Fonte: La Repubblica
Gli esponenti della lista radicale denunciano “un’interpretazione logicamente surreale e giuridicamente incostituzionale di una norma della legge elettorale” che impedisce di presentare il loro simbolo in collegamento con quello dei democratici. Il Pd: “Nostro sostegno per raccolta firme se c’è accordo politico”
‘+Europa’ correrà da sola alle elezioni politiche del 4 marzo. Salta l’alleanza elettorale tra la formazione di Emma Bonino e il Pd. Proprio oggi è stata ufficializzata la corsa autonoma della lista radicale rispetto al partito di Matteo Renzi, dovuto a quello che +Europa definisce un pasticcio “logicamente surreale e giuridicamente incostituzionale di una norma della legge elettorale. Interpretazione richiesta a gran voce dalle opposizioni del centro-destra e ‘ufficializzata’ dal Viminale”, denunciano in una nota congiunta Emma Bonino, Riccardo Magi, Benedetto Della Vedova, promotori della lista. Pur non opponendosi apertamente ai dem, +Europa presenterà propri nomi per i collegi uninominali. In questa maniera, quindi, distoglierà voti che potenzialmente potrebbero andare ai candidati del Partito Democratico, con il rischio di danneggiarsi reciprocamente invece di sommare le forze.
Proprio per scongiurare questo esito, in serata il Pd ha aperto a un proprio coinvolgimento organizzativo a sostegno della raccolta di firme per la lista radicale: “Per il Pd le porte della collaborazione con la lista +Europa sono sempre aperte”, ha dichiarato il vicesegretario dem Maurizio Martina: “Condividiamo insieme a loro l’urgenza di un nuovo e forte impegno europeista e siamo pronti di conseguenza anche alla leale collaborazione organizzativa, garantendo il nostro lavoro per la raccolta delle firme necessarie per ogni circoscrizione. Il punto vero essenziale è volere lavorare insieme, unendo le nostre forze con un accordo politico”.
“Andare divisi sarebbe un danno per tutti: sia per i radicali, sia per il centrosinistra, dando così un vantaggio gratuito al centrodestra e ai 5Stelle – ha aggiunto Piero Fassino – Per questo non ci si può rassegnare. Anche perche ci sono le condizioni politiche e organizzative per realizzare un’intesa, a partire dall’impegno del Pd e del centrosinistra a sostenere organizzativamente la raccolta delle firme necessarie alla presentazione delle liste radicali in tutte le circoscrizioni”.
LA NOTA DEI RADICALI
“Vale la pena riassumere la questione a beneficio di tutti, per mostrare quanto il funzionamento di una democrazia possa diventare paradossalmente antidemocratico.
La nuova legge elettorale per Camera e Senato prevede (articolo 18-bis del DPR 361/57) che ‘la dichiarazione di presentazione delle liste di candidati per l’attribuzione dei seggi nel collegio plurinominale, con l’indicazione dei candidati della lista nei collegi uninominali compresi nel collegio plurinominale’ debba essere sottoscritta da almeno ‘1.500 e da non più di 2.000 elettori’. Un numero di firme autenticate mostruoso, imposto solo alle liste che non godono di una esenzione legata al collegamento coi gruppi parlamentari del parlamento uscente.
Questo numero – anche grazie alla nostra iniziativa – è stato ridotto a un quarto per questa prima applicazione della nuova legge elettorale, in virtù del fatto che il disegno territoriale dei collegi è stato ufficializzato appena pochi giorni fa (non avremmo potuto iniziare la raccolta firme su collegi non esistenti). Si tratta comunque di un numero elevato: circa 25mila, divise nei 63 collegi plurinominali in cui è divisa l’Italia. Peraltro, il numero di firme ora richiesto è simile a quello del 2012, quando a raccogliere non senza difficoltà furono M5S (quanto protestò Grillo per quell’obbligo…), Scelta Civica, Fermare il declino e la lista di Ingroia. E nel 2012 la raccolta firme era semplificata e più concentrata, perché andava realizzata su 26 circoscrizioni, non su 63 collegi diversi.
Tuttavia, il problema in cui siamo intrappolati non riguarda solo il numero delle firme, ma la disciplina di presentazione delle liste e delle candidature.
Questa norma è stata interpretata dal Viminale nel senso di intendere per ‘dichiarazione di presentazione’ anche i moduli su cui le liste raccolgono le firme e non solo le dichiarazioni con cui le liste depositano le firme raccolte presso gli uffici elettorali circoscrizionali (tra il 35° e il 34° giorno antecedente la data del voto). Questo vuol dire che oggi +Europa, in caso di apparentamento con il centro-sinistra, dovrebbe scrivere sui moduli i nomi dei candidati nei collegi uninominali concordati tra diverse forze politiche, che non esistono, né possono esistere, visto che giuridicamente il collegamento tra le liste non matura prima del 42esimo giorno precedente il voto (cioè il 21 gennaio) e le altre forze politiche, che sono esonerate dall’obbligo di raccolta firme, possono stabilire i candidati comuni nell’imminenza del deposito delle candidature, il 34esimo giorno prima del voto (cioè il 29 gennaio).
Anche con la precedente legge elettorale, dove l’accordo di coalizione non si sostanziava in comuni candidature di collegio, ma in un programma comune e in una comune candidatura alla premiership, le forze politiche avviavano la raccolta firme sulle proprie liste, ma non erano obbligate a scrivere e a comunicare ai sottoscrittori prima della data del deposito delle candidature con chi, a quali condizioni e scegliendo quale capo-coalizione si sarebbe alleate. Insomma, con il Porcellum si raccoglievano le firme senza dire preventivamente agli elettori se la lista sarebbe andata a destra, a sinistra, o da sola, invece oggi si vorrebbe che +Europa raccogliesse le firme divinando, con un mese di anticipo, il nome di 348 candidati uninominali, che ne esistono, né al momento possono esistere!”
“È evidente – continua la nota – che l’indicazione dei candidati nei collegi uninominali di una coalizione dovrebbe avvenire, per tutte le liste coalizzate, secondo i tempi e con le modalità previste per le liste esonerate dalla raccolta firme, cioè in sede di presentazione congiunta da parte dei rappresentanti di tutte le liste della coalizione (articolo 18-bis, comma 1-bis, secondo periodo).
Il Viminale aveva impropriamente suggerito un emendamento nella legge di bilancio, pure non necessario, per risolvere per legge la questione senza il minimo sforzo di interpretazione; ed è paradossale perché questa legge elettorale su molti punti implicherà per l’ambiguità o anche per la vera e propria assenza di norme primarie fondamentali un lavoro ben più complicato e discrezionale di interpretazione.
Il Pd aveva presentato questo emendamento, che è però stato ritirato prima del voto, perché il capogruppo di FI Brunetta si era lamentato di non essere stato informato e aveva minacciato – niente meno – di far saltare il bilancio dello Stato e provocare l’aumento dell’Iva (boom!).
Abbiamo sollevato questa questione di diritto, cioè di piena parità di accesso alle elezioni per le liste che devono raccogliere le firme in tutte le sedi istituzionali e politiche; abbiamo parlato con tutti, spiegato e argomentato. Tutti hanno saputo, tutti hanno capito ma nessuno ha avuto la volontà di scongiurare questo vulnus che aleggerà sulle elezioni e verrà sanato per il futuro solo quando la Consulta se ne occuperà. Le scelte – e le non scelte ancor di più – hanno delle conseguenze. La conseguenza di questa inerzia era per noi nota da tempo e avevamo avvertito che non c’era che una sola soluzione alla questione, cioè assicurare l’unica interpretazione logica e costituzionale possibile.
Oggi +Europa ha dunque di fronte tre strade, ma una sola porta all’effettiva presentazione della lista. Le alternative alla presentazione autonoma sono la non presentazione, o la raccolta firme sulle sole liste per i collegi plurinominali, contro l’interpretazione data dal Viminale. In entrambi i casi, però, gli elettori non troverebbero sulla scheda né il nostro simbolo, né i nostri candidati.
Se dobbiamo raccogliere le firme mettendo da subito i candidati di tutti i collegi uninominali – previsione assurda – non possiamo che mettere nomi tutti ‘nostri’.
Se per il ministero degli interni questa è l’unica possibilità, cioè impedire alle liste che devono raccogliere le firme di apparentarsi con altre liste, non abbiamo alternative.
Pertanto – conclude la nota – l’unico modo di garantire la partecipazione di +Europa, con Emma Bonino alla imminente competizione elettorale è quello di iniziare subito, nei prossimi giorni, la raccolta delle firme dei cittadini per una presentazione autonoma della lista”.