Fonte: Corriere della Sera
di Massimo Gaggi
Il presidente si prepara al voto del 2020. E il vecchio leone democratico sembra l’unico tra i possibili sfidanti a preoccuparlo davvero
Il matto Sanders contro il sonnolento Biden. Nel 2016 Donald Trump ebbe la capacità diabolica di demolire i suoi avversari repubblicani trasformandoli in caricature. Gli bastò un low energy per smontare la candidatura di Jeb Bush: «Hai le batterie scariche» e la corsa dell’ex governatore della Florida verso la Casa Bianca finì lì. Poi toccò a Marco Rubio, liquidato come un bambino sudaticcio.
Ora il presidente ricorre alla stessa tecnica per le presidenziali 2020: la volata è lunga, la confusione sotto il cielo democratico è grande, ma Trump già scalda i muscoli. Stufo di polemizzare con Elizabeth Warren-Pocahontas, dà — a suo modo, via Twitter — il benvenuto a sleepy Joe Biden un attimo dopo l’annuncio della sua candidatura. Politico di lunghissimo corso (divenne senatore 46 anni fa), Biden è l’incarnazione del vecchio establishment democratico che la sinistra liberal è decisa a demolire. I sondaggi di oggi, che lo vedono vincente fra i 20 candidati democratici e anche in un ipotetico scontro con Trump, non valgono nulla: l’ex vicepresidente è, comunque, un candidato vulnerabile per l’età avanzata, per alcune scelte controverse fatte in Congresso, come il sì all’invasione dell’Iraq, e per le accuse di sessismo. Eppure il vecchio leone democratico è l’unico candidato che Trump teme davvero. Tra i nuovi scesi in campo non ce n’è, almeno per ora, uno che emerge chiaramente e il presidente è convinto di poter battere il populista di sinistra Bernie Sanders semplicemente evocando, come sta già facendo, la parola «socialista» che spaventa a morte una parte molto consistente dell’elettorato Usa.
Moderato e da sempre alleato del mondo del lavoro, Biden sembra l’unico democratico in grado di riconquistare gli Stati centristi (Michigan, Ohio, Wisconsin e Pennsylvania) che tre anni fa hanno sbarrato la porta della Casa Bianca a Hillary Clinton. Impresa non facile anche qualora dovesse battere i candidati di sinistra alle primarie: di certo crollerebbe l’impegno dei giovani e degli attivisti radicali, come già avvenne quando la Clinton prevalse su Sanders. Ma, a differenza di quest’ultimo, Biden può fare il pieno dei voti di neri e altre minoranze etniche se riesce a rimettere in piedi la coalizione Obama. E può provare a riconquistare gli operai bianchi dell’America «profonda» che tre anni fa hanno votato per Trump. Il quale lo teme proprio per questo.