Fonte: La Repubblica
Il presidente dell’Inps in un intervento pubblico si è scagliato contro la riforma contenuta nella Legge di Stabilità perché favorirebbe i pensionati “ricchi” a danno delle generazioni future
“Questa è una manovra che fa aumentare il debito implicito, scaricando gli oneri sulle generazioni future: aumenta la spesa pensionistica a favore di categorie che hanno già fruito di trattamenti vantaggiosi”. Così ha dichiarato Tito Boeri, presidente Inps, al convegno “Tutto pensioni” organizzato dal Sole 24 ore a proposito della manovra contenuta nell’ultima legge di bilancio. “Nell’ambito del sistema pensionistico rimangono forti iniquità differenze di trattamento macroscopiche anche nella ambito della stessa generazione, sulle quali fin qui non si è intervenuti”. “Se avessimo avuto calcoli del debito implicito negli anno ’60, ’70 e ’80 le ‘baby pensionì non sarebbero state introdotte perché ci si sarebbe resi conto degli oneri pesantissimi che introducevano”.
“Il debito implicito è l’impegno preso dallo stato nei confronti degli attuali e futuri contribuenti. Se si dice che il debito implicito è qualcosa che non ha valore, si sta dicendo che si taglieranno le pensioni in futuro”. A riguardo, Boeri ha poi precisato che nel parlare di problemi di equità si riferiva in particolare “alla parte più corposa manovra bilancio: quattordicesima e queste operazioni, che non vanno a tenere conto della situazione economica complessiva delle famiglie”. L’economista ha infatti segnalato che la quattordicesima potrebbe andare anche a chi, in virtù della propria situazione familiare, non si trova in una situazione di disagio. “Bisogna concentrare l’aiuto su persone che sono in situazioni reddituali e patrimoniali di difficoltà: c’è uno strumento per farlo che è il nuovo Isee”, la considerazione espressa in merito dal presidente dell’Inps.
“Insomma – ha spiegato Boeri – l’intervento sulla quattordicesima può premiare persone in famiglie con altre persone con alti redditi o patrimoni ingenti e in Italia c’è invece un problema molto serio di povertà, come ho avuto modo di sottolineare in audizione al Senato. Guardando ai dati sui consumi ha aggiunto – è raddoppiata negli anni della crisi dal 2008. Continuiamo a non intervenire in modo sistematico e per altro la povertà ha un profilo generazionale essendo aumentata nella fascia di età sotto i 65 anni”. ‘E’ stridente il contrasto sull’immediato intervento per recuperare nel 2017 quanto concesso di aumento di pensione nel 2014, che alla fine si tratta di 6,5 euro annui, contro la lentezza di una legge che giace in parlamento da due anni e che dovrebbe prendere provvedimenti contro la poverta”.
Quanto all’Inps, Boeri chiede nuove forze. L’Inps sta perdendo circa 100 dipendenti ogni mese. Abbiamo bisogno, per venire incontro alle richieste e alle domande dei pensionandi, di rafforzare la nostra presenza”, ha detto il presidente dell’Inps chiedendo “al parlamento e al governo di aiutarci, dandoci finalmente la possibilità di assumere”. Boeri ha rimarcato che le novità inserite nell’ultima legge di bilancio, dopo anni di inasprimento dei requisiti per l’accesso alla pensione, portano una “liberalizzazione molto selettiva, che spingerà moltissime persone a chiedere maggiori informazioni per capire se anche loro beneficeranno di questa possibilità”.
A febbraio l’Inps invierà a partire 150.000 buste arancioni ad altrettante persone interessate a un possibile sfruttamento dell’Ape volontaria, l’anticipo della pensione, introdotta dalla legge di bilancio e sulla quale il governo sta preparando i decreti. “L’Ape volontaria è un meccanismo complesso e senza precedenti – ha spiegato – vogliamo evitare scelte improprie, i lavoratori devono essere consapevoli. Abbiamo parlato con i sindacati ed elaborato un kit informativo di carattere divulgativo che è già sul sito dell’Inps e verrà integrato ma mano che i decreti attuativi daranno maggiori dettagli”. La busta arancione verrà inviata a persone con 63 anni compiuti, o che li compiranno entro il 2018, con 20 anni di contributi. “Bisogna fare la scelta più informata possibile” ha proseguito, dando intanto un giudizio positivo sull’Ape sociale, l’indennità assistenziale rivolta a chi ha 63 anni, rientra in alcune categorie e non ha ammortizzatori sociali, uno strumento “che non sarà facile interrompere a fine 2018, bisognerebbe ragionare se darla indipendentemente dal reddito minimo”. “Non c’era in Italia uno strumento di tutela assistenziale per persone in difficoltà – ha detto Stefano Patriarca, consigliere economico della presidenza del Consiglio – si usava il prepensionamento per diminuire l’età della pensione. Chi non fa parte delle categorie indicate può ricorrere all’Ape volontaria, indebitandosi a condizioni di favore”.