevolazioni fiscali e che rispecchia appieno lo spirito di concordia che anima i primi passi dei Berlusconi dopo Berlusconi.