22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

Angela Merkel prova a rassicurare i due leader nazionalisti: avranno mano sostanzialmente libera sulla immigrazione. Lagarde, numero uno della Bce, mette a punto la strategia anti-Covid: “Occorre facilitare politiche fiscali espansive, in particolare nei Paesi dell’area dell’euro con un margine di bilancio limitato”

 

Sul rispetto delle libertà fondamentali l’Ue non arretra di un millimetro e lo stallo sul Recovery resta. La videoconferenza dei leader, come peraltro era previsto, non ha sbloccato il veto di Polonia e Ungheria sul pacchetto economico da 1.800 miliardi di euro. I governi nazionalisti di Mateusz Morawiecki e Viktor Orban continuano a tenere in ostaggio il futuro dell’Europa.
Ma il messaggio emerso forte e chiaro, per bocca del presidente del Consiglio Charles Michel, è che sul rispetto dello stato di diritto l’Unione non è disposta a fare compromessi. Un punto fermo del negoziato che ripartirà già da domani, sotto la regia della presidenza di turno tedesca, alla ricerca di una via d’uscita per liberare il Bilancio 2021-2027 ed il Recovery fund dal ricatto dei due Paesi.
Polonia e Ungheria restano recalcitranti di fronte alla clausola che lega l’erogazione dei fondi al rispetto delle regole fondamentali della democrazia.

Negoziato difficile, toni pacati
Se sottotraccia le trattative sono frenetiche, in superficie si ostenta tranquillità. Alla riunione dei leader la discussione su bilancio, Recovery e stato di diritto è durata poco più di un quarto d’ora: il tempo sufficiente per un’introduzione di Michel ed una descrizione dello stato dell’arte, scarna e pacata, formulata dalla cancelliera Angela Merkel nella sua veste di presidente di turno.
Poi i riflettori si sono accesi su Orban e Morawiecki, che hanno presentato le ragioni del loro veto. Nessun altro intervento, se non quello del premier sloveno Janez Jansa, grande supporter del leader ungherese, che ha preso la parola per perorare la causa di Budapest e Varsavia pur senza seguirle sulla strada del veto.
Una discussione asettica e senza assolutamente alzare i toni, viene riferito, come peraltro voluto da Michel, che prima dell’inizio ha fatto contattare le delegazioni per assicurarsi che tutto restasse sotto controllo e nella calma più totale per non esacerbare il clima.
La vera partita però inizierà da domani e sarà interessante capire fin dove Orban e Morawiecki vorranno spingersi. Gli strumenti in mano all’Ue per andare oltre il veto non mancano e le varie opzioni sono già al vaglio.

Sullo sfondo le opzioni più estreme
Nessuno vuole la guerra con Ungheria e Polonia. Prima Merkel vuole provare ad offrire rassicurazioni scritte per fugare le preoccupazioni di Budapest e Varsavia rispetto ad un utilizzo arbitrario della clausola. Orban e Morawiecki temono possa essere usata come una clava per piegarli, ad esempio sui migranti.
Ma anche se non si riuscisse a riportare i due leader a più miti consigli, la condizionalità sullo stato di diritto presto diventerà vigente. A quel punto, se i “ribelli” dovessero insistere, potrebbero essere azionate quelle che qualcuno ha chiamato “le opzioni nucleari” dell’accordo intergovernativo o della cooperazione rafforzata per realizzare il Recovery fund tagliandoli fuori. Ma questo è uno scenario ancora tutto da venire.

La Commissione Ue contro il Covid-19
In un momento di così grande difficoltà politica ed economia, la Commissione Ue cerca di rassicurare i mercati e le imprese del Vecchio Continente. Bruxelles non intende certo fermare i due vaccini più avanzati nelle sabbie mobili della burocrazia, anzi.
L’Ema, l’agenzia europea per i farmaci, può dare l’autorizzazione alla commercializzazione dei vaccini di Biontech e Moderna nella seconda metà di dicembre “se tutto procederà senza problemi”. Lo ha detto la presidente della commissione Ue Ursula Von der Leyen alla fine della videoconferenza tra i leader Ue.

“Cancellare il debito? Lo vietano i Trattati
“Intanto Christine Lagarde, la presidente della Banca centrale europea, interviene nel dibattito sollevato dall’intervista che il presidente dell’Europarlamento, David Sassoli, ha rilasciato nei giorni scorsi a Repubblica.
“Leggo sempre con interesse tutto quello che dicono i rappresentanti del Parlamento Ue e soprattutto i presidenti, la mia risposta” all’idea di Sassoli di cancellare il debito contratto dai Paesi con la Bce “è molto corta: tutto quello che va in quella direzione è contro i trattati, c’è l’articolo 103 che proibisce quel tipo di approccio e io rispetto i trattati”, la risposta di Lagarde a una domanda dell’eurodeputato Marco Zanni (Lega) durante l’audizione alla commissione Econ.
Gli investimenti pubblici e le riforme, soprattutto se orientati verso sfide a medio e lungo termine come la sostenibilità ambientale e la digitalizzazione, possono costruire un ponte verso una ripresa di successo e inclusiva”, per questo “il pacchetto Next Generation EU deve diventare operativo senza indugio. Le risorse aggiuntive del pacchetto possono facilitare politiche fiscali espansive, in particolare nei Paesi dell’area dell’euro con un margine di bilancio limitato”, ha spiegato ancora la governatrice alla commissione Econ del Parlamento Ue.
Per la numero uno della Bce “c’è stata una risposta pronta e forte alla prima ondata di pandemia che ha colpito le economie dell’area dell’euro. Sono stati progettati nuovi strumenti specificamente adattati alla natura dello shock. Inoltre abbiamo ricalibrato il nostro portafoglio di strumenti esistenti”. Tutte misure “che hanno avuto molto successo nello stabilizzare i mercati finanziari e nel sostenere l’attività economica, contribuendo così a compensare l’impatto al ribasso della pandemia sul percorso previsto dell’inflazione. Affronteremo l’attuale fase della crisi con lo stesso approccio e determinazione” ha detto ancora la presidente della Banca Centrale Europea.

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