Il candidato sconfitto alle primarie: sono convinto che sull’Ucraina la linea non cambierà
Stefano Bonaccini, la maggior parte dei sondaggisti era convinta che vincesse lei. Sia sincero: si attendeva questo risultato dalle Primarie del Partito democratico?
«Onestamente no. Pur non avendo mai pensato di avere la vittoria in tasca, ero fiducioso di potercela fare. Non sono però pentito di essermi candidato: i tantissimi iscritti ed elettori che mi hanno votato meritavano e meritano di essere rappresentati».
«Sì, sia la sera stessa del voto per farle le mie congratulazioni, sia oggi (ieri per chi legge, ndr)».
Dica la verità, nell’ultimo colloquio avrete parlato dei futuri organigrammi e della possibilità di una gestione unitaria. Se Schlein le offrisse il ruolo di presidente del Pd per ricomporre il partito, accetterebbe?
«Negli ultimi tre mesi ho detto cento volte che se avessi vinto avrei chiesto a lei, a Paola De Micheli e a Gianni Cuperlo di essere al mio fianco, e che se avessi perso mi sarei messo a disposizione della nuova leadership. Quindi ribadisco la mia disponibilità a dare una mano. Non parliamo adesso di incarichi, perché il tema non è Stefano Bonaccini, ma unire e rafforzare il Pd. E credo spetti ad Elly indicare il modo in cui si possa darle una mano».
E come immagina di poter dare una mano alla segretaria?
«Voglio aiutare a tenere unito il partito, rilanciando la sua natura riformista e la sua vocazione di governo. Naturalmente la linea la deve e la può dare solo la segretaria, per il mandato che ha ricevuto dagli elettori. Ma è importante che tutta la comunità del Pd si senta pienamente coinvolta e impegnata: non possiamo più permetterci fratture, lotte intestine, mancanza di solidarietà».
Bonaccini, non ha niente da rimproverarsi rispetto alla campagna elettorale? Guardando indietro, qualche errore commesso, qualche negligenza…
«Mi sono battuto per le idee in cui credo e non ho perso contro un avversario, perché quello è a destra. Spero di non aver deluso chi mi ha sostenuto e votato, questo sì. Certamente abbiamo commesso degli errori , ma ho dato il massimo e la mia coscienza è a posto».
La differenza tra le indicazioni degli iscritti sulla leadership, che hanno scelto lei, e quelle degli elettori che si sono recati ai gazebo e hanno invece preferito Schlein non pone un problema al Pd? Forse dovreste rivedere il vostro statuto?
«Le regole le abbiamo condivise a monte e sarebbe sbagliato contestarle o recriminare dopo il voto. Quindi la vittoria di Elly è chiara. Certo, non era mai capitato che il voto delle Primarie ribaltasse quello degli iscritti, dove ho avuto la maggioranza assoluta, ed è quindi una novità da gestire con intelligenza da parte di tutti, perché la militanza non perda valore. Ma non ho dubbi che Elly vorrà farlo e io farò altrettanto».
Si vede una certa fibrillazione dentro il Partito democratico dopo queste Primarie: c’è chi pensa che il Pd possa virare troppo a sinistra, chi crede che cambi la linea sull’Ucraina. Non teme nuovi addii?
«Dovremo impegnarci tutti perché ciò non avvenga. Partecipare a un percorso condiviso e poi non accettarne l’esito sarebbe sbagliato. Così come è sbagliato e miope auspicare che qualcuno se ne vada o fare spallucce se qualcuno lo fa. Ripeto: servono unità e forza, non contrasti e divisioni. La storia dovrebbe averci insegnato almeno questo».
Bonaccini, la linea del Pd sull’Ucraina secondo lei resterà la stessa che aveva impostato Enrico Letta sotto il governo Draghi oppure cambierà, essendo Elly Schlein più vicina ai movimenti pacifisti?
«Siamo, e sono convinto continueremo a essere, al fianco del popolo ucraino, che è stato aggredito da chi pensava di poter soggiogare impunemente un Paese straniero, in spregio al diritto internazionale. Non ci possono essere dubbi su questo. E chiedere una più forte iniziativa diplomatica da parte dell’Unione europea non mette minimamente in discussione il nostro sostegno all’Ucraina, al fianco dell’Europa e della Nato».
Secondo alcune indiscrezioni la nuova segreteria potrebbe far correre gli esponenti dem più rappresentativi dei territori alle prossime elezioni europee, che per il Pd sono il primo banco di prova importante. E gira voce che lei potrebbe candidarsi per trainare il Pd nella circoscrizione del Nord Est.
«Trovo surreale e anche poco responsabile che a più di un anno da quell’appuntamento si possa discutere adesso di candidature. L’unica cosa che ho detto nelle settimane scorse da candidato alla segreteria, e che ripeto anche adesso, è che il nostro obiettivo dovrà essere quello di diventare il primo partito alle Europee del 2024. E insieme ce la possiamo fare».
In questi mesi il Pd è rimasto in una situazione di stallo a causa del lungo congresso che ha portato alla nuova leadership. A suo giudizio, che cosa dovrebbe fare ora il Partito democratico per marcare con maggiore determinazione il suo ruolo di opposizione?
«Dovrebbe puntare sulla difesa della sanità e delle scuole pubbliche contro i tagli del governo. E mettere al centro la battaglia per il buon lavoro e il contrasto alla precarietà, a cominciare dalla raccolta delle firme per la legge per l’introduzione del salario minimo garantito».