23 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Guido Olimpio

Hotel e chiese: uno «schema» abituale. Il bilancio sale a 359 vittime. Cinquantotto le persone detenute perché collegate con gli attentati


Dopo la strage di Pasqua il mosaico investigativo si compone. Gli autori: due gruppi islamici dello Sri Lanka. La rivendicazione: quella dell’Isis. Il movente: una rappresaglia per l’eccidio xenofobo nelle moschee in Nuova Zelanda. Ma è una verità parziale, di un governo che ha sottovalutato gli allarmi, l’ultimo arrivato dall’India a poche ore dagli attentati e che ora cerca di recuperare con spiegazioni non sempre convincenti. Mentre il bilancio è arrivato a 359 vittime. Premier e ministro della Difesa hanno provato a ricostruire la trama con nuovi dettagli. Ad agire, insieme al National Thowheed Jama’ath, un secondo gruppo, poco noto, il Jammiyathul Millathu Ibrahim, tutti parte di una nebulosa jihadista presente dall’India fino alle Maldive. Per le autorità alcuni degli attentatori sarebbero stati in Siria, dunque avrebbero avuto esperienze che hanno permesso loro di costruire ordigni potenti, con esplosivo (pare) di tipo militare, magari un’eredità della guerra civile. Infatti sono deflagrati tutti, tranne uno.
I sospetti autori degli attacchi in Sri Lanka mentre giurano fedeltà al leader dell’Isis Abu Bakr al-Baghdadi. Coordinamento, preparazione e attacchi simultanei danno forza alla tesi del coinvolgimento dello Stato islamico.Ed è stata la fazione stessa a rivendicare il massacro diffondendo un kit media completo. Comunicato con nomi di battaglia e indicazione dei loro bersagli specifici, foto, quindi video dove appaiono 8 presunti uomini-bomba vestiti in modo uguale con una tunica scura che giurano fedeltà ad al Baghdadi. Sette sono mascherati e uno solo a volto scoperto, è Zahran Hashim, presunto capo, personaggio conosciuto per le prese di posizioni pro-Isis e che sarebbe saltato per aria in un albergo. Chi è l’ottavo? Forse l’uomo che avrebbe dovuto agire in un quarto hotel, un’azione abortita (secondo polizia). La Cnn, a sua volta, ha rivelato una circostanza importante. Una soffiata precisa è arrivata a Colombo dopo che in India era stato fermato un estremista: l’uomo aveva confessato di aver addestrato in Sri Lanka proprio Zahran Hashim in vista di un attentato. Un secondo commando – aggiungono ancora fonti indiane – sarebbe pronto ad entrare in azione, a guidarlo Jal al Quital, alias Rilwan Marzag, e coordinato da un congiunto di Hashim, rientrato dal Medio Oriente.
Il documento del Califfato conferma i sospetti dell’intelligence Usa che già lunedì aveva ipotizzato un ruolo da parte del movimento, una valutazione preliminare in attesa di riscontri investigativi. Che riguardano anche l’identità degli esecutori. Alcuni hanno un nome e un cognome, come un piccolo imprenditore, i due figli di un commerciante di spezie – ritenuti centrali nell’operazione – e lo stesso Hashim. Madre e figlie di un kamikaze sono invece morte quando è esplosa una carica nella loro abitazione circondata dagli agenti. Altri membri sono da scoprire. Passaggio importante in quanto aiuta a comprendere l’estensione del network così come il rapporto con la casa madre. Possibile che Isis abbia dato la missione «in appalto» agli estremisti locali, qualcosa di più rispetto alla semplice ispirazione. Se lo Sri Lanka è lontano dai «crociati», i target – hotel e chiese – lo hanno ravvicinato. C’è poi la motivazione. Davvero è stata una vendetta per quanto avvenuto in Nuova Zelanda? Non mancano i dubbi, le medesime fonti ufficiali parlano con toni diversi. Cauti i neozelandesi.
A ragione. È passato solo un mese tra i due eventi, uno spazio temporale ridotto per pianificare un massacro come quello di Pasqua. Inoltre i primi sequestri d’esplosivo risalgono a gennaio, quando hanno scoperto un covo in una fattoria. Di nuovo spetta alle autorità dare contenuti veri alle rivelazioni, a meno che non si tratti di un diversivo. L’esecutivo adesso mette le mani avanti. Teme l’esistenza di altri gruppi, cerca un furgoncino-bomba, non esclude una seconda ondata di attacchi, rafforza i controlli, cerca la collaborazione internazionale, effettua 50 arresti. Tutto quello che avrebbe dovuto fare alla vigilia della festività cristiana.

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